MIA 14 I » —— a DI EDI: » Sr Ù PD I ss “= Y vm ta >> > = i Da SD d DOD - i > — SS >: DD» > , fi sn x ì “x AI Ian SAR A x da A i Fan. Sb TRAI i ’ x BULLETTINO” DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA BULLETTINO a) SOCIETA MALACOLOGICA ITALIANA è Sl __r«-} Il suo ultimo anfratto è cerchiato da 3 cordoni, poco rilevati, quasi piani, un poco più scuri del rimanente della conchiglia che non presenta d'altronde niente di speciale nella tinta generale, che è di color giallastro pallido con delle fliammule longitudinali più marcate presso la sutura. Péron e Lesueur la riportarono nel 1803 dal loro viaggio alle Terre Australi, ma non si sà esattamente ove venne rinvenuta. Oltre l’ esemplare tipico di cui ho parlato ve ne è un altro sotto la tavoletta del quale è scritto: « S. crenulata Quoy non Lamk.» Quale sia la differenza che loro ha valuta questa 0s- servazione, non sono giunta a comprenderlo ! Andando da Parigi a Londra visitai naturalmente, e parec- chie volte, il British Museum. Là pure trofai la S. crenulata Lamk. ma sotto il nome di S. canaliculata Spengler. Tre esem- plari in assai cattivo stato, e provenienti dall’ Australia. Il British Museum possiede 6 specie di Struthiolaria, cioè: GIGAS SoweRBY (2 esemplari). PAPILLOSA Gray (è la papulosa Martyn). . vermis Marrvyn. INECCE CH n ww . CANALICULATA SPENGLER (è la crenulata Lamk). 5. S. mrasiLis Swra. È una nuova specie proveniente dalle I. Kerguelen, raccolta in circa 50 esemplari dalla spedizione del Challenger. L’ esemplare del British è rotto, 1 apertura in- completa. Si direbbe che questa specie particolarmente fragile e sottile, rappresenta un giovane individuo di Buccinum del gruppo dell’undatum. M. Smith, autore della specie, mi spiegò che aveva avuti fra mano esemplari adulti e completi di questa conchiglia, che d’altronde la forma ungulata dell’operculo non può lasciare in dubbio sul posto che deve genericamente occupare. 6. S. scururata MartyNn. O piuttosto, Pelicaria scutulata Martyn. Perchè a cagione del deposito vitreo che circonda e ricuopre i suoi anfratti presso la sutura, questa specie è stata smembrata dal genere Struthiolaria, e Gray ha creato per lei il genere Pelicaria, del quale è sin qui il solo rappresentante. SE La determinazione della S. crenulata Lamk. iscritta al Bri- tish Museum S. canaliculata Spengler, mi obbligava necessa- riamente a nuove ricerche, a nuovi confronti. Ed io mi ero proposta di profittare, al mio ritorno a Parigi, del tempo che avrei avuto disponibile onde effettuarli. Sapevo infatti che l’opera Gi Spengler è rara, e contavo trovarla alla biblioteca del Giar- dino delle Piante, ove mi sarebbe stato facile seguire le mie indagini. Disgraziatamente, cause estranee alla mia volontà, mi impedirono di effettuare il mio piano; e in seguito la biblioteca era chiusa a cagione delle vacanze. Talchè dovei partire da Parigi senza ultimare il mio studio. Devo al mio buon amico il D." P. Fischer di poter ora aggiungere le indicazioni necessarie per terminare questo articolo. Infatti egli si è gentilmente incaricato di riprendere le mie in- dagini, e mi comunica, che in una raccolta intitolata « Der Naturforscher » settima parte (o fascicolo) 1782 Halle pag. 24-31. TL. Spengler ha pubblicato un articolo sopra alcune conchiglie rare del mare del sud. Queste conchiglie sono due Struthiolarie, la prima è la specie grande comune (S. papulosa Martyn.) che è rappresentata a Tav. 2, Fig. A. B. La seconda che non de- siona altrimenti che sotto il titolo di seconda o piccola specie è riprodotta nella stessa Tavola Fig. C. D. « bdildet die 2weite oder kleiner gattung. » Questa seconda specie è la nostra &, cre- nulata e la sua sutura crenulata è molto evidente. Il D Fischer aggiunge che Spengler non dà nessun nome latino nè generico alle sue conchiglie, che però descrive in te- desco con gran cura, e le sue figure colorite sono perfettamente eseguite. Da quanto precede sembrami potersi stabilire che il nome di S. crenulata è quello che devesi adottare per questa specie, almeno fintantochè non venga spiegato il perchè al British Mu- seum è altrimenti designata, o si trovi che in altra opera Spen- gler abbia, secondo le regole della nomenclatura, realmente imposto il nome di S. canaliculata a questa conchiglia, Prima di terminare questo articolo aggiungerò che esiste una — 53 — piccola monografia, o piuttosto un catalogo del gonere Struthio- laria, nel « Catalogue of the Mavine Mollusca of New Zeeland, «+ With diagnoses of the species, by IFrederick Wollaston Hutton « F. G. S. C. M. Z. S. » pubblicato a Wellington nel 1873, e comparso in Europa solo al principio del 1877. Questo cata- logo però non è che una specie di copia delle opere di Sowerby e di Reeve, pet conseguenza la sinonimia vi è assai trascurata ed incorretta. In esso la S. crenulata Lamk. è considerata come sinonimo della 5. vermis Martyn. Con l’aggiunta di queste note supplementarie credo di aver ora terminato il mio studio critico sopra le specie di questo ge- — nere interessante. # Novoli, 10 ottobre 1877. USAI (YODA sub CIRROPFERON SEWMILONARE sars. e dci nuovo sottogenere MONOPHORUS. INI (OVIDA DI GIUSEPPE GRANATA GRILLO Dopo aver studiata la fauna del mare di Messina, intorno alla quale in sostanza si aggirano le precedenti mie pubblica- zioni, ho cominciato degli studii su quella del Golfo di Napoli (per cui occupo uno dei tavoli italiani di questa Stazione Zoolo- gica), dei quali darò poi un esatto ed esteso ragguaglio, propo- nendomi per ora soltanto di accennare alla definizione del mio nuovo sottogenere Monophorus, di cui parlai nel mio ultimo lavoro: Description de quelques espèces nouvelles ou peu connues, — Napoli, 1877 — ed alla scoperta di un genere nuovo pel Mediterraneo, genere trovato per la prima volta da M. Sars nei mari di Norvegia, il 1835 ('). Nè deve parer strana cosiffatta scoperta, dappoichè essendo il Cirropteron un genere eminentemente pelasgico e superficiale, quantunque come tale abbia a sopportare più facilmente le im- pressioni delle variazioni di temperatura, pure è a sufficienza capace di essere trasportato da un luogo ad un altro lontanis- simo, per effetto delle correnti. Ù perciò, credo io, che degli animali pelasgici in genere, trovasi una fauna dapertutto unifor- me, esclusi soltanto quei luoghi, che, per conformazione loro (1) Vedi Sars M. 5: Beskrivelser 0g Jagttagelser over mogle inverklige eller nye i habet ver den Bergenske Kyst lebenade Dyr — Bergen, 1855. Te) La Ta. Ji ia) particolare, non vengono direttamente ad essere attraversati dalle correnti. Così spiego la grande abbondanza in Pteropodi, Ete- ropodi, Ctenophori ed altri animali natanti nello stretto di Mes- sina, così dovrebbe spiegarsi pure la presenza di questo nuovo genere conosciuto dapprima, solo nei paraggi settentrionali del- l’ Europa, mentre oggi è comune nel Mediterraneo. Solo che la sua forma fa dubitare a prima giunta del suo stato e della classe di Molluschi a cui fa bisogno riferirlo, men- tre Sars stesso ha notato dal principio, che è da considerarsi come un quid d’ intermedio tra i Pteropodi ed i Gasteropodi, quantunque vi sieno più ragioni per riferirlo a questi. Adat- tandomi alla forma esterna della conchiglia, quella dei Pteropodi (Limacina) come sarebbero i Spirialis, che più si avvicinano, oltrechè sarebbero sinistrorsi, la loro conchiglia è fragilissima, spesso incolora e sempre rostrata alla base, mai canaliculata perfettamente, come potrebb’ essere quella dei Murex, Bucci- num, ecc. La forma dell’ animale mi fa restar dubbioso, come dissi dapprincipio, e quella delle ali si avvicina moltissimo all’Atlanta Peronii, Lesueur, giovane, solo che in quest’ ultima son quattro invece di due. La presenza di un piede ben distinto ed analogo a quello di varii Gasteropodi, come potrebbero essere le Archi- tectoma ed altri, un capo distinto con una proboscide brevissima e con due tentacoli alla cui base sono situati gli occhi, anche nella mia incertezza mi fan credere probabilmente ad un Gaste- ropodo, anzichè ad un Pteropodo. HKcco la diagnosi dello stesso autore : Gen. Girropteron, Sars. l. c. pag. 77; tav. 14, fig. 38 e tav. 15, fig. 39. Corpus ventre complanato, postice attenuato ; alis 2 membra- naceis, cirris natatoriis ornatis. Caput tentaculis 2 oculisque ad radices eorum. Cauda spiraliter contorta, in testam spiralem te- nuissimam anfractibus prominentibus recepta. Sars. — 56 — L’ autore, nel suo articolo su questo genere, descrive due specie molto ben distinte, ma di cui probabilmente la seconda, C. ovale, Sars, è la larva di qualche gasteropodo per la forma anche delle sue ali e per lo assieme dei caratteri. La prima, è descritta con molta cura, ma vi mancano molte particolari indicazioni, dipendenti probabilmente dalla mancanza di un buon microscopio. A questo io ho cercato di supplire per dare una esatta idea dell’ animale in parola, unendo alla presente nota una serie di figure. Girropteron semilunare, SARs. Tav. II, fig. 6. Alis semilunaribus. To ho ottenuto questo animale in punti non molto discosti dalla riva mediante una rete finissima che può funzionare a diverse profondità. Sars lo trovò anche pelasgico nel mese di ottobre presso Florde e proprio alla superficie dell’ acqua; nel Mediterraneo invece trovasi verso i primi di giugno, non aven- done potuto dopo quell’ epoca rinvenire di più, e non tanto alla superficie: la profondità in cui lo trovai è di 15 metri circa. Il risultato delle pesche vien portato in bicchieri con acqua, dove si vedono nuotare questi Cirropteron, distinguibili molto facilmente per la forma stellare che hanno: fig. 3. Essi stanno sempre colla testa rivolta in su e colla conchiglia rivolta in basso, come ha notato io stesso Sars e nuotano mediante il moto complessivo delle ali e dei cirri, di cui esse sono ornate; e con molta velocità, dimodochè nei nostri acquarii, che non offrono bastanti dimensioni, dopo qualche giorno se ne muoiono. In una sola volta ne trovai 18 esemplari, quasi tutti di una grandezza. * Esaminato al microscopio con un ingrandimento di 180 volte il diametro, l’animale del Cirropteron, risulta formato da due ali a forma di mezzaluna, membranacce e trasparenti, le quali LS si saldano al corpo immediatamente presso il capo. I cigli che ornano il contorno e mobilissimi, sono saldati presso al margine in unica linea ad esso concentrica, fig. 1. Nello assieme scorgonsi anche le ramificazioni del sistema nervoso che partendo da unico centro, son quattro per tutti i quattro lembi delle due ali. Concentrica anche al margine si osserva un’altra linea, sottile, che alle quattro estremità finisce in altrettanti punti neri, visi- bili anche ad occhio nudo. Il piede poco spesso è, fig. 2, alla base di forma ovale allungata, ristretto in un punto e bifido nella estremità anteriore. La testa, quasi sferica ha una probo- scide poco sviluppata e due tentacoli, che portano gli occhi alla loro base. L° animale poi che può essere benissimo contenuto dalla conchiglia, ha un colore bianco spore@ uniforme ed è irri- tabilissimo. La conchiglia, fig. 4, di forma quasi sferica è formata da tre evoluzioni globose, di cui 1’ ultima occupa presso a poco tutta la grandezza della conchiglia, ed è ornata solo presso la bocca da visibili linee irregolari di accrescimento. Bocca di forma semicircolare, peristoma discontinuo. La conchiglia è fornita da un canale che esaminato accuratamente al microscopio (ingr. 260 diam.) presenta una scultura, fig. 5, punteggiata ed ai punti più grandi sono interposti punti dello stesso colore piccolissimi. Il colore generale è giallo scuro. Collo stesso metodo di pesca ho rinvenuto, alla stessa pro- fondità quasi, due esemplari giovani di un gasteropodo, fig. 6, il quale per i caratteri qui appresso segnati, mostra di appar- tenere alle Cerithiadae. L'animale non ho potuto disegnarlo, perchè durante le mie osservazioni esso era vivo e sfuggiva spesso o se non altro can- giava la sua posizione sotto il campo del mio microscopio. Ciò nondimeno ho osservato che sotto la testa, l’animale era fornito di due ali: una più grande a destra ed una molto piccola a IRAQ sinistra; entrambe ornate da cigli disposti attorno al margine un po’ più in dentro; i tentacoli erano conici e cogli occhi alla loro base un po’ rigonfia ; piede cilindrico; opercolo corneo con strie spirali; colorito bianco. L'animale nuota come nella specie precedente. La conchiglia sinistrorsa è costituita da 5 evoluzioni molto rigonfie, delle quali la prima e la seconda punteggiate, le altre ornate da costole longitudinali clatrate da cingoli spirali. Essa finisce con un canale un po’ flessuoso, come flessuoso è anche il peristoma, che chiude una bocca quadrilatera. Il colorito è giallo scuro. Lunghezza, appena */ di millimetro. Esaminando l’ apice di una 7riphoris perversa, L. purchè sia ben conservato, si vede com’ esso sia identico alla specie or ora esaminata. Qui cade acconcio di fare un’ osservazione sulla specie di Lin- neo, riguardo al genere a cui riferirla. Ed invero, sta il fatto che le conchiglie dei mari caldi e fossili del Bacino di Parigi, che Deshayes riferisce al gen. Triphoris, hanno il canale alla base bre- ve non solo, ma ripiegato talmente da costituire presso a poco tre fori, d'onde quel nome. La specie che si trova nel Mediterraneo non ha questo carattere, Lamarck stesso dice: — Hist. des anim. sans vert., Ed. 3.8, Vol. 3.°, pag. 608 (1839) — che il Cerithium perversum è un C. testa contraria, cylindraceo-subulata, gracili, transversim striato-maculosa, pallide rufa; anfractibus planulatis tristriatis; ultimi anfractus basi plano concava; canale recto prominulo. E come questa specie, ce ne sono anche altre che pre- sentano un canale senza piegature e che quindi devono riunirsi tutte in un unico gruppo, dipendente sempre dalle Zriphoris e che io chiamo Monophorus. Fin dal 18453, Hinds, nella Description of new Shells from the Collection to Cap. Belcher — Ann. and Mag. of. Nat. hist. Vol. XI. — dopo di avere descritto il genere secondo le vedute di Deshayes, che lo stabili sopra esemplari fossili, distingue i se- guenti tre sottogeneri; — 59 — 1.° Ino: Testa cylindracea, elongata, acuminata ; 2.° Sychar: Testa elongata, anfractus rotundati, apex ma- millaris ; 3.° Mastonia : Testa acuminata, circa mediam tumida. Però questa divisione, quantunque abbracciata da Lovén nel- l’Index Mollus. lit. Scand. occ. hab. p. 21 (1846) non è adottabile, appunto perchè fondata sui caratteri di forma della conchiglia, che è variabilissima e sonvi esemplari della specie del Mediterraneo, acuminati, ma variabilmente rigonfi in mezzo, fino ad essere per- fettamente conici. Il carattere più valevole per questa divisione, secondo me, potrebb’ essere quello della piegatura del canale, che deve necessariamente ammettere una variazione nella conforma- zione dell’ animale. La Triphoris Grayti, Hinds, del Mediterraneo, giudicando della diagnosi, sarebbe secondo me la stessa di quella di Linneo. Becone la diagnosi: I. c. p. 16. T. testa ovali; anfractibus decem, superioribus biseriatim granulosis moniliferis; duabis inferioribus triseriatim, serie media minima. Ed ora che ho citato una nuova specie da aggiungere alla g sinonimia, mi conviene parlare di una specie del Massachusset, descritta da G. B. Adams in the Osserv. on some sp. of the mar. shells of Massach. — Boston Journ. of Nat. hist. (1858-39) vol. 2, tav. IV, fig. 11. — Questa specie che vive assieme al Cerithium reticulatum, Totten ed al Buccinum sublunatum, Say, è citata e figurata anche in Gould. — Rep. on the inv. of Mass. (1871) p. 323, f. 592. — e probabilmente, a giudicare dalle figure e dalle diagnosi dovrebbe ritenersi come identica alla specie di Linneo. Essa è il Cerithium nigrocinctum, G. B. Apaxs. C. testa parvula, conico-cylindracea, granulosa, nigro-rubra; De (VE anfractibus tredecim, sinistrorsis, volventibus; spira elongata, acuta; sutura subduplicata ; apertura subelliptica, parva; cauda recurvata. Napoli, Stazione Zoologica, agosto 1877. Spiegazione delle figure Fig. 1.8 Animale del Cirropteron semilunare ingr. « 2.2 Figura della base del piede. 3. Aspetto e grandezza naturale della specie. 4.8 Conchiglia. 5.2 Canale ingrandito 260 volte. 6.* Stato giovanissimo del Triphoris (Monophorus) perversus L. Sulla VENUS JOENIA, n. sp. NOTA dei Sigg. CAV. LUIGI BENOI® e GIUSEPPE CRANATA GRILLO muss rr Venus Joenia, Benoit e Granata, SINONIMIA. 1838. V. Discina, R. A. Philippi: Enuîm. Moll. Sic. vol. I, pag. 47 (foss.) 1844. V. Casina, R. A. Philippi: I. c., vol. II, pag. 33. 1867. V. Cygnus (Lk.) H, C. Weinkauff: Die Conch. des Mittel. pag. 107. 1870. V. Cygnus (Lk.) Aradas e Benoit: Cat. delle Conch. Sic. pag. 57, Tav. JI, fig. prima, a — d. 1875. V. Casina, var. prima, Monterosato : Nuova Riv., pas: de, ne 179, 1877. V. Kusterucii (Payraudeau) Monterosato: Conch. foss. M. Pelleg. e Fic. pag. 6. -- Boll. R. Comit. n. 1.° e 2,° V. testa oblique cordata, valde inaequilatera, alba, vel radtis roseîs aut vinaceis picta; latere antico lato et rotundato, postico brevi, atque angulato ; transverse lamellosa ; lamellis confertis, inacquidistantibus, postice erectis, magis prominentibus antice de- pressis subobtusis, superne tenuioribus, inferne refleris et cum in- terstittis laevibus nec longitudinaliter striatis; rostris fere arcuatis. Dopochè avremo bene assodati i caratteri della Venus Ca- sina, L., faremo risaltare le differenze fra questa e la nostra specie, dimostrando contemporaneamente che la V. Rusteruedi, Payr. è un giovine della specie di Linneo: ecco quello che ci proponiamo. lai ODE La sinonimia riportata nel catalogo delle Conchiglie marine della Sicilia di Aradas e Benoit, a pag. 57, della V. Cygnus, Lk., manca di ogni esattezza, poichè a torto la specie siciliana era identificata a quella accennata, che è esotica. La V. Joenia proviene principalmente da Catania e da Aci Trezza; trovasi pure nei mari di Palermo, ed in quelli di Napoli, ma sempre in piccoli esemplari. Gli esemplari di Aci Castello furono rinvenuti dal Ch. D." Aradas e da lui comunicati al D Philippi, che li riferì poi alla V. Casina di Linneo. — Enum. Moll. Sic. vol. IL pag. 33. — Riteniamo impossibile questa identificazione poichè il Philippi nelle sue osservazioni dichiara che la V. Casina, L. ha: interstitia ac lacvissima nec longitudinaliter striata. Nella collezione del cav. Benoit si conserva un esemplare tipico della V. Casina, L., proveniente dai mari d° Inghilterra e spedito dal sig. J. G. Jeffreys. Questo esemplare — Vedi ca- talogo citato dei sigg. Aradas e Benoit, Tav. III fig. prima a, b — è molto depresso invero, ha le lamine molto discoste, relativamente alla nostra specie, l’una dall’ altra non solo, ma ha gl interstizii ornati da fasce poco rilevate, arrotondate, va- riabili del tutto, mancanti perfino in certi interstizii. La forma generale .della conchiglia è quasi circolare. Un esemplare della V. Casina, che trovasi anche nella col- lezione di Benoit, spedito dal D." Tiberi e proveniente dai fondi coralligeni di Corsica, presso al Capo S. Bonifacio, mentre con- serva i caratteri suaccennati del tipo, ne differisce per la forma, assai rigonfia. — Vedi opera citata, Tav. II, fig. seconda a, b. — La V. Joenia è comunissima in Catania, la V. Casina è rarissima ed un esemplare di quest’ ultima che conservasi pure nella collezione Benoit, offre gli stessi caratteri di quello che proviene dalla Corsica, anche in riguardo al colore, che in en- trambe è fulvo. — Vedi opera citata, Tav. II, fig. terza a, d. — L’ esemplare tipico dei mari del Nord è perfettamente latteo. Saremmo quindi di parere che la V. Casina tipica non fosse affatto ritenuta come specie siciliana vivente, invece crederemmo ot99) — che la nostra ne fosse una varietà. Le var. Corsicana e Siciliana del catalogo di Aradas e Bonoit, pag. 653, dovrebbero identifi- carsi e stare unicamente sotto la denominazione di V. Casina, L. var. globosa : nome, che apparisce per la prima volta nella Nuova Rivista del Monterosato p. 16, n.° 179 — 1875. Entrando direttamente poi nel campo della scultura, la V. Casina, come risulta e dall’ esemplare tipico e dagli altri delle differenti località che abbiamo sott'occhio, è ornata da certe linee longitudinali compattissime, che si estendono tanto sulle laminette, quanto negl’interstizii. Queste lince visibili solo col- l’aiuto di una buona lente, sono decussate da sottili linee di ac-. crescimento. Tale scultura non è visibile vicino agli uncini e que- sti sono poco ricurvi relativamente alla nostra specie, fatto questo che dà alla lunola della V. Joenia una forma alquanto differente. Dopo di avere così minutamente discusso sulla V. Casina, rileveremo i caratteri che ne allontanano la V. Joenia. Oltrechè le laminette sono più compatte e verso il margine quasi addos- sate l’ una sull’ altra, conservano sempre molta vicinanza anche presso gli uncini, che, come accennammo più avanti, sono molto più ricurvi. La scultura di cui facemmo parola non esiste affatto nella nostra specie, come anche viene affermato dallo stesso Philippi. Or ci sia permesso di trascrivere la diagnosi della V. ftu- steructi, tratta dallo stesso Payraudeau: Mollus. de Corse pag. 22, Tav. I, fig. 25 a 28 — 1826 — Testa subrotundata, compressa, alboflavescente ; costis transversis lamellosis, elevatis, remotis ; margine ‘interiori tenuiter dentato, 9, 10 lineas lata. Noi non daremo nessuna importanza nè alle dimensioni della lunola, nè a quelle dell’area, giacchè per quanto avessimo po- tuto osservare, esse variano colla gonfiezza degli esemplari. A quest’ ultimo carattere non daremo nemmeno importanza spe- cialmente riguardo alla nostra specie, perchè, da qualunque località provengano gli esemplari, essi sono più o meno rigonfi, anche ne’ diversi gradi del loro sviluppo; ma non giungono mai, anche i giovani a confondersi colla V. Rusterucè, Payr., come CAMINETTI vorrebbe il Monterosato nel suo Cat. delle Conch. di M. Pell. e Ficaraz. p. 6 — 1877 e come lo stesso autore avea supposto fin dal 1875 nelle Poche Note di Conch. Medit. p. 10, n.° 52. E lasciando da parte la maggiore o minore depressione delle valve, che come dicemmo è assai variabile, la V. usterucùi, Payr. ci presenta delle lamine assai discoste, come potrebbero esser quelle della V. Casina, mentre mancano affatto le linee longitudinali, come nella nostra specie, ed è qui utile il fare notare, come la V. Joenia offra negli uncini una serie di linee trasversali poco rilevate e compatte, destinate poi a divenire lamine, linee però che nella V. Casina anche negli uncini con- servano una distanza sensibilmente più grande. — Un fatto anche importantissimo è che tanto la V. Casina tipo, quanto la var. globosa non conservano fino agli uncini quelle linee lon- gitudinali caratteristiche; quindi, a noi pare più probabile che la V. Rusterucii sia il pullus della V. Casina anche perchè queste specie vennero trovate insieme in Corsica, dove “manca affatto la V. Joenia. I caratteri poi di subrotundata, compressa ed alboflavescente non sono della nostra specie. Crediamo dunque di poter conchiudere: 1.° che la V. Rusterucii, quantunque indeterminata dalla diagnosi del Payraudeau, si deve ritenere come il giovine stato della V. Casina ; 2.° che la V. Cygnus (Lk.) Aradas e Benoit del Catalogo, deve ritenersi come specie distinta e noi la chiameremo V. Joe- nia, in omaggio a Gioeni illustre naturalista Catanese. Osser- veremo qui come le figure date nel mentovato catalogo non meritano più valore intrinseco, mancando in esse la indicazione della scultura, tanto valevole; solo per la indicazione della forma quelle figure possono interessare e per questo solo le intendiamo conservate: Vedi Tav. III. Vogliamo sperare che dopo questa serie di osservazioni la nostra specie debba meritare l’ accoglienza de’ Conchiologi. Messina, 15 gennaio 1878. Una nuova forma di CLAUSILIA Il signor Clessin di Regensburg in Baviera, ha pubblicato recentemente nel Jahrbiicher della società Malacologica tedesca, come nuova specie una Clausilia vivente nell’ Umbria, al quale io l’avea comunicata col nome di CI. laminata Mtg., var. Corto- nensis. m. intitolandola cortesemente col mio nome. Come esi- gerebbero le norme immutabilmente stabilite dalla scienza, egli non ha dato di questa Clausilia la solita diagnosi latina, ma invece ha pubblicato una lunga e minutissima descrizione, che qui sotto liberamente traduco, per far meglio conoscere ed ap- prezzare questa nuova forma, che viene ad accrescere la nostra fauna malacologica. Sarebbe stato desiderabile che 1’ autore avesse corredata la sua pubblicazione con qualche figura tanto della nuova forma, che della C7. laminata per farne risaltare i caratteri differenziali, tuttavia io spero che l’ esatta descrizione fatta da quel valente malacologo, sia sufficiente a farli facil- mente apprezzare. Clausilia Adami — nov. sp. (Claus. laminata, var. Cortonensis. Adami in litt.) « Conchiglia di mediocre grandezza, fessura umbellicale stretta, fusiforme, ventricosa, di color corneo-bruno, lucente, « irregolarmente e sottilmente striata; apice ottuso, alquanto « conico; anfratti 12-14 lentamente crescenti; i due o tre primi « quasi cilindrici, i seguenti dapprima assai lentamente crescenti, Bull. della Soc. Mal. It. Vol, III. ò SGAE si dilatano poscia dal decimo in su così rapidamente, che i tre ultimi hanno una lunghezza alquanto maggiore della metà dell'intera conchiglia; l’ ultimo che ne è quasi la quarta parte, è un poco rigonfio alla cervice, chiaramente striato sulla superficie posteriore: sutura poco profonda e quasi lineare: apertura obliqua piriforme, peristoma bianco, continuo (alquanto rivoltato in fuori): lamella superiore breve, acuta, molto alta, (raggiunge îl peristoma) disgiunta dalla lamella spirale, circa 1° distante sull’ origine della medesima, volgente in basso e quasi nel mezzo fra questa e la lamella inferiore, e più breve di questa: lamella spirale mediocremente lunga ed avanzata; lamella inferiore poco flessuosa, molto sviluppata nell’ uscire all’ apertura. Pliche palatali 5. La prima superiore lunga, s’ allontana internamente alquanto dalla sutura, la seconda e la terza più brevi (molto più brevi) dividono quasi egualmente lo spazio fra la prima e la quarta; la terza quasi parallela alla prima, la seconda inclinata internamente verso questa, la quarta il doppio più grossa delle altre, ed un poco inclinata verso la sutura, la quinta sottile, parallela alla quarta trovasi fra questa e la lamella spirale; la quarta plica tocca l’estesa curvatura del Clausilio ; la quinta, che nella Clausilia laminata è assai leggermente segnata, impedisce lo spostarsi di esso verso la columella. Clausilio con estesa ed assai ricurva lama canaliforme, (incastra nella quarta plica) termina con una stretta ed ottusa punta: pedicolo assai ritorto; passaggio dalla lama al pedicolo assai lento: non esiste alcun callo palatale. Lung. 17": Diam. 4,3": Hab. Cortona ». L'autore osserva quindi che questa forma assai prossima alla CI. laminata, differisce da questa specialmente pei caratteri del- l’ apertura, e sopratutto pel Clausilio che è affatto diverso, per la mancanza di callosità palatali, e per la quinta plica che nella nuova specie è molto pronunciata mentre nella CI. laminata o manca affatto, o vi è appena rudimentale. La conchiglia è sempre più grande, più panciuta e cell’apice meno conico, ed inoltre porta nel mezzo del palato incastrata una breve plica, che nella CI. RESdT1, (Open laminata manca sempre. Questa interessante Clausilia venne raccolta in gran numero d’ esemplari a Cortona ed in qualche altra località dell’ Umbria dal signor cav. Ing. Molteni, che con incessanti e diligenti ricerche esplora quella regione. Oltre questa nuova forma, nel copioso materiale che egli mi ha favorito, ho già riconosciute alcune altre nuove specie e varietà, che spero in breve poter pubblicare, se altri cultori di questi ameni studi, ai quali non mancano tempo e maggiori cognizioni delle mie, non lo faranno prima di me. Questa Clausilia avrebbe dovuto portare il nome dell’egregio cav. Molteni che primo la scoperse, e mentre io son grato al dotto malacologo sig. Clessin dell’onorevole omaggio che volle farmi, devo dichiarare che non fui in tempo difarne eseguire la correzione, avendo saputo contemporaneamente da lui stesso la pubblicazione della nuova specie, e la cortesia usatami d’averla intitolata col mio nome. Non è mio costume approfittare delle scoperte altrui, e spero che il sig. cav. Molteni vorrà apprezzare la mia franca e doverosa dichiarazione. (‘) Verona, novembre 1877. G. B. ADAMI. (*) Kiisrer, secondo un avviso che ebbi dalla Germania, avrebbe già da tempo descritta questa specie col nome di Cl. incisa. LETTERA DIRETTA AL SEGRETARIO DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ILALIANA LR Gentilissimo Signore Novoli 6 novembre 1877. Nello studiare le conchiglie terrestri e fluviatili raccolte nel- l’estate decorsa in Calabria dai signori D." G. Cavanna e C. Caroti, mi è occorso di fare una costatazione che credo riuscirà di particolare interesse per alcuni, almeno, dei lettori del Bul- lettino della società Malacologica italiana, ai quali non sarà di- scaro, sembrami, di ricevere questa comunicazione qualche tempo prima ; senza aspettare cioè la pubblicazione della Fauna di Ca- labria che sto preparando. Dimodochè quando Ella giudichi utile e conveniente io la autorizzo a pubblicare queste mie osserva- zioni nel modo che crederà più opportuno. Nel 1872 Vol. 5.° del Bullettino Malacol. ital. il D.' Tiberi pubblicava un articolo intitolato: « Note addizionali all'articolo del sig. Ed. V. Martens », ove a pag. 22 parlando della Clau- silia Orsiniana Villa diceva e assicurava che essa è specie perfettamente distinta dalla CI. candidescens Ziegler. Nel parlare quindi delle diverse stazioni di questa specie, la diceva prove- niente dal Monte Corona (Sibilla) nel Piceno, e dal Monte di Tiriolo in Calabria. Il capitano Adami a sua volta, nel catalogo dei Molluschi terrestri e fluviatili della provincia di Catanzaro in Calabria, (1873) fe (f 1. go assicurava e sosteneva a pag. 15 che malgrado che il D.' Tiberi ritenga la CI. candidescens var y come la Clausilia Orsiniana Villa, egli non esita a dichiarare che la Clausilia Calabrese di cui trattasi, non è nè la candidescens Ziegler, nè Vl Orsiniana Villa, ma bensì la specie di Kiister CI. punctulata ; la quale specie venne appunto raccolta da Philippi sul Monte di Tiriolo, e da lui comunicata a Kiister che con tal nome la pubblicò nel Martini e Chemnitz seconda Ediz. Tav. 3 Fig. 22. 23. Ora dunque dal paragone il più minuziosamente scrupoloso dei due tipi; dagli esemplari cioè che devo alla gentilezza del capitano Adami, provenienti dal Monte di Tiriolo, col nome di CI. pun- ctulata Kiister, con quelli comprati dai fratelli Villa, raccolti nel Piceno, ricevuti col nome di CI. Orsiniatta Villa, resulta indubitatamente che si tratta in ambedue i casì di una sola, unica, identica specie, che non sarebbe possibile distinguere nemmeno come semplice varietà locale! Che perciò tanto gli esemplari che si trovano nel Piceno quanto quelli che si raccolgono in Calabria, devono tutti por- tare il nome di CI. punctulata Kiister, e la CI. Orsiniana Villa, che è specie manoscritta, che non è stata figurata nè descritta, e che perciò non ha data di pubblicazione, deve passare in sinonimia. Il D.' Tiberi e il capitano Adami avevano adunque ambedue torto e ragione a vicenda, poichè si trattava sempre della me- desima specie che ognuno chiamava in diverso modo ! è però strano che nessuno dei due si sia dubitato di questa identità. Ma qui non finiscono le mie rimarche; perchè anzi la più interessante la lascio per la seconda parte del ragionamento. Essendomi convinta della identità delle due Clausilie, era naturale che mi mettessi a sfogliar libri per rendermi conto dell’opinione dei diversi autori sopra il valore di queste così dette due specie. Costatai infatti che le idee di Pfeiffer erano in proposito assai vaghe ed incerte. Il D.° Kobelt nel suo Catalog der im europdischen Fau- nengebiete lebenden Binnenconchylien (1871) le ha invece molto SOON positive, non per questo che sieno più esatte. Anzi tutt’ altro. Il D Kobelt infatti non si contenta di ammettere le due come specie distinte, ma trova il modo di distribuirle in due diversi gruppi. Egli pone cioè la CI. Orsiniana Villa, che dice degli Abruzzi, ciò che è inesatto come osserva Tiberi loc. cit., nel gruppo delle Mepora, H. e A. Adams, pag. 40, e la CI. pun- ctulata Kiister, nel gruppo PapiLLirera Hartm pag. 42. Per qual ragione quest’ ultima specie che non ha nemmen l’ ombra di suture papillifere, lo che non avendo esemplari di questa specie, si può facilmente costatare dall’ esame della figura che ne dà Kiister, sia stata da esso posta in questo gruppo io ri- nunzio a cercar di spiegarlo, e mi limito ad osservare e rimar- care il fatto. La CI. punctulata Kiister pei suoi caratteri naturali, è una Mepora, deve perciò in una classificazione metodica esser iscritta in questo gruppo, e la CI. Orsiniana Villa deve esser tolta dai cataloghi, e riunita qual assoluto sinonimio alla CH. punctulata Kiister. M. PauLucci. DESCRIZIONE DI NUOVE SPECIE DI MOLLUSCHI PLIOCENICI ITALIANI DI CARLO DE STEFANI LOD ODI Loripes Savii De Stefani, Tav. IV. Fig. 1. Lucina leucoma Turt. (miocenica) Mich. De Stefani; Molluschi continentali fino ad ora notati in Italia nei terreni pliocenici (Atti Soc. Tosc. Scienze nat. Vol. II. pag. 142) 1876. Lucina Savi sp. n. De Stefani; Descrizione degli strati plio- cenici dei dintorni di Siena (Boll. R. Com. geologico, Vol. VIII. Pag. 163, 166, 180, 185, 255) 1877. Testa aequivalvis, orbicularis, acquilatera, parum convera, undique rotundata, magis longa quam alta; prope umbones antice vix concava, impressione obsoleta cordiformi praedita, postice convera, hic et illic ad margines parum depressa; superficies externa irregularis, transverse minute rugosa, lineis longitudinali- bus minimis praecipue ad marginem inferiorem, et depressionibus obsoletis intus etiam maniîfestis, signata. Umbones acutiusculi, prominentes, non valde incurvi, antice versi. Fovea ligamenti po- stica, magna: in valva dextera dentes cardinales duo parvi, divaricati, et fovea superficialis antica ; in valva sinistra dens lateralis unus, parvus, longus, et foveae duo parvae dentes valvae alterius comprehendentes. Sinus pallii ovatus, sicut et impressiones Re, APE musculares valde manifestus: superficies interna lactea, crassa, granulosa, et longitudinaliter irregulariter rugosa. Lunghezza 18" Altezza 16" Grossezza 8-9” Strati più o meno salmastri dei dintorni di Siena (Tressa, Pescaia, Riluogo, Stazione ecc.) e di molti altri luoghi. L’ essere più lungo che alto, e più irregolarmente rugoso , più depresso e più convesso anteriormente presso gli apici; la fossetta laterale anteriore ed il relativo dente più lunghi; la superficie interna longitudinalmente rugosa, distinguono questo Loripes dal L. leucoma Turton. Si può ritenere intermedio fra questo ed il L. miocenicus Michelotti. Circe Amidei Meneghini. Tav. IV. Fig. 2. T. magna, crassa, trigona, subaequilateralis, antice posticeque rotundata, transversim corrugata; margo pallealis ovatus; umbo- nes acutiusculi, recurvi: lunula magna, cordiformis, distincta, sulco cincta; impressio pallii postice exigue sinuata; cardo crassus ; dentes cardinales bifidi; dens lateralis lamelliformis, valde elon- gatus, solidus. Altezza 14° Lunghezza 13" Volterrano (Amidei). Diversifica dalla C. minima Mtg., pella maggiore statura, pella forma più ovale e proporzionatamente meno lunga, pei denti, e specialmente per quello laterale, più solidi. Ervilia italica De Stefani. Tav. IV. Fig. 3. Ervilia italica sp. n. De Stefani; Moll. cont. notati in It. nei terr. plioc. (Atti Soc. Tose. Vol. II. pag. 161) 1876. siva LO T. oblonga, transversa, inacquilatera, depressa, tenuis, catus tenuissime concentrice striata, antice et postice rotundata ; um- bones obtusiusculi. In cardine valvae sinistrae, quam unicum insperi, dentes duo triangulares, subtiles, valde divergentes, et fovea intermedia dente longitudinali inaequaliter bipartita. Im- pressiones musculares profundae. Sinus pallii ovatus. Lunghezza 16" Altezza 11" Questa specie è piuttosto abbondante negli strati salmastri a Potamides e a Dreissena Senensis Mayer, del Bozzone nei din- torni di Siena, sebbene pella sua fragilità sia ben difficile averla intera. Differisce dalla £. podolica Eichw., pella maggiore sua sot- tigliezza, pel cardine meno grossolano, pelle righe esteriori poco sensibili, per non essere altrettanto angolosa nella parte poste- riore, come pure per le due estremità più regolarmente ricurve. Ervilia minutissima De Stefani. } Tav. IV. Fig. 4. Sphaerium minutissimum De Stefani; Molluschi cont. ece. (Atti Soc. Tose. Vol. II. pag. 164) 1876; e Pantanelli; Dei terreni terziarii intorno Siena (Att. R. Acc. Fis. Vol. VII. pag. 6) 1877. Pisidium minutissimum, De Stefani; Dese. d. str. plioc. d. dint. di Siena. Boll. R. Com. Geol. pag. 178, 186. T. minutissima, trigona, parum convera, inaequilateralis, tenuis, pellucida; lineis minutis, transversis, regulariter cincta; latus anticum quartam longitudinis partem aequans; margo pal- learis converus: umbones minimi, prominuli, obtusi; dentes car- dinales in valva sinistra 2 divaricati; posticus solidior; in valva dextera 1 prominulus, solidissimus; sinus pallii ovatus. Lunghezza 1", 3 Altezza 0", 9. SORRo Nelle argille palustri dell’ antica stazione di Siena, ed in Pescaia, fuori porta Camollia, entro sabbie con conchiglie ruzzo- late, con Mactra donaciformis, Conus multilineatus Pecch. ecc. La conchiglia è quasi microscopica, sottilissima, quasi trian- golare, inequilaterale, trasparente, con righe trasversali distinte. Gli umboni sono piccoli ed ottusi, quasi mammillari. I denti nella valva sinistra sono due, dei quali quello posteriore è assai solido e quasi il doppio dell’altro; nella valva destra il dente è uno solo, piccolo. Mactra donaciformis De Stefani. Day Vip 15: Sphaerium donaciforme De Stefani; Moll. cont. plioc. pg. 164. 1876. Mactra donaciformis De Stefani; Descr. d. terr. ‘plioc. di Siena, pag. 177, 178, 180. — 1877. T. crassiuscula, trigona, donaciformis, inaequilatera, nitida, transversim sulcato striata, latus buccale tertiam longitudinem testae fere aequans, obtuse angulatum; latus anale concavum, carinatum; umbones parvuli, acuti, recurvi. Dentes cardinales in utraque valva bini, minimi: laterales duo longi, depressi; posti- cus, longior: fovea ligamenti interna in latere postico. Lunghezza 4-11" Altezza 2-8" Pescaia, e Ponte della Madonnina rossa presso Siena; Chian- ciano (Pantanelli); Poggio Mirteto nell’ Umbria (E. Nardi). Ha qualche analogia colla M. podolica Eichwald, e più an- cora colla M. Pecchiolit Lawley, ma si distingue specialmente per la sua piccolezza e pella forma triangolare. Abitava acque salmastre con Cerithium nepos De St., Potamides, Peringiae, Erviliae, ecc. La superficie della conchiglia è liscia e lucente, a volta colorita da zone bianche e castagne alternanti. I) dn Trochus Achiardii De Stefani. Tav. IV. Fig. 6. T. Achiardii sp. n. De Stefani. Notizie sopra alcuni molluschi pliocenici del Poder Nuovo presso Monterufoli. Boll. Soc. Mac. vio pag: 2 18761 T. globosa: anfractus 4 regulariter crescentes, transversim striis impressis, subtilibus, uniformibus ornati; ultimus inflatus, dimidiam longitudinem testae superans. Apertura rotunda: labrum dexterum incrassatum, expansumj in expansione canaliculo cin- ctum; umbilicus parvus. Larghezza 2° Alteaia 2", 3 Nelle argille plioceniche del Poder Nuovo presso Monterufoli (Meneghini). L’esemplare figurato è con molti altri nel R. Museo di Pisa. La forma speciale di quella conchiglia la distingue dalle altre del genere Trockhus. Il labbro destro dell'apertura è espanso ed ingrossato lateralmente, ed in quella espansione o callosità è un canaletto che cinge l’ apertura dalla base all’ ombelico, senza penetrare in quello. Questo carattere così spiccato nella nostra specie può farla riferire al genere Photinula H. et A. Adams. Scalaria comitalis De Stefani. Davis VecBigit 7 Scalaria comitalis sp. n. De Stefani. Molluschi cont. ecc. pag. 138. 1876. T. conica acuta: anfractus circa septem, regulariter crescentes, subplani, prope. suturas canaliculati, plicis 15, retroversis, obli- quis, saepe, si obsoletis, ad testam adnatis, sese invicem conte- Re SER gentibus, retrorsum sex-laciniatis, ad canaliculum circa suturas acutis, prominentibus, ornati; plicae, striis transversis, ad testam obliquis, ornatae. Anfractus ultimus tertiam longitudinis partem a tergo aequans; super carinam et circa aperturam în speci- minibus integris cingulo magno cinctus, ad basim non plicatus, striis tantum transversis ornatus; apertura rotunda. Larghezza 2,"5-3" Altezza 10" Ponte di legno sulla Tressa, e Pescaia presso la Buca, nei dintorni di Siena, non rara nelle sabbie turchine del pliocene inferiore, con Purpura Hoernesana Pecchioli, Cancellaria Broc- chi Crosse, Natica lineata Lamarck, Syndosmia trigona Cocconi, e con varie altre specie; Boggione (Pantanelli). Conchiglia formata di 7 od 8 giri pianeggianti, forniti d’un canaletto ovale piuttosto profondo nella parte superiore intorno alle suture. I giri sono ornati di circa 15 pieghette oblique, aderenti, addossate le une sulle altre, manifestate per solito da un piccolo rialzo, e dalla linea impressa, con 6 frangie triangolari nella parte posteriore, che le separa. Le punte, come pure l’an- golo interno delle frangie di tutte le pieghe, sono situate sur una medesima linea circolare. Le pieghe terminano superiormente intorno al canaletto della sutura, in una punta quasi triangolare. Longitudinalmente esse sono segnate da sottili strie di accresci- mento; e trasversalmente da sottilissime linee rilevate, perpen- dicolari alle frangie, perciò oblique sull’asse della conchiglia, e non continue le une dopo le altre. Nell'ultimo giro le pieghe ter- minano all’ altezza dell’ apertura, ed all’incavo esterno dell’ ul- tima frangia, che è punteggiato e più incavato, risponde un piccolo solco circolare. La parte inferiore del giro è ornata dalle minutissime linee circolari, rilevate; ed intorno all’ apertura, nella parte inferiore è un piccolo rigonfiamento. L° apertura è rotonda. Questi sono i caratteri ordinari negl’ individui che sono quasi sempre consunti; ma negl’ individui interi le pieghe colle MESS £-ARDONA loro frangie delicatamente segnate sono rilevate; sull’ angolo basale dell’ ultimo giro scorre un cingolo trasversale ben ma- nifesto, ed un altro cingolo corre intorno |’ apertura nella parte inferiore. Senza una molto attenta considerazione si crederebbe aver a fare con una specie diversa. Adeorbis Pecchiolianus De Stefani. Tav. IV. Fig. 8. Adeorbis Pecchiolianus sp. n. De Stefani. Molluschi cont. ecc. pag. 158. 1876. Testa nitida, laevis, depressa, umbilicata; anfractus 4, fere plani, suturis distinetis divisi, prope sutum@s marginati et cana- liculati, lacvigati; superficies quandoque transverse laevissime an- gulosa; anfractus ultimus usque ad aperturam valde crescens, ibique leviter descendens; subtus depressus, circa umbilicum, sicut alri, canaliculatus; canaliculum usque ad marginem aperturae perveniens; umbilicus magnus, profundus: apertura rotundata, obliqua; margines simplices, parum disjuncti. Larghezza 3" Altezza 2" Coroncina (Pantanelli), Ponte a Rosaio nel senese. L'ombelico ampio e canalicolato, e la levigatezza dei giri, lo distinguono dall’ A. Woodi Horn. La superficie a volte è un poco angolosa, e talora qualcuno di questi angoli si palesa tanto da renderla ottusamente carenata. Gerithium nepos De Stefani. Tav. IV. Fig. 9. Cerithium pupiforme sp. n. De Stefani. Molluschi cont. ecc. pag. 16l. 1876. Cerithium nepos De Stefani. Descr. d. strati plioc. di Siena, pag. 177, 178. 1877. Sao T. ovato-fusiformis; anfractus 10-11, longitudinaliter no- dosi, transverse cingulati et costulati: costellae transversae, in anfractibus supertoribus tres, in anfractu ultimo quinque, quarum una, ad suturam superiorem, depressior: cinguli transversi mi- nores, contigui, elevati, inter costellas 3-5, sed praecipue 4, ra- rissime quoque costellas majores cingentes. Noduli longitudinales in costellis manifesti, minores, numerosiores, 17-28 în costella superiore; majores, sed minus numerosi, idest 9-12 in reliquis ; magis irregulares in anfractu ultimo, et în costellis inferioribus obsoleti. Apertura ovata; canaliculum obliquum. Altezza 15-20" Larghezza 6-9" Si trova negli strati salmastri inferiori del pliocene in Pescaia presso Siena, con Potamides nodoso-plicatum Horn, Cerithium turbinatum Broc. ecc. Questa specie è del tipo del C. dololium Broc.; ma ne dif- ferisce pella minore statura, pella diversa disposizione dei nodi e delle costicine, e perchè, a colpo d'occhio, si vede che mentre la porzione inferiore dei giri superiori, nel C. dololium, è oc- cupata da una sola serie grossa e continua di nodi longitudi- nali, nel C. nepos questi ultimi sono divisi trasversalmente in due serie. Questa specie ha la maggiore analogia, col C. ru- biginosum Eichwald; ma ne diversifica fra le altre cose pell’ap- parenza più grossolana, e pella forma più ovale; le perle del cingolo superiore intorno le suture sono più piccole, più nume- rose, e meno distanti, le coste perliformi sottostanti non corri- spondono alle perle superiori anzidette, ma sono, come ho detto nella descrizione, più grosse e più rade. Infine, nell’ ultimo giro, le costicine più manifeste, che nella specie viennese son quattro, nella nostra son cinque. Buccinum (Pseudostrombus) Pieragnolii TavesiVenbio sO: Buccinum duplicatum, (non Sowerby) De Stefani. Fossili pliocenici dei dintorni di S. Miniato, pag. 36. 1874. cl VI ci Buccinum sp. n. De Stefani. Descr. degli strati plioc. dei dintorni di Siena, pag. 275. Testa elongata, nitida, plus minusve convera; anfractus 6-8, converiusculi, prope marginem depressi, suturis non profundis di- visi: primi duo nitidi, alii longitudinaliter costati ; ultimus 2/, et interdum '/, altitudinis aequans : costellae longitudinales plus vel minus numerosae, 9-15, obtusae, intervalla acquantes. rectae, ari testae parallelae, prope suturas depressae, ibique sulco brevi transverso parum profundo interruptae, ita ut suturae interdum fere parva serie nodorum marginatae videantur, in ultimo an- fractu caudam non attingentes, et in medio saepius evanidae. Superficies signis transversis sub lente tantum perspicuis interdum signata : cauda transverse lineata. Apertura®ovata, elongata, su- perne acutiuscula ; labrum externum acutum, simplex ; columella laevis, superne valde depressa, ad caudam fere recta; canali- culum breve, lacviter incurvum, linea elevata marginatum, et linea parallela extus super caudam concomitatum. Lunghezza 10-14" Larghezza 5" È diverso dal B. duplicatum Sow., perchè meno solido, più piccolo, più allungato, pella serie superiore dei nodi meno di- stinta, e pella forma di questi che sono più diritti e più con- tinui da un giro all’altro. Diversifica dal 5. Pauluccianum D° Anc. sp. n., per la sua forma meno allungata, per ie due serie de’ nodi meno distinte, e perchè la serie inferiore è maggiormente prolungata a modo di coste. Questa specie che dedico al prof. Pieragnoli di S. Miniato, cultore degli studii naturali, l’ ho raccolta negli strati inferiori un poco salmastri del pliocene, al Ponte a Elsa, ed in un banco a Cladocorae fra S. Quintino e Meleto, nei dintorni di S. Miniato. LINRA I Pyxis Meneghini (in schedis), novum genus. Testa inaequilateralis, laeviîs, vel concentrice et longitudinaliter lineis obsoletis signata, auriculata ; valva sinistra convexa, de- etera plana; auricula anterior valvae dexterae radialiter striata et concentrice rugosa, sinu profundo praedita. Questo nuovo genere fu istituito già da tempo dal Mene- ghini per il Pecten pyxidatus Brocchi dei terreni pliocenici della Toscana. È diverso dagli altri Pecten perchè in taluni di essi ambedue le valve sono più o meno rigonfie, in altri è rigonfia la valva destra, ed è piana la sinistra: nella nostra invece è piana la valva destra e convessa la sinistra. Anche la forma delle orec- chiette serve di distinzione fra il P. pyxidatus e gli altri. INTORNO ALLA DISTRIBUZIONE ORO-GEOGRAFICA DEI MOLLUSCHI VIVWENPI NEL VERSANTE SEPTENTRIONALE DELL APPENNINO DAL TIDONE ALLA SECCHIA Cui bono, chiederà probabilmente taluno dei malacologi, un’altra faunula di molluschi terrestri e d’acqua dolce dell’Italia, dopo le tante già comparse ? In poche parole la risposta. Del versante settentrionale dell’ Appennino, all’ infuori di quel pochissimo che ho pubblicato sino dall’ anno 1853, e che si riferisce alla ristrettissima parte del medesimo, compresa tra la Staffora e la Trebbia ('), scritto al quale, per risparmio di spazio, rimando il lettore per tutto ciò che riguarda le alte valli del Tidone e della Trebbia, ed all'infuori del breve e sem- plice elenco di conchiglie terrestri raccolte dall’ Isser a Tabiano, non conosco alcun lavoro speciale. Poichè tale non potrà certo dirsi il Conspectus methodicus testaceorum collectionis del JAN, apparso nel 1830, nel quale vengono bensì indicate oltre una quarantina di specie osservate nell’ exducato di Parma, ma senza indicazione veruna dei luoghi e delle regioni dove furono ‘raccolte, e senza alcun’ altra notizia relativa; è una semplice enumerazione, nella quale, come vedremo, vengono comprese alquante specie che non vivono, a parer mio, nelle contrade in discorso. 508) Sui molluschi viventi del lembo orientale del Piemonte. Pavia, Bull. della Soc. Mal. It. Vol, III. 6 LORD In seguito, insieme col Jan, raccolsero molluschi viventi nel nostro Appennino il Berté, il Guidotti ed il Passerini; indi il Malpeli ed infine, dopo la mia venuta a Parma, il Tassi, il Sabbioni, 1° Issel ed il Bagatti. Fu specialmente il Berté che ne raccolse e studiò; ma nè meno egli ebbe a pubblicare i resultati delle sue ricerche e de’ suoi studi, sì che varie forme da lui di- stinte con nomi speciali, vennero poi da altri denominate, come vedremo in seguito, nella enumerazione delle specie ('). Del resto, quand’anco altri avesse data una fauna malacolo- gica del nostro Appennino, o si volesse ritenere per. tale la pubblicazione del Jan, nessuno l’avrebbe però studiato e trattato dal punto di vista della distribuzione delle forme. Eppertanto, ecco data ragione di questa breve memoria. Parma, febbraio 1878. P. STROBEL. (') Debbo alla sentilezza della signora Adelaide Musiari, vedova Berté, sé ho potuto esaminare e studiare la raccolta del defunto suo marito. lu 99 = PARTE T. ENUMERAZIONE DEI MOLLUSCHI LIZ I. Ttestacella Cuvier. 1. naLiorIDEA Drap. var. disulcata Risso, testa minori Berté (') in specim. et scheda. « Animale giallognolo, tentoni brevi, nerastri scuri. In sylva umbrosa, sub ligno putrido viventem inverlî. » Berté in scheda. Appennini parmensi, probabilmente presso Ravarano nella valle della Baganza, ove la famiglia Berté possiede un castello. Kobelt, Gentiluomo, Issel, Targioni ritengono questa forma per specie distinta; Moquin-Tandon e De Stefani invece non la riguardano che come una varietà della 7. haliotidea. II. Limax (°). A. Heynemannia Malm. 1. LineaTus Dumont et De Mortillet, coerulans M. Bielz, Strobel (5). (') Eugenio Berté di Parma, ingegnere, allievo ed amico di Giorgio Jan, cul» tore appassionato della storia naturale, ed indefesso raccoglitore d'oggetti naturali della provincia, specialmente d’ insetti, molluschi, fossili, rocce e minerali. Morì nel 1867. Le sue raccolte, mero quella degli insetti, conservansi tuttora dalla sua famiglia, la quale non sarebbe aliena dal cederle verso adequato compenso. — Ogni qual volta indicherò che individui d’ una specie furono raccolti a Ra- varano, s’ intenderà sempre che vi furono raccolti dal Berté, salva esplicita dichiarazione in contrario. (?) In dialetto parmigiano i Limax e gli Arion chiamansi Lumagon, e Lu- maga i Gasteropodi conchigliferi. (3) Strobel — Intorno al Limax coerulans M. Bielz, nota inserita nel Bul- lettino malacologico italiano, anno IV. 1871. Annotazione 2 pag. 6 dell’ estrat- to, e nota 1 pag. 22 del Bullettino. Var. Da Campi Menegazzi. ì Mut. carina albosulphurea, sulphurea et aurantiaca; unicolor et maculata. Gruppi: carina alba, gilva et rubra, Bettoni (*). Valle del Taro: Monte Penna alla casa di Thierry (già Ca- serma delle guardie forestali), Santa Maria del Taro; Valle dell'Enza: Vignale di Traversetolo, Monticelli. 2. cinEREUS Lister, maximus L., Targioni Tozzetti (?). V. del Taro al M. Penna; V. dell’Enza: Monticelli. 3. VARIEGATUS Draparnaud. Valle della Trebbia superiore; V. dell''Enza : Monticelli. B. Agriolimax Malm. 4. acrestis L., con ambe le mut. filans Hoy e reticulatus Miller. Valle della Nuretta: Rezzanello; V. della Trebbia superiore; V. del Taro: casa Thierry al M. Penna, dal Monte Orocco a Bedonia; V. della Baganza: Casa ai Boschi; V. dell'Enza: Montechiarugolo, Monticelli; Valle del Crostolo : Albinea. III Amalia (Moq. Tand.) Heynemann. 1, MARGINATA Draparnaud. V. Taro: Casa Thierry al M. Penna, dal M. Orocco a Be- donia; V. Baganza: Cassio; V. Enza: Montechiarugolo. (') Bettoni — Note malacologiche sul Limaa Da Campi, inserite nel predetto Bullettino, anno IM. 1870, p. 4161. (°) Targioni Tozzetti — Vertebrati e Molluschi osservati e raccolti in una escursione nel Casentino. Inserito negli Atti della Soc. ital. di Scienze natur. Vol. XV. pag. 509, Milano, 1873; memoria stesa con molta fretta, sì che non manca di mende e d’ inesattezze. E per quanto riguarda la mia persona, dirò che citazioni, indicazioni di luoghi, lavori miei vi sono attribuiti a Charpentier, Stabile, De Betta, Bellotti ecc., e viceversa mi vi sì attribuiscono indicazioni, delle quali nulla sò. Per cui, mentre dall’ una parte mi si toglie :quanto mi appartiene, dall’ altra mi si addossa una responsabilità, che non posso ‘assu- mermi. Tanto per norma di chi legge la memoria. Sha SET i IV. Vitrina Draparnaud. A. Semilimax Stabile. 1. srEvIis Férussac. V. Taro: M. Penna, sopra la Nave, Monte Molinatico (Berte). 2. eLONGATA Draparnaud. V. Baganza: Ravarano. B. Helicolimax Stabile. 3. Limacorpes Alten ('), pellucida Mill., deryllina Pfoiff. C., Jan (?). Appennini parmensi (Jan). V. Hyalina Grayw@ A. Euhyalina Albers. 1. DraparnaLpI Beck., Zonites lucidus Drp. della maggior parte degli autori toscani da me citati in questo saggio. V. Tidone superiore; Valle dello Stirone: Tabiano, Issel (?), Salsomaggiore; V. Baganza: Calestano e Felino, Malpeli (*); V. Enza. Sono ancor io del parere del De Martens (°) e del De Stefani(°), (') Quando, come nel caso di questa specie, due o più autori classici hanno impiegato il medesimo nome per indicare specie diverse, non ne faccio uso, per non dar luogo ad equivoci, ma adotto un terzo nome, intorno al signifi- cato del quale non evvi punto dubbio. (2) Jan — Conspectus methodicus testaceorum collectionis; Parmae, 18530. (3) Isset — Elenco di conchiglie terrestri raccolte a Tabiano. Inserito nel Bullett. malac. citato, Vol. III. p. 167, Pisa, 1870. La citazione di questa località s’ intenderà fatta sempre sulla fede dell’ Issel. (*) D. Aminta Malpeli, conservatore del Museo di storia naturale della Uni- versità di Parma, il quale raccolse le specie negli indicati due luoghi. (5) Von Martens E. — Note bibliografiche riguardanti i molluschi terrestri e fluviali dell’ Italia. Bull. mal. citato, Vol. IIT. supplemento, Pisa 1870. (5) De Stefani — Molluschi viventi nella valle del Serchio superiore. Inserito nel Bullettino della Società malacologica italiana, Vol. I. pag. 55, Pisa, 1875. — 86 — x i quali ritengono che la vera H. cellaria Mill. manchi alla Toscana ed alle regioni circostanti, come sarebbero appunto gli Appennini, di cui occupasi questo scritto. 2. nitiposA Fér., Zonites striatulus Gray, Issel, Helix luci- dula Berté in speciminibus. Appennini parmensi (Berté), V. Stirone: Tabiano. 3. DIAPHANA Stud. var. subrimata Reinhardt, von Mart. l. c. pag. 404., Helix nautilulus Bertè in speciminibus. V. Stirone: Tabiano (Issel in specim.); V. Baganza: Rava- rano; V. Enza. 4. crvsraLLina Miller. V. Stirone: Tabiano; V. Taro: tra il M. Orocco e Bedonia. 5. HYDATINA Rossmaessler. V. Tidone superiore. Var. pseudohydatina Borri V. Stirone : Tabiano. Bourguignat non crede che la vera H. Rydatina viva in Italia, v. Martens invece è d’ avviso contrario, e dubita, inoltre, che le due forme non siano specificamente distinte l’una dall’altra. B. Mesomphix Rafinesque. 6. oLiverorum Herm., Leopoldiana Charpentier. V. Tidone superiore; V. Nuretta: Rezzanello; V. Trebbia: da Bobbio a Rivergaro; Valle della Chiavenna, Bagatti ('); Valle dell''Arda: Riorzo (Bagatti), Castelarquato; V. Stirone : Salsomaggiore; V. Baganza: Monte Sporno (Passerini); Cale- stano; Valle della Parma: Casa Galvani al Monte Caio; Valle Enza: Ranzano, Sabbioni (£); V. Crostolo : Albinea; Valle della Secchia : Rotteglia. (') Odoardo Bagatti, studente in legge nella Università di Parma, appassionato cultore della Conchiliologia fossile terziaria. (2) Dott. Giuseppe Sabbioni, insegnante di scienze naturali nelle Scuole tecni- che di Parma. Salvo dichiarazione in contrario, s' intenderanno raccolte da lui le specie indicate viventi a Ranzano, suo paese nativo. CA ARTI i C. Conulus Fiizinger. 7. ruuva Drap., Helix micans Berté in specim. V. Stirone: Tabiano; V. Baganza: Ravarano; V. Enza. VI. Arion Férussac. Prolepis Moq. Tandon. 1. ruscus Miiller. Valle del Taro: Casa Thierry al Monte Penna. 2. norTeNsIs Férussac. Valtaro: dalla Casa Thierry fino sopra la Nave al M. Penna. VII. ELelix Linné. # A. Patula Held. 1. rupEstRIS Drap., cum var. saratili Gray. V. Stirone: Tabiano; V. Baganza: Cassio, Ravarano; V. Secchia : Pietra Bismantova (Sabbioni). 2. PyGMeA Draparnaud. V. Stirone: Tabiano; V. Baganza inferiore. 3. rorunDaTA Miiller. V. Baganza: Ravarano; V. Enza. B. Anchistoma Kobelt. 4. osvoLuta Miill., H. angigyra Ziegl. Uzielli, ?? Gentiluomo. V. Tidone superiore; Valle del Riglio (Chiavenna): Sariano, Tassi ('). V. Stirone: Tabiano; V. Taro : Casa Thierry al Monte Penna; V. Baganza: Berceto, Ravarano, Felino. L’ H. angigyra non solo non si trova in Toscana, come giu- stamente osserva il De Stefani, ma nè meno nel versante Nord dell’ Appennino. È specie Alpina, come ammette anche l'Issel (°). (!) Agostino Tassi di Piacenza, morto ancora studente, d' anni 25, nel 1862. Lasciò al Museo di Parma gl’insetti, i molluschi ed i pesci da lui raccolti. (2) Appendice al catalogo dei Molluschi raccolti nella provincia di Pisa. Atti della Soc. It. di sc. nat. Vol. XV. pag. 65 nota, Milano 1872. lu BRE C. Theba Kobelt. 5. acuLeaTA Miller. V. Stirone: Tabiano; V. Baganza: Ravarano. 6. PuLcHELLA et costata Miller. V. Tidone superiore; V. Stirone: Tabiano; V. Baganza: Ravarano ; V. Enza. D. Fruticicola Held. 7. nispipA Linné. V. Trebbia: Rivergaro; V. Iiglio: Sariano (Tassi); V. Ba- ganza : Ravarano (Malpeli); V. Enza: Torre. 8. cincreLLa Drap. cum mut. fusca et fasciata Moq. Tandon. V. Tidone superiore: Nibbiano (Tassi); V. Nuretta: Rezza- nello; V. Trebbia superiore; V. Stirone: Tabiano; V. Baganza: Berceto, Calestano, Felino; V. Parma: Monte Fuso (Sabbioni), Langhirano; V. Enza: Torre, Montechiarugolo, Monticelli; V. Secchia: Monte Gibbio presso Sassuolo. 9. ciLiaTA Venetz. V. Tidone superiore; V. Baganza: passo della Cisa, Ra- varano. 10. canTIANA Mont. var. carthusiana, Drap. nec Miill., Gallo- provincialis Dupuy. V. Ongina: S. Franca (Bagatti); V. Baganza: Calestano, Felino; V. Parma: Càsola delle Olle (Berté); V. Enza: Mon- techiarugolo. Mut. Da Campo Villa. V. Ongina : S. Franca (Bagatti). Var. minor. Moq. Tand., Albers. V. Tidone superiore: Nibbiano (Tassi); V. Trebbia supe- riore; V. Secchia: M. Gibbio. Già altrove (') indicai il motivo per cui sarei inclinato a (‘) Strobel — Essai d’une distribution orographico-géographique des Mollusques terrestres dans la Lombardie. Inserito nelle Memorie dell’ Accad. delle scienze di Torino, Ser, II., T. XVIII., 1857, p. 15 dell’ estratto, p. 243 delle Memorie. SA distinguere questa dalle altre forme dello stesso tipo, come così detta specie. . 11. carrmusianeLLa Drap. (carthusiana Drap., De Stefani), cum mut. minori Moq. Tand., Olivieri compl. auct., Anconae Issel, De Stefani. V. Tidone superiore; V. Nuretta: Rezzanello; V. Trebbia: Rivergaro; V. Figlio: Sariano (Tassi); Valle d'Arda: Riorzo (Bagatti); V. Ongina: S. Franca (Bag,)j V. Stirone: Tabiano, Salsomaggiore; V. Taro: Collecchio ; V. Baganza: Calestano, Felino (mut. minima: diam. 7 mill.); V. Parma: Langhirano, Torrechiara; V. Enza: Ranzano, Traversetolo, Montechiarugolo, Monticelli; V. Secchia: Rotteglia, M. Gibbio. 12. rruricum Miiller. V. Stirone: Tabiano, Salsomaggiore; V Crostolo: Albinea. Rara, sembra trovare nel basso colle di questo versante de- gli Appennini il suo limite meridionale: gli autori toscani, da # me citati, non la enumerano punto tra le specie di quella con- trada ed il De Stefani sostiene che non scende in Toscana (‘). Il suo limite settentrionale ed occidentale nella Vallata del Po fu da me indicato nel citato Essa? d'une distribution ecc. (*). Da indagini posteriori sembrerebbe però che lungo le Alpi la specie si spinga alquanto più verso Ovest. E. Pentataenia Ad. Schmidt. 13. neMorALIS Lin., Lumàga giàlda rigada, in dialetto par- migiano. V. Chiavenna (Bagatti); V. Taro: S. Maria del Taro, Can- toniera ai boschi, Monte Prinzera. Var. Etrusca auct. (°), lucifuga Hartm. (Kobelt), Appennina (') Opera citata pag. 40. (3) Pag. 15 e 46 dell’ estratto, p. 245 e 274 delle Memorie, e Carta geogra- fica II (3) Ziegler, nella corrispondenza che teneva col Porro, dichiarò di non avere mai istituita nè l’ Helix Etrusca, nè il Planorbis Etruscus ; per cui questi nomi non ponno venire controsegnati col suo nome, LO Stab. nec Porro nec Meg., Genuensis Porro, nemoralis var. major Jan. V. Tidone superiore, Nibbiano (Tassi); V. Nuretta: Rezza- nello; V. Trebbia superiore; V. Riglio: Sariano (Tassi); Valle Arda: Castelarquato, Riorzo (Bagatti); Valle dell'’Ongina: Ba- cedasco, S. Franca (Bag.); V. Stirone: Tabiano; V. Baganza: Cassio, Calestano; V. Parma: Langhirano; V. Enza: Ranzano, Canossa, Montechiarugolo, Monticelli. La forma Etrusca, come vedesi, predomina; la forma tipica, settentrionale, si limita alle basse pianure verso il Po, e compare quà e là nell’ alto colle. La H. nemoralis degli autori toscani è la Etrusca. 14. pomatia L., Lumàga smèstga, in dial. parmigiano. V. Tidone superiore; V. Trebbia superiore; V. Arda (Ba- gatti); V. Stirone: Tabiano; V. Taro: Borgotaro (conoîdea), Collecchio; V. Baganza: Berceto, Cassio, Ravarano, Calestano; V. Parma; V. Crostolo: Albinea. 15. Lucorum Mull. Lumàga da foss, in dial. parmigiano. V. Tidone: Nibbiano (Tassi); V. Trebbia: Rivalta: V. Arda (Bagatti); V. Ongina: S. Franca (Bag.); V. Stirone: Tabiano; V. Taro: Borgotaro (albina), Guidotti ('), Rocca Prebalza, Collecchio; V. Baganza: Berceto, Cassio, Fugazzolo, Calestano, V. Parma: Corniglio (scalaris: alta 72 mill., diam. max. 37 mill.), Guidotti; V. Enza: Ranzano, Canossa, Monticelli; Valle Secchia: Rotteglia. Più comune della ZH. pomatia, e commestibile come questa. Trova il suo limite settentrionale-occidentale nella Lombardia (?). Un esemplare del Museo di Parma, di località incerta, non pre- (!) Guidotti Giambattista, benemerito della Conchiliologia fossile subappen- nina sopratutto. Veggasi Cocconi G. Enumerazione dei molluschi miocenici e pliocenici delle prov. di Parma e di Piacenza, pag. 2; Bologna, 1875. Nelle Mem. dell’ Acc. delle scienze, Serie III. Tomo III. (2) Strobel — Essai già citato pag. 19 dell’ estratto e 247 delle Memorie; carta geografica I. DO o senta che le seguenti piccole dimensioni: alto 26, diam. 25 millimetri. 16. cincra Mill. , grisea Linné. V. Secchia: Rotteglia, Castellarano, M. Gibbio. Trova quivi il suo limite occidentale, sì come nella Lombardia lo trova all’ Olona ('). Menard de la Graye, in Férussac, 7a- bleaux ete., la indica raccolta a Parma; ma io non ho potuto sin ora riscontrarla in alcun luogo del Parmigiano. F. Xerophila Held. 17. corspirum Drap. var. introducta Ziegl. V. Trebbia superiore; (Valle della Magra: Montelungo); V. Taro: Compiano ed Oriano (Berté); V. Baganza: Ravarano (Malpeli). e Questa specie trova nel versante Nord dell'Appennino il suo limite settentrionale. Dall’Appennino piemontese discende benanco sino alla pianura (?). 18. Aammonis A. Semidt, neglecta var. Issel, Bon. e Mart. (*), Strobel olim. Lumàga da ort, in dialetto parmigiano. V. Trebbia superiore, Rivalta; V. Riglio: Sariano (Tassiì); V. Arda: Riorzo (Bagatti); V. Ongina: S. Franca (Bag.); V. Stirone: Tabiano (H. neglecta Issel); V. Taro: Compiano (Berté); V. Baganza: Calestano; V. Parma: Langhirano, Torrechiara; V. Enza: Traversetolo, San Polo, Montechiarugolo, Monticelli ; V. Secchia: Rotteglia, M. Gibbio. Ha ragione il De Stefani (‘) quando asserisce essere grande . la confusione che regna riguardo alle specie italiane riferite alle (') Strobel — Essai citato pag. 19 dell’ estratto ; carta geografica I. (2) Strobel — Sui molluschi viventi del lembo orientale del Piemonte. Inserito nel Giornale di Malacologia, dello stesso, anno I. Pavia, 1855, pag. 4 e 14 del- l’ estratto, pag. 52 e 69 del Giornale. (3) Bonelli — Catalogo dei molluschi raccolti nei dintorni di Siena, con note di E. De Martens. Inserito negli Atti della Soc, It. di scienze nat. Milano, 1875; Vol. XV. pag. 410. (4) Memoria citata pag. 49. sia RD e H. coespitum Drap., neglecta Drap., Ammonis Schm., candida Porro, obvia Hartm. sive candicans Ziegl., ericetorum Drapa- naud; ma, a parer mio, questa confusione non si toglie punto tagliando comodamente, anzi che sciogliendo il nodo gordiano, come egli fece, gettando in un solo fascio e la H. odvia, e la candida, e la Ammonis. Ebbi già altrove (') ad esporre qual valore io dia e credo che si debba dare oggidi alla parola specie, parola di significato elastico, per non dire nullo. Quanto importa e solo importa, a mio avviso, si è che si distinguano e si ag- gruppino le diverse forme secondo le loro affinità, guardandosi ugualmente e dal troppo sminuzzare e dal troppo riunire, per evitare o che si sopracarichi di nomi la nostra memoria, o, vice- versa, che si rechi danno alla precisione ed alla chiarezza delle idee. Seguendo fino all’ultima conseguenza il modo di procedere tenuto dal De Stefani riguardo alle Xerophilae, si verrebbe alla perfine a comprendere tutte le Helicellae in una sola specie, cui converrebbe allora dare il nome di Helix helicella; sì come sin- tesizzando analogamente rispetto alle Campylaeae, di che già altri diede un saggio, si verrebbe a comprenderle tutte sotto il nome specifico di Helix campylaca, e così via per gli altri gruppi o sottogeneri. Certo che, conformemente alle idee darwiniane, puossi, senz'altro, procedere a tali e ad ancor più generali sin- tesi, ma non eredo punto che con ciò si giovi almeno a quella parte di scienza, scopo della quale è lo studio delle forme del- l’attuale epoca geologica, dei loro rapporti, delle cause che le hanno prodotte. Protesto poi contro l’ asserzione di De Stefani, ch’io abbia « prima denominata H. obvia » la H. Ammonîs, e che abbia riferito a questa « il tipo della H. candicans (obvia) ornata da fascie brune », 0, quanto meno, protesto contro il modo inesatto ed improprio col quale egli s’ esprime in proposito, sì che, alla (1) Controsservazioni alle osservazioni critiche di N. Pini, relative alla Helîa cingulata Studer. Inserite negli Atti della Soc. It. di sc. nat. Vol. XVII. Mi- lano 1875, pag. 454; estratto pag. 4. RR. gra mente di coloro i quali nel caso in discorso non sono del suo parere, mi fa comparire un confusionario. /. obvia chiamai la forma del Tirolo e del Trentino, ed Ammonis, neglecta var. olim, quella della Lombardia, del Piemonte e degli Appennini nostri. Sino dal 1852 (') notai le non lievi differenze che corrono tra le due forme, differenze non basate soltanto sulle fascie e sul colore del peristoma, come parrebbe ritenere il De Stefani, e corressi l’ erronea denominazione data alla H. Ammonis da Jan, Porro, Villa ed altri, i quali la ritenevano per 1’ ZH. ericetorum Draparnaud. Più tardi (*) corressi pure 1’ altro equivoco, nel quale, per la somiglianza e lo stesso senso del nome, erano incorsi alcuni malacologi italiani, quelio cioè di scambiare la denominazione di 77. candida Porro (1838) con quella di 7. can- dicans Ziegl., sinonimo di 7. obvia, nome questo, ch'io, seguace ragionevole ma non esagerato della scuola storica, ho perciò preferito a quello di ZH. candicans, che generava l’ equivoco. Indicai del pari i caratteri che distinguono quella forma e dalla H. Ammonis e dalla H. obvia, fra le quali essa 8’ interpone, e nego recisamente ch’ essa non sia che una semplice varietà al- bina della H. odvia (candicans); tanto è ciò vero, che rinviensi anche fasciata (°). Il Kobelt nel 1871 (°) non enumera nè l’H. candida Porro, nè la varietà sua H. candidula Ziegl. (nec Stud.), ma distingue benissimo VM. Ammonis dalla H. obvia e dalla H. cricetorum, e circoscrive nettamente e giustamente il campo della loro distribuzione geografica : 1° H. obvia occupa l'Europa media orientale, 1’ H. ericetorum la sostituisce nella occidentale, e l’H. Ammonis è limitata all’ Italia superiore. 19. PRoruca A. Schmidt., striata Drap. San. V. Baganza: Calestano; V. Parma; V. Enza: Traverse- tolo; V. Secchia. (1) Notizie malacostatiche sul Trentino. Pavia, 1851 e 1852, pag. 58. (2) Essai citato pag. 17 dell’ estratto, pag. 245 delle Memorie. (3) Essai citato pag. 18 dell’ estratto, pag. 246 delle Memorie. (*) Catalog der im europàischen Faunengebiet lebenden Binnenconchylien. Cassel, 1871, pag. 22. SSA eno 20. unIFASCIATA Poir, candidula Stud., nec Ziegl., costulata Ziegl. et thymorum Alten, Jan; — cum mut. bidentata Drap. nec Gmelin. V. Tidone superiore, Nibbiano (Tassi), V. Nuretta: Rezza- nello; V. Trebbia superiore, Rivergaro, Rivalta; V. Ongina: Bacedasco (mut. maxima: a. 7, diam. 11 mill.); V. Stirone: Ta- biano, Salsomaggiore; V. Taro: Collecchio; V. Baganza: passo della Cisa, Calestano; V. Parma: Casa Galvani al Monte Caio (mut. major, conica), Valparmossa, Ghiare, Langhirano; V. Enza: Ranzano, Traversetolo, Montechiarugolo, Monticelli; V. Secchia: Rotteglia, M. Gibbio. VII. Buliminus Ehrenberg. A. Zebrina Held. 1. perrITUs Mill. var. sepium Gmelin. Finora raccolto soltanto nella valle della Baganza, a Rava- rano, a Fragno (Malpeli), alle falde del M. Sporno, sul Monte Spolverino presso Calestano (Sadbioni). Credo che sia questo il limite occidentale meridionale della specie nella Valle del Po ('). Secondo De Stefani manca nell’ Appennino toscano, ma ricom- parirebbe negli Abruzzi. B. Napaeus Albers. 2. osscurus Muller. V. Tidone superiore; V. Nuretta: Rezzanello; V. Stirone : Tabiano; V. Taro: tra il M. Orocco e Bedonia; V. Baganza: Berceto, Ravarano; V. Secchia: M. Gibbio. C. Ghondrula Beck. 5. tripens Muller. i V. Trebbia superiore; V. Stirone: Tabiano; V. Baganza: (') Essai citato pag. 46 dell’ estratto e pag. 274 delle Memorie, e carta Il. 4. per Ravarano; V. Parma: Langhirano; V. Enza: Ranzano, Tra- versetolo. 4, quapripens Miiller. V. Tidone superiore; V. Trebbia superiore, Rivalta; Valle Arda: Riorzo (Bagatti); V. Stirone: Tabiano; V. Taro: Da S. Maria del Taro a Bedonia; V. Baganza: passo della Cisa, Ravarano (Malpeli); V. Parma; V. Enza: Ranzano, Canossa, S. Polo, Vignale; V. Secchia: Castellarano, M. Gibbio. IX. Cionella Jeffreys. A. Zua Leach. 1. rusrica Mill. , subceylindrica L., compl. auct., nec Mart. i ; , E., — cum mut. lubricella Ziegler. V. Trebbia; V. Stirone: Tabiano; V. Taro: dal M. Orocco a Bedonia; V. Baganza: Calestano; V. Parma; V. Enza. B. Acicula Leach. 2. HOHENWARTI Rossm., Parmensis Berté in speciminibus. V. Ongina: Bacedasco (Bagatti); V. Stirone: Tabiano; Valle Enza: Traversetolo (Berté). 3. acicuLa Miill., nec De Betta, nec Issel, edurnea Risso, Issel. V. Stirone: Tabiano; V. Taro: Collecchio; V. Parma; Valle Baganza; V. Enza — nei depositi dei torrenti. Var. Veneta Charp., aciculoides Jan. comp. auctorum, acicula De Betta et Issel. V. Baganza: Sala (Berté); V. Enza. X. Pupa Draparnaud. A. Torquilla Studer. 1. rruMmENTUM Drap. var. Mlyrica Rossm., triticum Ziegl.; cum. mut. curta et elongata Ziegler. V. Tidone superiore; V. Trebbia; V. Iiglio: Sariano (Tassi); SIG V. Arda: Riorzo (Bagatti); V. Stirone: Tabiano, Salsomag- giore; V. Baganza: Calestano; V. Parma; V. Enza: Ranzano, Traversetolo, Montechiarugolo, Monticelli; V. Secchia: M. Gibbio. Pare che la P. Appennina Charp. non si presenti che nel versante meridionale degli Appennini, nel nostro non l'ho mai incontrata. 2. variaBiLIs Drap., var. producta : alta 14, lata 4 millim. V. Baganza: Ravarano, Calestano; V. Enza: Ranzano. Questa dovrebbe essere la colonia più orientale della specie, la quale ha la sua sede nell’ occidente dell’ Europa. La trovai a Susa, e la ebbi da Vernante al Col di Tenda, da dove se- guendo il versante settentrionale degli Appennini deve essersi avanzata sinquì; mentre al contrario, la P. cinerea Drap., quin- quedentata Born., essendo specie meridionale, appunto dal ver- sante meridionale della medesima catena si è spinta sino a Susa per incontrarvi la P. variabilis. | Delle diverse conchiglie di questa specie figurate da Ross- maesler, quella rappresentata dalla fig. 309 della tav. 23, si accosta maggiormente alle conchiglie della nostra varietà. 3. AVENACEA Brug. var. major cornea. V. Trebbia superiore; V. Taro: da S. Maria del Taro a Bedonia, e da qui al M. Orocco; V. Baganza: Ravarano, Fu- gazzolo, Cassio, Calestano; V. Secchia : Bismantova (Sabbioni). Distinguesi dalla forma delle Alpi pei caratteri sopra indicati. Il dubbio esternato dal De Stefani (') che l’ individuo ritenuto dal Targioni (*) come appartenente alla P. megacheilos Jan, non vi spetti punto, è per me certezza. Questa forma, la quale rag- giunge il massimo suo sviluppo nelle Alpi lombarde (Pò. trecolor Villa), trova pure nella catena alpina il suo limite meridionale. B. Pupilla Leach. | 4. sempron Charp., patula Berté in speciminibus. V. Baganza: Ravarano. (!) Memoria citata pag. 55. (2) Memoria citata pag. 364. SR La Mentre concordo col De Stefani nel considerare questa forma come una varietà alpestro della P. umbilicata Drap., cylindracea Da Costa ('), non posso però esser con lui d’accordo circa il modo di stabilire ed enunciare le sinonimie. Così nel caso in discorso egli cita come sinonimo: P. umbilicata Drap., Gen- tiluomo. Chi non può consultare il lavoro del detto autore da lui citato, può ritenere che il Gentiluomo abbia confuse queste due forme, dando ad una delle medesime ora l'uno ed ora l’altro nome, mentre è precisamente tutto il contrario: egli spinse la distinzione loro sino al punto di separarle come due buone specie. La citazione, secondo le leggi di esattezza e di giustizia, dovrebbe essere fatta nel modo seguente: P. umbili- cata Drap. et Sempronii Charp. Gentiluomo, ed essere preceduta dall'altra di: P. umbilicata Drap. et Sempronti Charp., con cui il De Stefani verrebbe subito a prevenire, come egli riunisca queste due forme in un’ unica specie, contrariamente al parere di Charpentier, di Gentiluomo e di altri. 5. marGINATA Drap., muscorum L., mut. edentula ct uni- dentata. V. Tidone superiore; Valle Trebbia; V. Stirone: Tabiano; V. Baganza: Ravarano, Calestano; V. Parma; V. Enza. 6. minurissima Hartmann., muscorum Drap., pusilla Jan (v. Mart.). V. Stirone: Tabiano; V. Baganza: Ravarano. C. Vertigo Draparnaud. 7. py@MaEA Draparnaud. V. Stirone: Tabiano; V. Enza. 8. ancustior Jeffr., Venetzii Charpentier. V. Baganza: Ravarano; V. Enza. D. Sphyradium Hartmann. 9. BIPLICATA Michaud. (*) Essai citato pag. 25 e 51 dell’ estratto, pag. 255 e 259 delle Memorie. Bull. della Soc. Mal. It. Vol, III, 7 el AO V. Baganza: Ravarano. 10. poLioLum Bruguier. V. Baganza: Passo della Cisa, Ravarano. XI. Balea Prideaux. 1. rRAGILIS Draparnaud, perversa Linné. Appennini parmensi (Berté). XII. Clausilia Draparnaud. A. Marpessa Moq. Tandon. 1. LaminatA Mont., didens Draparnaud. V. Stirone: Tabiano; V. Taro: casa Thierry al M. Penna, dal M. Orocco a Bedonia; V. Baganza: passo della Cisa, Cale- stano, Felino (mut. major). Var. cyanea Berté in spec.: minor, gilva, fauce callosa. V. Baganza: Ravarano. 2. comensis Shuttleworth, var. interposita; CI. cornea Berté in speciminibus. Minor: alta 9 ad 12 mill., tantum substriata, plicis in- terlamellaribus obsoletis, interdum deficientibus. — Non posso conservarle il nome datole da Berté, nè imporle quello di CI. intermedia, che preferirei, perchè ambo già usati da altri per indicare altre specie ben diverse; la chiamo invece ?nterposita, perchè sta tra il tipo lombardo e la varietà toscana, CI. Lucensis Gentiluomo ('), e le unisce. V. Taro: Casa Thierry al M. Penna; V. Baganza: Rava- rano; V. Enza. B. Delima Hartmann. 3. ALBOGUTTULATA Wagner. (*) Specie nuove nel Bullettino malacologico italiano, Vol. I. Pisa, 1868; pag. 6. tav. I. fig. 1-5. — 99 —- Varietas Itala G. von Martens. Subvar. rugata Ziegler, latestriata Charp. Bon. (') Parmense (Ziegler), V. Baganza: M. Sporno verso Ravarano, Calestano; V. Parma: Corniglio (Berté), M. Fuso (Sabbioni); V. Enza: Ranzano. Var. albopustulata De Crist. et Jan. Subvar. punctata Michaud. V. Tidone superiore; V. Trebbia superiore. Sebbene siano passati 26 anni da che pubblicai (?) per la prima volta una suddivisione di quel gruppo di Clausilia (De- lima) che chiamo della CI. alboguttulata e nel quale comprendo le tre specie del Kobelt: CI. daldensis, italaget ornata, suddivi- sione basata sullo studio di copioso materiale, in gran parte raccolto da me stesso, pure non so trovarne nè meno ora una migliore, che corrisponda cioè meglio alla distribuzione geogra- fica delle forme. Siccome quella pubblicazione si è poco sparsa nel publico malacofilo, massime nel giovane, così credo bene di riprodurre in succinto la detta classificazione, con quel lieve cambiamento, che feci sei anni dopo nel citato Essaz. CLAusiLIA ALBocuTtTULATA Wagner, sensu latiori. Var. I. major, C7. Itala G. von Martens, sensu latiori. Subvar.1. laevis, Itala Martens, sensu stricto, alboguttulata W. var. R, L. Pfeif. Monographia. Mut. ventricosa, Braunii Charpentier. 2: subrugata Menke, Itala var. Vicentina Kob.? 3. rugata Ziegler. II. media, albopustulata De Crist. et Jan, sensu latiori. alboguttulata var. Lombardica L. Pfeiff. Simbolae. e var. Italica idem Monographia. ornata Ziegl. var. major Rossmaessler. (!) Memoria citata pag. 415. / (*) Notizie malacostatiche sul Trentino, citate, pag. 26. — 100 — Subvar. 1. laevis, albopustulata De Crist. et Jan; sensu stricto. Mut. a. pallidior, Pfeiff et Rossmaessler, diluta Ziegler. b. saturatius rufa Pfeiffer L., crassior Rossmaessler, rubiginea Ziegler. 2. striata, punctata Michaud, alboguttulata var. y, Pfeifi, L. Monographia. 3. rugata, latestriata Charpentier. 4. costulata, Baldensis Parreyss. III. minor, ornata Ziegler, sensu latiori. Mut. testa crassiore, detrita Stentz, Bolcensis De Betta? Di regola le forme maggiori abitano le contrade più meri- dionali e le centrali poco elevate; Ie medie preferiscono le occi- dentali e le centrali non troppo elevate; le minori prescelsero le contrade orientali e qualche luogo elevato delle centrali. Così la CI. Itala dai colli di Monfalcone si spinge per la valle pa- dana sino a Mantova, nelle valli del Trentino ed a Brescia, la CI. subrugata si rinvenne sui colli Euganei e Berici, e la CI. rugata nei nostri Appennini. Alla CI. Itala tiene dietro nel Ti- rolo cisalpino, sui monti e nelle alte valli del Trentino, in Lombardia, nel cantone Ticino la CI. albopustulata, colla CH. latestriata nel Bresciano, nel Bergamasco e Comasco. La CI. puncetata Mich. dalla Catalogna e dalla Francia pervenne sino negli Appennini occidentali. La CI. Baldensis non fu rinvenuta: che al M. Baldo. La CI. ornata dall’ Europa orientale si spinse fino nell’Istria e sui monti del Tirolo cisalpino; la CI. Bolcensis del M. Bolca nel Veronese forse spetta a questo gruppo. Il Kobelt, astrazion fatta dalla CI. Baldensis, dividerebbe il gruppo in questione in soli due sottogruppi o specie, le CI. itala ed ornata, corrispondenti alle mie varietà I e III, compren- dendo parte delle forme della mia var. II, cioè le CI. aldopu- stulata e punctata, tra le varietà della CI. itala, e parte, ossiano le CI. rubiginea e latestriata, fra quelle della CI. ornata. — 101 — C. Iphigenia Gray. 4, vineoLata Held, Basileensis Fitzingor, plicatula var. De Stefani. V. Taro: Grondana al M. Penna. 5. pLIcATULA Draparnaud, lineolata var. Targioni. Stato parmense (Targioni); V. Baganza: passo della Cisa (minor), Ravarano, Calestano, Felino; V. Enza: Rigoso (Berté). Issel unisce a questa specie come varietà la sua CI. Valom- brosana, e De Stefani vi riferisce inoltre la CI. Appennina dello stesso autore. 6. BowneLLu E. von Martens ('). V. Baganza: Ravarano. Unisce il gruppo della Claus. plicatula® quello della (CI. rugosa: ha la striatura della prima e le gibbosità o creste cer- vicali della seconda. 7. rugosa Drap. var. cruciata Stud. degli autori toscani. Ealtaro: tra il M. Orocco e Bedonia, M. Pelpi (Berté). Var. crenulata Risso, degli autori toscani. V. Baganza: passo della Cisa (minor), Cassio tra il M. Sporno e Ravarano; V. Enza: Rigoso (Berté). Mentre che il Kobelt ritiene la CY. cruciata Stud. come specie distinta dalla CI. rugosa, e così pure il Gentiluomo ed il Targioni, il De Stefani non la riguarda che come semplice varietà di questa. E viceversa, mentre il De Stefani, e così pure il Bonelli, separano la CI. crenulata Risso, quale specie, dalla CI. rugosa, ritenendo inoltre, il primo, quel nome come sinoni- mo di CI. Isselî Villa, il Kobelt la riferisce come varietà alla CI. rugosa. XIII. Succinea Draparnaud. 1. putRIS Linné. V. Trebbia superiore; V. Enza: Montechiarugolo, () BoneLLI. -- Catalogo citato pag. 416. —. 102 — 2. PrerrreRI Rossm., elegans Issel, Gentiluomo secondo De Stefani. V. Enza: Monticelli. 3. oBLONGA Draparnaud. V. Enza: Monticelli. XIV. Carychium Miller. 1. minimum Miiller. V. Baganza: Ravarano; V. Parma. Var. clogantum Villa, tridentatum Risso ? V. Stirone: Tabiano; V. Enza. XV. Limnaeus Draparnaud. Gulnaria Leach. 1. peREGER Draparnaud. V. Trebbia superiore, Rivergaro; V. Taro: Rocca murata presso Gorro (Berté); V. Enza: Guardasone, Monticelli. 2. rroncatuLUs Miiller. i V. Stirone: colli fidentini ossia intorno a Borgo San Donni- no (Berté); V. Taro: M. Molinatico (Berté); V. Baganza: Càsola delle olle (Berté). XVI. Planorbis Guéttard. A. Gyrorbis Agassiz (Tropidiscus c. Spirorbes, Stein). 1. SprrogBIs Linné. V. Enza. B. Gyraulus Agassiz. 5. aus Miller. V. Enza: Monticelli. — 103 — XVII. Ancylus Gooffroy. 1. rLuviatILIs Linné. Var. costatus Villa, costulatus K.iister? V. Taro: Rocca Prebalza (Berté). Il De Stefani (') è d’avviso che gli Ancyli della parte mon- tuosa dell’ Appennino siano probabilmente da riferirsi tutti a questa forma; e pare che abbia ragione. XVIII. Acme Hartmann. 1. LINFATA Drap. var. polita L. Pfeiffer, V. Baganza: Ravarano. si XIX. Cyclostoma Draparnaud. 1. eLeGans Miller. V. Tidone superiore, Nibbiano (Tassi); V. Nuretta: Rezza- nello; V. Trebbia superiore, Rivalta; V. glio: Sariano (Tassi); V. Arda: Riorzo (Bagatti); V. Ongina: S. Franca (Bag.); V. Stirone: Tabiano, Salso maggiore; V. Taro: Cantoniera ai bo- schi; Rocca Prebalza, Bedonia; V. Baganza: Cassio, M. Spolve- rino (Sabbioni); V. Parma: Ghiare, Langhirano, Torrechiara; V. Enza: Ranzano, Traversetolo, Montechiarugolo, Monticelli; V. Secchia: M. Gibbio. ; XX. Amnicola Gould. 1. macrostoma Kiister, anatina Frauenfeld (*). Appennini parmensi, località incerta; un solo esemplare (Mu- seo della Università di Parma). ('‘) Memoria citata pag. 60. (*) Vorliufige Aufzihlung der Arten der Gattungen Hydrobia Hartm.' und Amnicola Gould, nelle Verhandlungen der zool. botan. Gesellschaft in Wien, vol. XII; Abhandlungen pag. 1026. i SEE XXI. Paludinella F. Schmidt. 1. opAcA Ziegl. var. Siemoniana (Bythinia) Targioni (!), md- liaris Berté in scheda et speciminibus, viridis Drap. Villa (?). V. Baganza: Ravarano. Le Paludinella Etrusca Palad., Isselti Gentil. e Lucensis Stab. non sono probabilmente che varietà di questa specie. Vi spetta pure la Paludinella della Valsugana che, molti anni ad- dietro, riteneva per la P. viridis Drap. (*), e probabilmente vi appartengono del pari quelle del Lombardo e del Veneto che furono classificate come P. Schmidtii Charp., abbreviata Mi- chaud, viridis Draparnaud (*). XXII. Unio Retzius (5). 1. ricrorum Lin. var. Deshayesii Mich. (), limosus Nilson? V. Secchia: sotto Rotteglia. XXIII Anodonta Cuvier. 1. creanea Lin. mut. ventricosa. V. Taro: Collecchio (Berté). XXIV. Cyeclas Draparnaud. 1. caLycuLATA Draparnaud. V. Baganza: Felino (Berte). (1) Memoria citata pag. 371. (2) Catalogo dei molluschi della Lombardia, Milano, 1844. Estratto dalle Noti- zie naturali e civili su la Lombardia, Vol. I, pag. 9. (5) Notizie malac. sul Trentino citate pag. 98. (4) Note malacologiche d’ una gita in Valbrembana, Milano 1848. Estratto dal Giornale dell’ Istituto lombardo, nuova serie, tomo I, pag. 55. (5) Il parmigiano distingue la conchiglia degli Acefali col nome di Capra. (5) MicHauD A. L. G. — Complément de 1° histoire naturelle des mollusques terr. et fluv. de la France, de J. P. R. Draparnaud. Verdun, 1851, page 107, planche XVI, figures 26 et 50. — 10D — XXV. Pisidium C. Pfeiffer. 1. ogrusare C. Pfeiffer, fulvescens Berté in scheda et spe- ciminibus. V. Taro: M. Molinatico; M. Pelpi (Berte). 2. osLiguum C. Pfeiff., amnicum Miiller. V. Enza: Monticelli. 3. Casertanum Poli. Appennini parmensi, località incerta. (Museo parmense). NOTA. I. Specie che ritengo indicate erroneamente come viventi nel nostro Appennino. HyALN) cellaria Miller, Jan, Conspectus citato. — Sarà la H. Draparmldi Beck, la H. cellaria essendo, piuttosto, sparsa nelle Alpi. Hrenix motana Studer, Jan 1. c. (rufescens Penn. var., Ko- belt). — È specie della Germania meridionale e della Svizzera; probabilmenti individui straordinariamente grandi e depilati del- Dillo LL. hispida sono stati ritenuti come appartenenti alla specie in discorso. HreLix dilicida Ziegl., Jan. 1. c. — Vive nella penisola Olim- pica. Verosimlmente fu scambiata con essa la H. Olivieri Mich. nec Férussac. Henix ardustorum L., Jan 1. e. — Specie alpina; forse se n'è trovata quache spoglia nelle posature del Po, presso lo — 106 — sbocco di taluno dei torrenti dell’ Appennino, trasportata giù dai fiumi che dalle Alpi discendono pure nel Po. Henix hortensis Miller, Jan 1. c., Porro, Collectiones ('). — Non vive in Italia. Esemplari albini della H. nemoralis furono per molti anni ritenuti come appartenenti alla H. hortensis (?),. e di tali il prof. Jan avrà raccolti anche nel Parmigiano. x HeLix strigata Fér., Jan 1. c. — È specie siciliana. Forse non è che un errore di stampa, invece di /. strigella Drap., la quale forse vive nel nostro Appennino. HrLix elegans Gmel., Jan 1. c. — È specie marittima. La erroneità di tale indicazione fu già avvertita da E. De Martens (5). Buriminus Apenninus Jan, Mantissa (*), rupestris Kryn., as- similis Ziegler. — Già De Martens, l. c., esternò l’ opinione che questa specie, propria della Russia meridionale occidentale, non possa vivere da noi, e propose di cancellare il nome datole da Jan, perchè basato sopra un errore, e perchè genera un? idea erronea relativa alla distribuzione geografica della specie. \ hi SteNnocYRA decollata L., Jan, Conspectus ete. — E specie meridionale. Il dottore Malpeli ne trovò una spozlia a Fragno nella valle della Baganza; ma quest’ unica conchiglia può esservi stata trasportata in varii modi dall’ altro versanie dell’Appen- nino. Non si rinvenne però nè meno nella part} superiore di questo. , î (1) Collectiones rerum naturalium musaei mediolanensis. :Mbllusca terrestria et fluviatilia. Mediolani, 1846, pag. 3. (2) SrRoBEL. — Sulla non esistenza dell’ Helix hRortensis Mall. di quà delle Alpi. Nel Giornale di Malacologia, Anno I. Pavia, 1853; pae 6. (3) Memoria citata pag. 15. (*) Mantissa in secundam partem catalogi testaceorum exshntium in collectione De Cristofori et Jan Parma, 1852; pag. 3. — 107 — Pupa dolium Drap., Jan 1. c. — Questa specie delle Alpi orientali, già rara nelle montagne orientali della Lombardia, non potrebbe trovarsi da noi che per una singolare eccezione, che, come tale, ha bisogno di una speciale conferma. È bensi vero che, secondo Issel, 1. c., Appelius ne avrebbe trovate delle spoglie nei detriti del Gombo nella provincia pisana; ma anche questo è un fatto isolato, e senza punto volere dubitare della giustezza della classificazione, mi permetto di sospettare almeno di uno scambio di esemplari d’ una località con quelli di altra, ed attendo pertanto una conferma anche di questa asserzione, per accettarla come buona. CLausiLiA parvula Stud., Jan l. c. — Nella Lombardia non fu riscontrata che assai raramente e solo nelle località alpine, poco discoste dalla cresta e dal versante settentrionale della ca- tena delle Alpi, al di là delle quali è la sua vera patria. Bo- nelli, 1. c., la indica dell’ Appennino casentinese; ma il De Stefani riguarda gl’ individui, dal Bonelli determinati col nome di CI. parvula, come appartenenti alla CI. rugosa. CrcLostoma costulatum Ziegl., Jan 1. c. — Già il Martens, 1. c., ha espresso il dubbio che questa specie dell’ Oriente possa campare nel parmigiano. Finora non mi consta che sia stata osservata nei paesi intermedii, e quindi suppongo che anche per l'indicazione di questa specie sia occorso il medesimo equivoco che pel Buliminus Apenninus Jan. NOTA. II. Specie che forse, o probabilmente, si potranno riscontrare negli Appennini, tra il Tidone e la Secchia. Hyanina nitidula Draparnaud. — Jan, 1. c., la enumera tra le specie parmensi. In Lombardia rinviensi pei colli e pei monti. bj E specie europea, sparsa ma quasi isolata. — 108 — HeLix incarnata Miller. — Anche questa specie viene in- dicata da Jan, l. c., siccome parmigiana. In Lombardia vive sparsa ma quasi isolata, dal piano al monte. Figura nell’ elenco delle specie della Toscana pubblicato dal Gentiluomo. È diffusa per tutta l’Europa media. Il Jan indica come specie distinta, pure parmense, l’ H. mo- nodon. Ma noi sappiamo che con tale nome e Porro e Jan, ed anni sono anche Villa e Stabile, indicavano erroneamente quella mutazione della H. incarnata, la quale alla base del cercine porta un dente atrofico ('), e che da Charpentier fu poi distinta col nome di H. Villae (non De Mortillet). Se la H. Villae di Megerle è realmente una varietà della H. Cobresiana Alten, mo- nodon Fér., come ritiene Kobelt, op. cit., anzi che della H. in- carnata, allora questo autore le ha assegnato erroneamente quale patria l’ Alta Italia; in questa contrada non rinviensi che l’ affine l’ H. leucozona Ziegl., edentula Jan olim, colla mut. dolopida Jan. Heuix strigella Draparnaud. Abbiamo veduto che il Jan in- dica erroneamente come raccolta nel parmigiano l’° H. strigata Miiller. Dissi che ritengo essere stato stampato questo nome invece di quello di Z. strigella. Ora questa specie dell’ Europa centrale discende dalle Alpi sino nella pianura padana. Non trovo dunque difficoltà ad ammettere che possa vivere anche nei nostri Appennini, sebbene non la vegga indicata tra le spe- cie del versante meridionale di quella catena di monti. Aggiun- gasi inoltre che a Traversetolo nella valle dell’ Enza raccolsi una conchiglia calcinata e guasta che sembra appartenere alla specie in discorso. Helix zonata Fér., Jan l. c., planospira Lam., umbilicaris Brumati. — Senoner me la indicò siccome raccolta non solo nel parmigiano ma benanco nel modanese. Nè Berté, nè Pas- (1) StroBEL. — Note malacologiche pag. 55. — Notizie malacostatiche pag. 73. — Essai pag. 14 dell’ estratto, pag. 242 delle Memorie. — 109 — serini, nè io, nè altri abbiamo potuto trovarvela. E comuno nelle Alpi nostre orientati ('), e di là dell'Appennino, nella valle del Serchio (De Stefani), nel senese (Bonelli), nel lucchese e pisano (Gentiluomo, Issel), nel casentino (Targioni Tozzetti). NOTA III. Specie acclimate. Il dott. Aminta Malpeli recò, or sono otto anni, da Pisa alcune Helix vermiculata Mull., e le lasciò in libertà nel suo giardino in Calestano nella valle della Baganza. Vi si propa- garono, e, sebbene in numero tuttora limitato, vi si propagano i loro discendenti; per cui la specie si può dire ivi acclimata. Nel castello di Bardi, nella valle del Ceno, il dott. Giuseppe Sabbioni rinvenne l’ elia adspersa Miller, nè altrove nel nostro Appennino potè rintracciarla. Conviene dunque ritenere che vi sia stata importata dagli abitanti del castello, e forse in età remota, e vi si sia acclimatizzata, come lo fu in diversi luoghi della pianura nostra, quivi introdotta dai lidi veneti, anzi che, come si potrebbe presumere, dal vicino mantovano. (1) StroBEL. — Essai citato pag. 17 dell’ estratto, pag. 245 delle Memorie; carta Il. -— usa RIOA SE PARPETT CONFRONTI TRA LE SPECIE DEI DUE VERSANTI DELL’ APPENNINO I. Nota delle specie e varietà delle valli superiori del Serchio e della Magra ('), mancanti al versante settentrionale dell’Ap pennino tra il Tidone e la Secchia. Hyanina Uzielli Issel. (Zonites U. De Stefani). Draparnaldi Beck (Zonîtes lucidus Drap.) var. obscu- rata Porro, e var. Villae Mortillet. Arion empiricorum Fér. var. rufus Linné. HeLix planospira Lam. var. Italica Stabile. cingulata Rossm. var. Carrarensis Porro. adspersa Miller. aperta Born. variabilis Drap. var. minor. ventricosa Draparnaud. Pupa cinerea Drap. (quinquedentata Born). secale Drap. var. sarratina Moq. Tandon. cylindracea Da Costa var. umbilicata Draparnaud. CLausiLia Comensis Shuttl. var. Lucensis Gentiluomo. papillaris Mill. (bidens L.). (!) Per istabilire i confronti tra i due versanti e compilare questa e le altre due note relative, mi sono valso, per ciò che riguarda la valle del Serchio, della più volte citata memoria del De Stefani, e per rispetto alla valle della Magra di quel poco materiale ch’ ebbi campo di raccogliere io stesso alquanti anni addietro, I — lll — Limnarus ovatus Drap. (Limnaca limosa L.). Pomamias septemspirale Razoumowsky. patulum Draparnaud. HyproBia thermalis L., Aponensi Mart. affinis (Bythinia sp.?) De Stefani. Somma : Generi 2, specie 15, varietà 4, mancanti al nostro Appennino. Osservazioni Singolari di certo sono alcuni fatti negativi. Fra questi, prin- cipale, la mancanza nel nostro Appennino del GENERE Pomatias, così comune nelle Alpi; e se non ne avessi osservata la mancanza anche negli Appennini orientali del Piemonte, sosterrei che se ne dovessero rinvenire dei rappresentanti pure da noi. Ciò potrà forsanche avvenire in seguito; comunque però, sarà sempre una eccezione che non torrà valore al fatto normale. Neppure il gen. Hydrobia fu osservato nel versante nostro dell'Appennino. Siccome però questo genere è rappresentato e nelle Alpi e nella pianura transpadana, potrebbe darsi che ve se ne scoprisse qualche specie, sottrattasi finora alle ricerche in grazia della sua piccolezza. È del pari strano che non abbia incontrato nè nei nostri Appennini, nè in quelli del Piemonte orientale alcuna Campylaea. Come indicai precedentemente, Jan enumera la Helix planospira quale specie parmense. Conviene dunque supporre che la si tro- verà nel nostro monte. Però deve esservi assai rara, ed il fatto per tale eccezione non perderebbe della sua importanza. La mancanza del genere Pomatias e del sottogenere Cam- pylaea non potrebbe attribuirsi alla natura geognostica del suolo, le medesime rocce trovandosi in ambo i versanti. Delle rimanenti 10 sprotr del versante australe non raccolte nel boreale le Helix adspersa, variabilis, ventricosa, Pupa ci- nerea, Clausilia papillaris sono pivttosto marittime; e siccome le influenze marittime non giungono nel nostro versante, mentre — 112 — arrivano invece, attraverso la pianura padana, sino alle Alpi ('), così non evvi probabilità di trovarle nei nostri Appennini, fuor- chè acclimate, come p. e. la H. adspersa. Le Hyalina obscurata ed Uzielli e l'Helix aperta sono forme meridionali, che pertanto non ponno campare nel nostro versante. Lo stesso non potrebbe dirsi della Pupa secale, ch'è specie dei paesi temperati d’ Europa. Ed evvi poi grande probabilità di scoprire ancora pei nostri colli l’Arion empiricorum, la Hyalina Villae, la Pupa umbilicata ed il Limnaeus ovatus, avvegnachè l’ultima specie, acquatica, pro- spera nel nostro piano. l° Aron venne raccolto nella pianura transpadana, e le Hyalina e Pupa vivono nelle Alpi, e non dovrebbero quindi mancare nel nostro versante dell’Appennino, posto tra il suo versante meridionale e le dette montagne. La var. Lucensis della Clausilia Comensis è il rappresentante meridionale della nostra var. interposita della medesima specie. Il. Nota delle specie o varietà dell’ Appennino settentrionale tra il Tidone e la Secchia, non raccolte nelle valli superiori del Serchio e della Magra. Limax lineatus Dum. var. Da Campi Menegazzi. variegatus Draparnaud. agrestis Linné. AmaLia marginata Draparnaud. Virrina drevis Férussac. elongata Draparnaud. limacoides Alten. HyALINA nîtidosa Férussac. diaphana Stud. var. subrimata Reinhardt. crystallina Miiller. hydatina Rossm. var. pseudohydatina Bourguignat. fulva Draparnaud. (1) StrogEL — Essai citato pag. 18, 19, 21, 26 e 45 dell'estratto, pag. 246, 247, 249, 254 e 271 delle Memorie. — 113 — Arion fuscus Miller. hortensis Férussac. HrLix hispida Linné. ciliata Venctz. fruticum Miller, nemoralis Lin. tipo. pomatia Linné. cincta Muller. Ammonis A. Schmidt. profuga A. Schmidt. BuLiminus detritus Miller. CroneLLA Hohenwarti Rossmaessler. acicula Mill. tipo. P Pupa variabilis Draparnaud. marginata Draparnaud pygmaea Draparnaud. angustior Jeffreys. biplicata Michaud. Bara fragilis Draparnaud. CLausIiLIa laminata Montagù. Comensis var. interpostta. lincolata Held. Bonelli Martens. Succinea putris Linné. oblonga Draparnaud. Carvonum minimum Mill. et elongatum Villa. PLanorBis albus Miiller. Acme lineata Drap. var. polita L. Pfeiffer. AwnIcoLa macrostoma Kiister. PaLupINELLA opaca Z. var. Siemoniana Targioni. UnIo pictorum L. var. Deshayesit Michaud. Axoponta cygnea Linné. CyrcLas calyculata Draparnaud. Pisipium obtusale C. Pfeiffer. Bull. della Soc. Mal. It. Vol, III, — 114 — Pisipium Casertanum Poli. SomMA : generi mancanti 8, specie 41, varietà 7. Osservazioni. Tutti gli otto GENERI, non rinvenuti nelle valli del Serchio e della Magra, sono rappresentati e nella Toscana e nella val- lata del Po. Non è dunque probabile che non lo siano anche nelle dette valli, interposte a queste contrade. Delle 41 specie non raccolte in esse valli, 29, ossiano quasi 5/ dovrebbero vivere nelle medesime, poichè trovansi sparse per le vicine contrade della Toscana, e quasi tutte anche per la valle padana. L’Helix cincta però vi sarà probabilmente confinata nelle parti orientali. Cinque delle 7 varietà non ancora trovate nelle valli in discorso, vi si rintracceranno pure pro- babilmente, e per gli stessi motivi. Quanto alla Helix Ammonis, ritengo che debba trovarsi nel versante australe dell'Appennino, avvegnachè la ebbi dalle Roma- gne e da Firenze, Gentiluomo la indica siccome trovata a Pisa e Settignano, e Del Prete ne raccolse le spoglie tra i detriti del mare a Viareggio (‘). Io non la posso riguardare che come una va- rietà della Helix neglecta Drap., e ritengo che alla medesima spettino gl’individui toscani indicati dal Bonelli e dall’Issel col nome di HH. neglecta, e ciò tanto più rispetto all’ Issel, in quanto che appunto col nome di I. neglecta egli ha designati gli esem- plari da lui raccolti a Tabiano nei nostri colli, i quali perciò non possono appartenere che alla forma H. Ammonis. Potrebbe darsi che anche nel versante meridionale dell’Ap- pennino si scoprissero gli Arion fuscus ed Rortensis, essendo specie sparse per tutta Europa. Siccome i raccoglitori trascurano tut- tora facilmente i molluschi nudi, così è probabile che gli Arion, siccome tali, non siano stati punto cercati nè raccolti. Meno ._ (') Nota di alcune conchiglie raccolte nei comuni di Viareggio, Massarosa e Camaiore. Nel Bullettino della Soc. Malac. Ital..Vol. I. pag. 27. Pisa, 1875. — 115 — probabilmente camperanno nelle contrade in questione le Vitri- na elongata e limacoides ed il Pisidium obtusale, essendo ritenute per specie peculiari delle parti settentrionali e medie dell'Europa, cui quelle contrade non appartengono. Cinque specie difficilmente saranno, varcata la cresta dell’Ap- pennino, discese ad occuparne il versante australe, essendo le medesime relativamente specie settentrionali, e queste sono: Helix hispida, ciliata, fruticum, pomatia e Buliminus detritus. Esse, meno forse il Buliminus, trovarono nel nostro versante appunto il loro limite meridionale. Ed infatti nessuno degli autori toscani, da me consultati, le enumera tra le specie osser- vate in Toscana. Essi non fanno nè meno cenno della Pupa vartabilis, ch'è specie occidentale; per o@fî ritengo che non passi nelle valli australi. Neppure il tipo della Melix nemoralis sembra oltrepassare la catena dell'Appennino. Da Genova, dalla Spezia, da Pietra Mala, dalle Romagne non ebbi che la varietà meridionale H. Etrusca ; e nella valle del Serchio il De Stefani non rinvenne che questa. La Clausilia Comensis var. interposita è, come già si disse, forma particolare del nostro versante, ove rimpiazza la var. Lucensîs del mezzodì. Ill. Elenco delle specie che vivono in ambo i versanti dell’ Appennino nostro. TrsraceLLa haliotidea Drap. var. disulcata Risso. Limax cinereus Lister. Hvyarina Draparnaldi Beck. hydatina Rossmaessler. olivetorum Hermann. HeLix rupestris Draparnaud. pygmaea Draparnaud. rotundata Miiller. abvoluta Miiller. — 116 — HeLix aculeata Miller. pulchella et costata Miiller. cinctella Draparnaud.. cantiana Montagù. carthusianella Draparnaud. nemoralis Lin. var. Etrusca auctorum. lucorum Miller. coespitum Drap. var. introducta Ziegl. (!). unifasciata Poiret. BuLiminus obscurus Miller. tridens Miller. quadridens Miller. CroneLLa lubrica Mill. cum lubricella Ziegler. acicula Mill. var. Veneta Charpentier. Pupa frumentum Drap. var. Ilyrica Rossmaessler. avenacea Bruguier. Sempronii Charpentier. minutissima Hartmann. doliolium Bruguier. CLausiLIA Comensis Shuttleworth. albogutiulata Wagn. var. punetata Michaud, e var. rugata Ziegl. (Valle della Magra, Strod.). plicatula Draparnaud. rugosa Drap. var. cruciata Studer, e var. crenulata Risso. Succinra Pfeifferi Rossmaessler. LimnaAEUS pereger Draparnaud. truncatulus Miiller. PLanorBIs spirorbis Linné. AnoyLus costatus Villa. Acme lineata Draparnaud. (1) Gli esemplari da me raccolti nella valle della Magra e negli Appennini piemontesi, e quelli avuti dal Col di Tenda spettano a questa varietà. Vi ap- parterranno quindi anche quelli della valle del Serchio, osservati dal De Stefani. — 17 + CyoLosroma elegans Miiller. PaLupINELLA opaca Ziegler. Pisipiom obliquum C. Pfeiffer. Somma: generi 17 ('), specie 41, varietà 4; ossiano 0, 68 dei generi e 0, 50 delle specie del versante settentrionale, e 0, 89 dei generi e 0, 73 delle specie del versante meridionale. Deduzioni. Le due contrade dell'Appennino, che abbiamo poste a con- fronto, non rappresentano termini di confronto d’eguale va- lore geografico, il territorio meridionale essendo molto meno esteso del settentrionale, specialmente nel sepso della longitu- dine. Per cui, se in quest’ultimo furono raccolte 82 specie, men- tre che nel primo non se ne trovarono che 56 (?), non si può dedurne, che questo territorio sia meno ricco di specie dell’ al- tro. Ed infatti, esaminando il lungo elenco delle specie del ver- sante settentrionale, non raccolte nell’australe, abbiamo conchiu- so che solo una decina circa non camperà in questo, mentre che tutte le altre probabilmente vi si riscontreranno. E vice- versa, esaminata Ja nota delle poche specie del versante meri- dionale non rinvenute nel boreale, abbiamo ritenuto che dieci specie circa non potranno in questo allignare. Per cui, compen- sandosi circa il numero delle une con quello delle altre, venia- mo alla conclusione, che poca o nessuna differenza vi sarà tra i due versanti, quanto alla ricchezza relativa di specie, saranno una novantina circa, cui aggiungendo quelle, che verosimilmen- te, come vedremo in seguito, saranno ascese dal piano nelle valli appenniniche, avremo una cifra finale di un centinaio circa (5). ('‘) Dovendosi in essi comprendere anche l° Arion, rappresentato in ambo i versanti, ma da specie diverse. (2) Nel catalogo del De Stefani ne figurano 57, pel motivo che questo autore tiene distinte come specie le Clausilia cruciata e crenulata, mentre che io le riunisco entrambe come varietà della Cl. rugosa. (*) L'Helia incarnata non venne finora raccolta nè nell’ uno nè nell’ altro — 118 — Passiamo a stabilire invece le differenze quasi certe tra quelle contrade in quanto alla natura delle specie stesse. Nel versante settentrionale non vivono. di certo o quasi di certo (salvo se acclimate dall’ uomo): Hyalina Uzielli, Helix cingulata, adspersa, aperta, variabilis, ventricosa, Pupa cinerea, Clausilia papillaris, Pomatias septem- spirale e patulum. Nel meridionale invece non camperanno: Helix hispida, ciliata, fruticum, pomatia, Buliminus detritus, Pupa variabilis, e forse nè meno: Vitrina elongata e limacoides e Pisidium obtusale. Come vediamo, non si tratta punto di forme affini, di cui quelle d’ un paese rappresentino in questo le forme affini del- l’altro. A prima giunta si potrebbe forse e tuttalpiù sospettarlo quanto alla Helix adspersa rispetto alla H. pomatia, e riguardo alla Pupa cinerea di fronte alla P. variabilis. Ma tutte quat- tro queste specie trovansi conviventi nelle Alpi occidentali ('), e quindi, sebbene appartenenti a due generi e sottogeneri (Po- matia e Torquilla) uguali, pure non ponno essere rappresen- tanti le une delie altre in paesi diversi. Sono invece veri rappresentanti 1’ una dell’ ni le Clausilia Lucensis del Sud e CI. interposita del Nord. Conclusione. I fatti geografici più saglienti che caratterizzano il nostro versante dell'Appennino, sono i seguenti: 1.° Mancanza del genere Pomatias. 2.° Mancanza o per lo meno massima scarsezza di molluschi del sottogenere Campylaca del genere Helix. è versante dell'Appennino, ma probabilmente vivrà in entrambi come già av- visai. (') StroBEL, — Essai citato pag. 56 dell’ estratto, pag. 264 delle Memorie. — 119 — 3.° Presenza della occidentale Pupa variabilis, la quale forse vi costituisce l’ estrema colonia, l’ avamposto verso levante. 4.° Presenza delle Melix hispida, ciliata, fruticum, pomatia e del Buliminus detritus, i quali vi trovano il loro limite me- ridionale, come pare avervelo pure il tipo della Melix nemoralis. 5.° Il fatto che il tipo settentrionale della Clausilia Comen- sis vi fa passaggio alla meridionale var. Lucensis mediante la var. interposita. 6.° L’ accantonamento del Buliminus detritus nella valle della Baganza, too DOD o PAR TTT CONFRONTI TRA IL PIANO ED IL MONTE CI Elenco delle specie di molluschi viventi nella pianura della valle padana, compresa tra gli Appennini ed il Po, la Trebbia e la Secchia. ABBREVIATURE: G., indica Guastalla ('), Pa., Parma; Pi., Piacenza. Con * s’ indicano le specie non rinvenute nell’Appennino nostro. I. Limax 1. lineatus Dum. var. Da Campi Men. — Monticelli d’Enza ai piedi del colle. 2. cinereus Lister — Monticelli, Pa. 3. vartegatus Drap. — Monticelli, Pa. 4. agrestis L. — Montechiarugolo e Monticelli, Pa. II. Amaria 5. marginata Drap. nec. Mill. — Montechiarugolo, a piè del colle. III. HyaArinA 6. Draparnaldi Beck. — Pa., Poviglio, Castione dei Marchesi. * 7. succinea Stud. — Pi. (prof. Alberto Bracc:forti in speciminibus). 8. crystallina Mill. — Pa., Jan, Conspectus citato. 9. fulva Drap. — Pa. Jan 1. c. IV.HeLix 10. pygmaea Drap. — Vigheffio (prof. Giov. Passe- riîni in speciminibus), Pa., Jan. 1. c. 11. rotundata Mill. — Borgo San Donnino (Berté), Pa, Jan... (1) Tutte le specie di Guastalla furono raccolte dall’ egregio mio collega prof. Giovanni Passerini. HeLix 12. 22. 23. 24. — 121 — pulchella cum costata Mill. — Vigheffio (Passeri), Pa, Jan. lo. . hispida L. — Pa., Jan. |. c., Pi. . rubiginosa Ziegl. — Colorno (Bertt). . cinctella Drap. — Montechiarugolo, Monticelli, Vigheffio, Pa., Jan. 1. c., Fontanellato. . incarnata Miill. cum mut. monodon Villa nec Fér. — Pa., Jan. 1. c., G., Pi. (Bracciforti). . cantiana Mont. — Montechiarugolo, Corcagnano, S. Ilario d'Enza, Vigheffio, Pa. . carthusianella Drap. cum. mut. Olivieri compl. auct. — Montechiarugolo, Monticelli, Vigheffio, Vicofertile, Pa., Beneceto, pPoviglio, Castione, G., Sissa (Berté), Pi., Sponde del Po. . fruticum Mill. — Pa., Jan. 1. c., G., Pi. . strigella Drap. — Pa., Castione, G., Pi. . nemoralis L. —- Fontanellato, Castione, Casaroldo di Samboseto, G. (boschi del Po), Pi. (rive del Po) — bassa pianura. var. Etrusca auct. — Montechiarugolo, Mon- ticelli, Corcagnano, S. Ilario, Vigheffio, Pa. (H. Genuensis Porro, Porro 1. c.), Beneceto, G. — di preferenza l'alta pianura. adspersa Mill. — Pa. e G. nei giardini (accli- mata da Passerini), Pi. nei giardini. pomatia L. -- Pa., Fontanellato, Pi. lucorum Mill. — Monticelli, Corcagnano, Vighef- fio, Pa., G., Pi., Modena (Senoner in litt.). Mutationes: a. minor, coniformis, alt. 25, diam. 27 millimetra. b. minima, lutescens, alt. 20, diam. 23 millimetra (Malpeli). . Ammonis A. Schm. —- Montechiarugolo, Monti- celli, Corcagnano, S. Ilario d’ Enza. Vigheffio, Pa., Castione, Pi. — 122 — HeLix 26. profuga A. Schm. — S. Ilario d’ Enza; Pa. 27. unifasciata Poir. cum mut. bdidentata Drap. — Montechiarugolo, Monticelli, S. Ilario, Vighef- fio, Pa., Fontanellato, Castione, S. Secondo par- mense, Pi. * 28. conspurcata Drap. — Pa. nei giardini (traspor- I tata ?). V. BuLiminus 29. tridens Mùll. — Pa., Pi. VI. CioneLLa 30. lubrica Mill. cum mut. lubricella Ziegl. — Borgo S. Donnino (Berté), Pa., Pi. 31. acicula Mill. nec De Betta. — Pa., Casa- roldo. VII. Pupa 32. frumentum Drap. var. Ilyrica Rossm. — Mon- techiarugolo, Monticelli, Vigheffio, Pa., Pi. 33. marginata Drap. cum. mut. edentula et uni- dentata. — Vigheffio (Pass.), Pa., Pi. 34. minutissima Hartm. — Borgo S. Donnino (Ber- té), Pa. Jan. Consp., Castione. VIII. Succinga 35. putris Lin. — Montechiarugolo, Pa., Pi., Rive del Po. 36. Pfeiferi Rossm. — Monticelli. 37. oblonga Drap. — Monticelli, Pa. IX. CarvycnIum 38. minimum L. — Pa. X. Limnarus * 39. ovatus Drap. — Pa., G., Pi. (Braccif.). 40. pereger Drap. — Monticelli, Pa. mut. marginatus Mich. — Pa. (Bertd). 41. truncatulus Mill. — Borgo S. Donnino (Ber- té), Pa. * 42. stagnalis L. — Quingento, Pa., Poviglio, G., Pi. (Brac.). * 43. palustris Drap. — Pi. (Braccif.) var. obscurus Ziegl. — Pa. Porro l. co Gi XI. Puysa * 44. hypnorum L. — Pa. (Berte). * 45. fontinalis L. — Pa. — 123 — XII. PLanorBIs * 46. corneus L. -— G. var. Etruscus Ziegl. auct., Banaticus Lang? — Pa. * 47. marginatus Drap. — Pa., G., Pi. (Brac.). mut. submarginatus De Crist. et Jan. — Pa. Jan. I. c. * 48. carinatus Mill. — Pa. (Bert), Pi. (Brac.). mut. dubius Hartm. — Pa. (Bertd). * 49. vortex L. cum var. compressus Mich. — Pa. (Berte). 50. spirorbis L.: — Pa. (Berté), Fontanel- lato, Po. * 51. rotundatus Poir. — Pa. Pi. (Braccif.). 52. contortus L. — Pa. (Berte). 53. albus Mill. — Monticelli, Pa. * DA. fontanus Lightf. — Pa. (Berté). * 55. nitidus Mill. — Pa. (Berté), Pi. (Brac- | ciforti). XIII. AncyLus 56. /uviatilus L. — Pa. (Berté). * 57. capuloides Jan. — Pa. (Berté). XIV. CyoLosroma 58. elegans Mill. — Montechiarugolo, Mon- ticelli, Corcagnano, Vigheffio, Pa. — * alta pianura. XV. Parupina * 59. contecta Millet. — Pa., Poviglio, G., Pi. (Bracc.). * 60. fasciata Mull. — Pa., Poviglio, G., Pi. (Braccif.) XVI. Birayrnia * 61. tentaculata L. — Pa., Pi. (Braccif.). XVII Vanvara * 62. cristata Mill. -— Pa. (Berté). * 63. piscinalis Mill. — Pa. (Berté). XVIII. NeritIna * 64. fuviatilis L. — Pa. XIX. Unio 65. pictorum L. var. Deshayesii Mich. — Castione, Casaroldo, Poviglio, Pi. (Braccif.). mut. elongata, fusca, umbonibus ferrugineis, U. fucata Bertè — Pa. — 124 — Unio * 66. glaucinus Ziegl. — Pa. (Guidotti). mut. umbonibus valde corrosis, virenti-fusca, U. alasmodontea Berté — Pa. XX. MarGARITANA * 67. Bonelli Fér. — Castione, Casaroldo, Pa. (Guidotti), Pi. (Braccif.), Po, Fanuc XXI. Anoponra 68. cygnea L. — Collecchio a piè del colle (Berté). * 69. piscinalis Nilss. var. Teprosa Parr. — Pa., Poviglio, Pi. (Braccif.). XXII. CycLas * 70. cornea L. — Pa., Fontanellato, BIA(Braec): 71. calyculata Drap. — Pi. (Braccif.). * var. Steinii Schm. -- Pi. (Braccif.). XXIII. Pisipium 72. obtusale C. Pfeiff. -- Fontanellato (Berte). 73. obliquum ©. Pfeiff. — Monticelli, Castione. * mut. inflatum Meg. — Pa. (Berte). 74. Casertanum Poli — Pa. (Berté). I. Nota delle specie che ritengo indicate erroneamente siccome viventi nella nostra pianura. Heuix angigyra Ziegler — Pi. (Braccif.). Non se ne rinvengo- no che le spoglie nei sedimenti del Po, siccome pure a Guastalla, trasportatevi dai fiumi alpini. leucozona Ziegl. var. — Pa. (Porro). Abita bensì l’ Alta Italia, ma solo nelle contrade orientali, nè mai in pianura. Probabilmente venne con essa confusa l’ H. incarnata mut. Villae Charp. monodon Villa. cincta Mill. — Pa. meNARD DE LA GROYE l. c. — Ho già dichiarato di non averla mai trovata nel Par- migiano. È specie che nella valle Padana tiensi ai colli. BuLiminus quadridens Miill. — Pa. Jan. 1. c., G., Pi., le sole spo- glie nei sedimenti del Po, portatevi dai suoi af- fluenti, — 125 — Neritina rhodocolpa Jan. e serratilinea Ziegl. — Nel Po (Jan.); non credo vi siano state raccolte viventi. II. Nota delle specie e varietà che probabilmente vivranno nella nostra pianura oltre le già raccolte, essendochè furono rin- venute nella pianura transpadana. Virrina elongata Drap., e limacoides Alten, trovate anche nelle nostre valli. HyALInA diaphana Stud., ed Rydatina Rossm, le quali abitano del pari nei nostri Appennini. Hrevix aculeata Mull. incontrata anche nelle nostre valli. BuLiminus obscurus Miill. che vive anche nekinostro Appennino. CroneLLA acicula var. Veneta Charp., raccolta pure nel nostro colle. Pupa edentula Drap., antivertigo Drap., pygmaea Drap. ed an- gustior Jeffr. Le ultime duo rinvengonsi anche nei no- stri monti. LimnaEUS auricularius Drap., e vulgaris Rossmaessler. PLANORBIS cristatus Drap., ed imbricatus Muller. AncyLus lacustris Linné. Acmr lineata var. polita Pfeif., che vive pure nelle nostre vallato. UnIo tumidus Retzius. Somma: specie 17, alle quali aggiungendo le specie 74, già raccolte nella nostra pianura, si avrebbe un totale di specie 91, numero il quale corrisponde all'incirca a quello delle specie ri- scontrate nella bassa pianura lombarda. Confronto tra il piano ed il monte. Dal confronto dell’elenco dei molluschi viventi del nostro Appennino con quello dei molluschi della nostra pianura emer- ge che in questa non si sono finora rinvenuti i rappresentanti degli 8 GENERI: Testacella, Vitrina, Arion, Balea, Clausilia, — 126 — Acme, Amnicola e Paludinella, rappresentati invece nell’ Appen- nino. È però quasi certo, come abbiamo veduto nella precedente nota II, che in pianura si troveranno due specie di Vitrina e l’Acme, ed è del pari probabile che l’ Arion, l’Ammnicola e la Pa- ludinella vi siano rappresentate. Percui rimangono soli tre ge- neri terrestri, Testacella, Balea e Clausilia, con 9 specie, esclu- sivi dell’ArpenNINO. Oltre queste e 5 specie di 4 degli altri ge- neri prenominati, vi sono 21 specie dell'Appennino, tutte ter- restrîi, non riscontrate nella pianura. Non evvi però dubbio che 6 di esse: Hyalina diaphana ed hydatina, Helix aculeata, Buli- minus obscurus, Pupa pygmaea ed angustior, non vi campino, pei motivi indicati precedentemente (Nota II). Non rimarreb- bero più che 15 oltre le 14 accennate, ossiano 29 specie, esclu- sive dell’Appeunino, ovverosia del colle e del monte, e sono: Testacella haliotidea, Vitrina brevis, Hyalina nitidosa ed olive- torum, Arion fuscus ed hortensis, Helix rupestris, obvoluta, ci- liata, cincta, coespitum, Buliminus detritus e quadridens, Chio- nella Hohenwarti, Pupa variabilis, avenacea, Sempronti, bipli- cata e doliolum, Balea fragilis, Clausilia ‘laminata, Comensis, alboguttulata, lineolata, plicatula, Bonelliù e rugosa, Ammnicola macrostoma e Paludinella opaca. — È pure propria dell’Appen- nino la var. minor dell’ Helix cantiana; lo stesso non potrebbe dirsi della var. Veneta della Cionella acicula (vedi Nota Il). Dall’ esame degli stessi ‘elenchi risulterebbe che di 6 GeNERI del Piano, tutti aquatici, non sono stati scoperti rappresentanti nell’ Appennino (‘), cioè dei generi: Physa, Paludina, Bithynia, Vulvata, Neritina e Margaritana. Tre però: Physa, Bithynia e Valvata, vi avranno forse i loro rappresentanti, avendoli e negli Appennini toscani e nelle valli delle Alpi. — Non si raccolsero (1) Nel museo di storia naturale della università di Parma conservansi tra le conchiglie fossili del nostro Appennino raccolte dal Guidotti, anche esemplari di Paludina contecta di Lesignano, di Paludina fasciata var. di Prato Ottesola, e di Neritina fluviatilis di Castelarquato. Lo stato di loro conservazione è tale da far dubitare che siano fossili; ma, d’ altra parte, non si può ammettere che abbiano vissuto in quei luoghi nell’ epoca attuale. e — 127 — nell'Appennino 29 delle sprere della pianura. Ma le Helix in- carnata e strigella vi si devono trovare pei motivi accennati nella nota II della parte I. L'Z/elix conspurcata pare non sia spe- cie indigena, ma solo limitatamente acelimata. Le 10 specie: Limnacus ovatus, Physa fontinalis, Planorbis marginatus, vortex, contortus e fontanus, Ancylus capuloides, Bithymia tentaculata, Valvata cristata, Cyclas cornea, vi si riscontreranno del pari probabilmente, perchè vivono e nell'Appennino toscano e nelle Alpi. Due sole specie terrestri, Hyalina succinea, amante dei luoghi uliginosi, ed Helix rubuginosa, sono proprie della pianu- ra. Le altre 14 specie esclusive a questa (') sono tutte aquatiche, cioò: Limnacus stagnalis e palustris, Physa hypnorum, Planorbis corneus, carinatus, rotundatus e mnitidus, Pgludina contecta e fasciata, Valvata piscinalis, Neritina fluviatilis, Unio glauci» nus, Margaritana Bonelli, Anodonta piscinalis. Mentre, come abbiamo veduto, 29 specie, tutte terrestri, sono esclusive della montagna, sole 16, e quasi tutte aquatiche, sa- rebbero proprie della pianura. Eseguite tali sottrazioni e fatti tali compensi, possiamo sta- bilire approssimativamente il numero dei generi e delle specie sì dell’ una che dell'altra regione. I generi dei quali si raccolsero rappresentanti nella pianura ascendono a 23. Di quelli dell’ Appennino 5 vi saranno pure rappresentati, sì come fors’° anco la Hydrobdia; percui avremo un totale di 29 generi. Le specie raccolte nell'Appennino appartengono a 25 generi. Di quelli della pianura 3 vi avranno pure dei rappresentanti, e del pari uno del véersante meridionale, la Hydrobia. In tutto, i generi vi giungeranno alla cifra di 29, pari a quella del piano. A 74 salgono le specie rinvenute nella pianura; 11 di quelle dell'Appennino si troveranno probabilmente anche in essa, del pari che altre 8, riscontrate nella pianura transpadana — in tutto 95 specie. (!) Vedi la nota precedente, — 128 — Le specie osservate nell'Appennino nostro toccano la somma di 82; 5 del versante meridionale vi camperanno del pari, così pure 12 del piano. Avremo dunque una somma complessiva di 99 specie, ossia 6 specie di più che non nella pianura; diffe- renza però che forse non sarà reale, pei motivi che esporremo appresso. ‘ Se poniamo ora a confronto la fauna dei molluschi del Pia- no con quella dell'Appennino, per ciò che riguarda la stazione e la natura di quegli animali, ci sale tosto all’ occhio la prepon- deranza delle specie terrestri, 314 (74: 25) nel monte, e la qua- sì parità (terr. 50 : aq. 43) delle une e delle altre nel piano. Que- sta proporzione nel piano non è probabilmente la vera, in quan- to che desso fu poco studiato, ed è certo che nelle sue acque, specialmente verso e lungo il Po, debbonsi scoprire alquante altre specie d’ acqua dolce, sì da invertire la proporzione e dare il sopravvento alle acquatiche. Confrontando poi il numero delle specie terrestri dell’Appen- nino con quello delle terrestri della pianura, appare come quello sia d’ una metà maggiore di questo (74 : 50), ciò che si spiega facilmente col fatto che le condizioni di temperatura, di clima, di umidità, di terreno, di vegetazione terrestre sono quasi uni- formi nella pianura, mentre che invece nel monte sono assai diverse secondo le differenti posizioni; a queste condizioni di- verse devono necessariamente corrispondere forme diverse, e quin- di un numero maggiore delle medesime. Per contrario la quantità delle specie acquatiche è nella pia- nura quasi doppia di quella del monte (43 : 25) per 1 analoga ragione che nel piano abbondano le acque non solo, ma que- ste sono tra loro differenti e per volume, e per profondità, e per natura meccanica, termica, chimica, mineralogica e bo- tanica. Questi fatti vengono in conferma della legge di distribuzione oro-idrografica de’ molluschii già da tempo stabilita ('), che (!) SrroBEL. = Essai citato pag. 54 e 58 dell’ estr., pag. 262 e 266 delle Mem. — 129 — cioè, le specie terrestri presentansi in massima copia nel colle e sul basso monte, e le acquatiche invece ove abbondano le acque e sono di natura diversa; e pertanto predominano sopra tutto nelle pianure e nelle regioni dei laghi. E va per tale ri- guardo rimarcato, come la nostra pianura non presenterà mai quella ricchezza di specie acquatiche, quale osservasi nell’ irri- gato piano lombardo-veneto ed ai piedi delle Alpi piemontesi e lombarde, seminate di laghi. IO DOD Bull. della Soc. Mal. It. Vol. IIl. 9 —. 130 — RR ORO-GEOGRAFIA Ia SEBEbeCcHITO RAPPRESENTANTE LA DISTRIBUZIONE IPSO-OROGRAFICA DEI MOLLUSCHI NEL VERSANTE SETTENTRIONALE DELL’ APPENNINO Il segno p nella I colonna indica 1’ abitazione della specie nella pi4- nura; la lettera c nella II, segna la distribuzione pel colle, che è la regio- ne più calda; il segno #w nella III colonna indica la dimora nella parte montuosa; e la lettera a nella IV segna l’ abitazione nella regione alpe- stre o più fredda; la linea orizzontale indica che la specie tocca appena la regione che dovrebbe essere marcata da una delle lettere. NOMI DELLE SPECIE | IRA RUE LUO ato I. TesraceLLA 1. haliotidea Drap. var. bisulcata Risso 5 m. II. LIMAX 2. lineatus Dum. var. Da Cumpi Meneg. o 3 i SAN CSO e 3. cinereus Lister . Di INCH: 4. variegatus Drap. PD COE o. agrestis Lin. pi. LcH na Na: III AMALIA 6. marginata Drap. Pi GE LALA: IV. VITRINA . brevis Fér. È m.| a. 8. elongata Drap. . 5 mil 9. lmacordes Alten. : | m. N HvaLina 10. Draparnaldi Beck silipalneo ae ll. nitidosa Fér. . AM ICLA 12. diaphana Stud. var. ‘ subrimata Reinh. 5 7 sl (0 CLI O 13. crystallina Mill p.|c.|m.|— 14. Aydatina Rossm. et pseudolg yda tina Bourg. . TCA AE 15. olivetorum Herm. . È MI id — 16.,fulva Drap. } 7 , - \|CP-o]|Me:8, 100; — 131 — NOMI DELLE SPECIE VI. ARION VII. HELIX 17. fuscus Miill. 18. hortensis Fér. 19. rupestris Drap. . 20. pygmaca Drap. 21. rotundata Mill. 22. obvoluta Miill. 25. aculcata Mill. . 24. pulchella et costata Mill. 25. hispida L. 26. cinctella Drap. 21. ciliata. Ven. 28. cantiana Mont. . var. minor Mod. Tand. 29. carthusianella Drap. . 30. fruticum Mull. sl. zemoralis L. . + var. Etrusca auct. 32. pomatia L. 39. lucoram Mill. 34. cincta Mull. 30. coespitum Drp. var. introducta Z. 36. Ammonis A. Schm. 37. profuga A. Schm. 38. umifasciata Poir. VIII. BuLIiMmINUS 39. detritus Mull. 40. obscuras Miill. 41. tridens Mill. 42. quadridens Mill. TX. CionELLA 43./ubrica Mill. et lubr icella Z. i DO PUPA XI. BALEA XII. CLAUSILIA 57./amimata Mont. 44. Hohenwarti Rossm. 45. acicula Mull. var. Veneta Charp. _. 46. frumentum Dar var. 704 ‘gr ica Rossm. 47. variabilis Drap. 48. avenacea Brug. 49. Sempronti Charp. 50. marginata Drap. ol. minutissima Hartm. . O2. pygmea Drap. 03. angustior Teftr. . 54. diplicata Mich. do. doliolum Brug. 56. fragilis Drap. 58. Comensis Shuttl. var. deter, ‘posita 59. alboguttulata Wagn. var. rugata Ziegl. punctata Mich. 60. lineolata Held. . 61. plicatula Drap. . 62. Bonelli Mart. p. Di 8. die |. 9. digg |ratgio io. idiotà., | TE) ERNIA [0 NRE O SU Ea mn DIR lO TTM SÒ II. [©] Q . BEBBBBBBBBBBI (el PRA.PLLF.FLLILLFLIALI PPLPALILALOGLALA. . . PELO. PBEBBBBEBBSÌ BEBE BBBBEBSE 4 D m. — 152 — NOMI DELLE SPECIE 1. | II. :II.IV. 63. rugosa Drap. ETA N di eee n. var. cruciata Stud. ina crenulata Risso XIII. Succinea 64. putris L. i pe EN 65. Pfeifferi Rossm. piene 66. oblonga Drap. Po Sede XIV. CarvonIum 67. minimum Mill. et elongatumi Villa DI EA: XV. Limnageus 68. pereger Drap. . 2 «pe ex ina. 69. truncatulus Mull. p: Cia XVI. PLANORBIS "70. spirordis L. PH ME e 71. albus Mill. 4 po eine XVII. AncyLus ‘72. /luviatilis L. var. costatus Villa Di. earn XVIII. ACME 13. lineata Drap. var. Doe Pfeiff. MAPS f.00c XIX. CycLosroma 74. elegans Mill. . | — | c. | m. XX. AmnIcoLA 7. macrostoma Kùst. Sugli ted L10o XXI. PALUDINELLA "76. opaca Z. var. Siemoniana Targ. ail V-oRe XXII. UNIO 77. pictorum L. var. Les tages | Mich ip Medi XXIII. ANODONTA ‘78. cygnea L. pi se: XXIV. CYCLAS 79. calyculata Drap. pa|Me XXV. Pisinium 80. obtusale Pfeif. p.|c.|m 81. obliquum Pfeif. D.) e: 82. Casertanum Poli pae: Somme | 44 | 66 | 72 | 23 Considerazioni oro-geografiche. Dal precedente specchio appare come nella parte montuosa del nostro Appennino si rinvenga il maggior numero di specie (72), ed il minimo nella regione alpestre (23). Un NUMERO DI spEciE di poco inferiore a quello delle specie della parte mon- tuosa (66) vive nella regione dei colli. — La scarsezza dei mol- luschi nella parte alpestre dipende dalla bassa temperatura, la maggiore quantità de’ medesimi nelle regioni del monte e del colle è dovuto alla maggiore varietà nelle condizioni di dimora. Il numero minore di specie sul colle a confronto colla monta- gna ha la sua causa nella maggiore siccità di quello. Alle medesime conclusioni si perviene esaminando lo spec- chio relativo alla distribuzione orografica dei molluschi nella Do -_- Dl valle del Serchio, offerto dal De Stefani ('). Il massimo nu- mero di specie, 41 su 56, vive nella regione media, il minimo, 32, nella superiore, ch egli chiama montana, nella inferiore e più calda, che corrisponderebbe alla nostra regione del colle, campano 37 specie. Nè a deduzioni diverse si giunge esaminando il quadro rap- presentante la distribuzione dei molluschi terrestri lombardi nelle zone orografiche da essi abitate, quale pubblicai nel 1857 (?). Di 116 specie 90 vivono nella zona montuosa, e sole 21 nella alpestre, 78 specie abitano la collina. Delle 82 specie del nostro Appennino 12 almeno tengonsi sulle maggiori ALTURE, cioè: Testacella haliotidea, Vitrina bre- vis, Arion fuscus ed hortensis, Pupa Sempalonii, biplicata e do- liolum, Clausilia laminata, Comensis, lineolata, Bonelli e rugosa; l’ Helix obvoluta trovasi anche in collina. Non s’ alzano tanto come le prenominate, e discendono invece al colle 14 specie, os- siano Hyalina nitidosa ed olivetorum, Helix rupestris, ciliata, cincta e coespitum, Buliminus detritus e quadridens, Cionella Hohenwarti, Pupa variabilis ed avenacea, Balca fragilis, Clau- silia alboguttulata e plicatula; il Cyclostoma elegans discende persino nel piano a piè del colle. Oltre una cinquantina (54) sembra salire dalla pianura alle regioni della collina e della montagna (’). Le specie MERIDIONALI che incontransi in ambo i versanti dell’Appennino nonchè nelle contrade alpine, quali p. e. le H7ya- lina Draparnaldi ed olivetorum, le Helix cinctella e cantiana, si alzano maggiormente nel versante australe che nel boreale del- l'Appennino, e più in questo che nelle valli alpine. Quelle spe- cie meridionali che non si riscontrarono sinora che nel versante settentrionale dell’Appennino e nelle Alpi, come i Lima® linea- (1) L’ aut. a pag. 58 vi fece qualche modificazione d'importanza secondaria, della quale pertanto non tengo calcolo. (°) Essai citato pag. 30 dell’ estratto, pag. 258 delle Memorie. (3) Vedi la nota II della parte lII. ir tus e variegatus, Helix cincta, Ammonis e profuga, s' innalzano di più nell’Appennino, che nelle Alpi. — Le specie sErTENTRIO- NALI, quali p. e. gli Arion fuscus ed hortensis, si tengono in re- gioni più elevate negli Appennini che non nelle Alpi. Molti GENERI europei mancano al monte ed al piano com- presi tra la cresta dell'Appennino ed il Po, il Tidone e la Secchia, cioè 18, sopra 49, e sono: Daudebardia, Glandina, Parmacella, Lehmannia, Zonites, Leucochroa, Geomalacus, Stenogyra, Zospe- um, Amphipeplea, Pomatias, Hydrobia, Lithoglyphus, Emmericia, Pyrqula, Melania, Melanopsis, Tichogonia ('). La Hydrobia, come già si avvertiva, vi sarà probabilmente rappresentata. Ne incontreremo due, Stenogyra e Melanopsis, scendendo per l'Appennino in Toscana, (*) e tre varcando il Po e salendo per le valli delle Alpi lombarde, cioè la Lehmannia, lo Zonites e la Pyrgula; e di là, volgendo a levante, nelle valli ve- nete, troveremo altri 3 generi: Glandina, Lithoglyphus ed Em- mericia, e più ad oriente ancora altri 2, il Zospeum e la Me- lania. Sì in Toscana che nelle Alpi c' imbatteremo nel Pomatias; la Daudebardia ha i suoi rappresentanti tanto a N. quanto a S. del nostro paese. Secondo Kobelt(°) questo farebbe parte della provincia alpina d’ Europa. Però in esso trovansi poi due specie, che il Kobelt di- chiara essere caratteristiche di quel circondario della provincia mediterranea che denomina dell’ Italia meridionale cioè le Helix (Pomatia) cincta e lucorum. Il De Stefani (4) chiama al contrario (') Il numero delle specie raccolte sinora nella contrada in discorso ascen- de a 112. (°) Lungo il littorale del Mediterraneo vive la Lewcochroa candidissima Draparnaud. (3) Zusitze und Berichtigungen zu meinem Catalog der im europàischen Faunengebiete lebenden Binnenconchylien, pag. 5. (‘) Elenco dei molluschi della Versilia in 'Toscana. Nel Bullettino malacolo- gico italiano. Pisa, 1875 pag. 165. — 135 — la H. lucorum specie settentrionale relativamente alla Toscana, e credo erroneamente, poichè, mentre rinviensi inoltre nei paesi ‘più australi d’Italia, trova invece a N. della Toscana, cioè nella valle padana il suo limite settentrionale, insieme colla 7. cincta. Questa però vi si spinge alcun poco più a nord ('), e varcando a levante i confini d’Italia, ed attraversando l’ Istria, invade anche la Dalmazia. Quivi incontrasi colla . ligata, specie che Kobelt dichiara del pari caratteristica dell’ Italia meridionale, ed a parer mio con maggior ragione che non le due sue compagne anzidette, poichè ritengo ch’essa non s’estenda tanto a N. quanto queste, non constandomi che viva nella valle del Po (*). De Ste- fani invece asserisce che trovasi a settentrione dell'Appennino, insieme colla H. cincta (°). Quando conosgerò le località pre- ciso della detta vallata, ove si raccolse, e sarò persuaso che gli individui con tal nome indicati appartengono realmente alla ZH. ligata, e non già alla H. pomatia, allora modificherò questa mia opinione. (‘) StroBEL. Essat citato Carta I. (2) Idem, pag. 48 dell’ estratto, pag. 276 delle Memorie. (3) Molluschi viventi nella valle del Serchio, pag. 40. Fam. CHITONIDI SPECIE VIVENTI MEDITERRANEE E FOSSILI TERZIARIE ITALIANE peli Dott. N. LLB.Edd —Errr CLasse GASTEROPODA. Orp. I. Cyclobranchiata, Cuvier. Fam. Chitonidi — Chitonidae, Guilding. Gen. CHITON, Linné. I. Sottogen. AcanTHOcHITES, Leach, Risso — Lembo coverto di spine con una serie di ciuffetti setolosi per ciascun lato — 1. Ch. fascicularis — 2. discrepans. II. Sottogen. AcanTHOPLEURA, Guilding — Lembo spinoso senza ciuffetti — 3. Ch. Hanley. ITI. Sottogen. LePIpoPLEURA (Lepidopleurus), Leach, Risso — Lembo coverto di squame o granuli — 4. Ch. cancellatus — 5. marginatus — 6. cinereus — T. Poliù — 8. ruber — 9. Rissoi — 10. Cajetanus. IV. CLatHRoPLEURA — Lembo apparentemente reticolato — 11. Ch. laevis — 12. corallinus — 13. sulcatus. SG. Acanthochites, Leach. 1. Chiton fascicularis, Linné. Poli Test. utr. Sic. I, Tab. IV, fig. 3, 4 (optime). — 197 — Acanthochites communis et carinatus, Risso. Chiton fascicularis var. minor, Philippi. Vive nel golfo di Genova (Verany, come Ch. fascicularis v. minor), nol mar Toscano (Castelli e Caifassi secondo Appe- lius), nel mare di Sardegna (Tiberi), nel golfo di Napoli al Granatello di Portici (Poli che fu primo ad indicar la specie nel Mediterraneo) e nel mare di Sicilia (Philippi). Si estende al golfo di Nizza (Risso), alle coste di Francia (Petit), al mare di Corsica (Payraudeau), al mare Egéo (Forbes) e alle coste della Morèa (Deshayes). Fossile in Italia soltanto nella estrema Calabria (Philippi). cn Nora. Non si comprende perchè Philippi nel citare le alle- gate figure di Poli si sia permesso scrivere: « Zcon Polii mala, lim- bum nimis angustum exhibet. » Egli dimenticava, comunque lo avesse già notato, che il lembo del C%. fascicularis, da lui no- mata var. minor, sia sempre angusto, a differenza di quello del Ch. discrepans che è costantemente più largo, e che il Poli non descrisse e figurò che la sola prima specie, unica delle due che esista nel golfo di Napoli. Le figure di Poli, eseguite da artisti egregi sotto la di lui direzione, sono tanto inappuntabili, che al paragone non vi potranno reggere le presenti e le future. 2. Chiton discrepans, Brown. Jeffreys Brit. Conch. V, PI. LV, fig. 4. Acanthochites aeneus, Risso. Chiton fascicularis var. major, Philippi. Vive nel golfo di Genova (Verany come Ch. fascicularis), nel mar Toscano (Caifassi secondo Appelius) e in quello di Si- cilia (Philippi). Si estende al golfo di Nizza (Risso), alle isole Baleari e coste di Spagna (Mac Andrew e Hidalgo), alle coste di Algeria (Wein- Kauff) ed a quelle di Dalmazia (Danilo e Sandri). Fossile nel terziario di M. Pellegrino presso Palermo (Allery). — 138 — Nora. Siccome Risso assegnò un lembo largo al suo Ac. aeneus, ed essendo questo il precipuo carattere distintivo tra la presente e la precedente specie, egli è ragionevole doversi qui: riportare la nomata specie di Risso, nè possa riferirsi all'altra, secondo l’ apprezzamento di Weinkauff. Il March. Allery inoltre crede che viva nel Mediterraneo il Chiton gracilis di Jeffreys, che egli, diversamente da Weinkauff, eguaglia all’ Ac. aeneus di Risso. Noi opiniamo al contrario, come già di sopra abbiam detto, che l’ Ac. aeneus corrisponda esattamente al Chiton di- screpans, Bronn, appunto perchè delle tre specie di Acanthochites riportate dal Risso, è questa la sola in cui viene ricordato il margine lato, che è il distintivo di questa specie. Le altre due specie del Risso (Ac. communis et Ac. carinatus) sono mal de- finite, uno è detto dorso glaberrimo, l altro dorso tuberculato, che non esiste in natura; onde non è facile seguire Allery che pareggia l’ Ac. communis al Ch. discrepans, del pari che 1’ Ac. carinatus al Ch. fascicularis; le quali due specie nominate dal Risso si potranno al più ridurre ambedue sotto il nome di Ch. fascicularis, L. Jeffreys ha bene stabilito con caratteri solidi il suo Ch. gracilis, che paragonato al discrepans e fascicularis, ne ha dimostrato sinanco la differenza de’ denti. Non crediamo improbabile per altro che la specie di Jeffreys viva, oltre del- l’ Atlantico, ancora nel Mediterraneo; ma ciò non risulta chiaro dagli apprezzamenti recentemente manifestati dal sig. Allery. (Journ. de Conchyl. 1878, p. 147). Acanthopleura, Guilding. 3. Chiton Hanleyi, Bean. Jeffreys Brit. Conch. V, PI. LV., fig. 5. Chiton strigilatus, S. Wood. Chiton abyssorum, Sars. Chiton mendicarius, Mighels. Dicesi che viva nel Mediterraneo. Si cita un solo giovane specimen pescato nella Spezia, e si vuole che abiti nel golfo di — 1399 — Napoli per esemplari osservati nelle collezioni Acton e De Ste- fanis, ed anche nel mar Toscano per altri veduti dal March. Al- lery nella collezione Caifassi: e noi pure ne possediamo un altro come pescato nel mare di Palermo, donatoci quondam dallo stesso Allery, il quale per altro non cita detta località nelle sue pubblicazioni. Comunque non negassimo a questa specie la possibilità di una esistenza mediterranea, pur nondimeno la crediamo sinora incerta; poichè intorno all’ esemplare giovane della Spezia, trat- tandosi di specie di per sè stessa molto piccola nello stato adulto, non è impossibile un inganno, e quanto agli esemplari notati nelle collezioni a noi sembra che abbiano una provenienza atlan- tica. Riguardo a Napoli, ove non abbiamo gmai incontrato il Ch. Hanleyi, possiamo assicurare averlo dato noi stessi a’ nostrì amici Acton e De Stefanis che ne mancavano, desso però pro- veniva dall’ Inghilterra. Lepidopleura (Lepidopleurus), Leach, Risso. 4. Chiton cancellatus. G. B. Sowerbie jun. Jeffreys Brit. Conch. V. PI. LVI, fig. 1. Questa specie non è affatto diffusa nel Mediterraneo, non essendo citata che solamente delle coste di Dalmazia (Brusina teste Jeffreys) e del mare di Palermo (Allery). _D. Chiton marginatus, Pennant. Jeffreys Brit. Conch. V, PI. LVI, fig. 5. Chiton variegatus, Philippi. Vive sulle coste del Piemonte (Jeffreys), nel mar Toscano (Caifassi secondo Allery), nel golfo di Napoli (Costa jun. e Ti- beri), nel mare di Sicilia (Philippi) e nell’ Adriatico (Stossich teste Jefîreys). Si estende al mar di Corsica (Requien) e sulle coste di Francia (Martin secondo Allery). — 140 — Fossile nel terziario di M. Pellegrino presso Palermo (Allery) e nel Modanese (Coppi da esemplare comunicato). 6. Chiton cinereus, L. Jeffreys Brit. Conch. V, PI. LVI, fig. 2. Dicesi da qualcuno che viva in Sicilia e in qualche altra località mediterranea; ma tale assertiva non è per anco con- fermata, dovendo su ciò riportarci al competente giudizio di Jeffreys, che, dopo aver congiunto alla presente specie il Ch. Rissoi, Payr., più tardi si disdisse con escludere assolutamente dal Mediterranneo il Ch. cinereus, ed impiegando le precise pa- role « not Mediterranean. » Fossile nell’ argilla di Ficarazzi presso Palermo (Allery). 7. Chiton Politi, Philippi nec Deshayes. Poli Test. utr. Sic. I, Tab. III, fig. 1, 2,3, 4 (Ch. cinereus, non L.) Chiton cinereus, Poli aliique non L. Chiton cinereus (non L.) et? Chiton Eupleae, Costa sen. Vive presso il lido del mare Adriatico e propriamente nel seno appulo non lungi da Molfetta (Poli (‘)), sulle coste del Pie- monte (Jeffreys), nel mar Toscano (Castelli e Caifassi secondo Appelius), nel golfo di Napoli (Costa seniore e Scacchi) e nel mare di Sicilia (Philippi). i Si estende al mar di Corsica (Requien), alle coste di Algeria (Weinkauff), al mare Egéo (Forbes) e alle coste di Dalmazia (Danilo e Sandri). Fossile presso Messina in Sicilia (Seguenza). (') Il Poli pubblicò una estesa e dettagliata anatomia di questa specie, im- piegandovi quasi intiera una Tavola, ed ove videsi la prima volta effigiato il si- stema dentario de’ Molluschi Gasteropodi. ina — 1dl — Nora. Il fu Costa seniore fu il primo a notare che il Ch. cinereus di Poli fosse diverso da quello di Linneo-Gmelin; ma nel contempo credette che un’ altra forma del golfo di Napoli rappresentasse la vera specie Linneana; onde fu indotto a nu- merare due volte il Ch. cinereus, cioò il falso di Poli ed il suo creduto vero. Il certo si è che il vero Linneano non esiste in Napoli, e secondo Jeffreys neanco in tutto il Mediterraneo, e la specie creduta tale da Costa, giudicando da ciò che ne lasciò scritto e figurato (Cat. Test. delle due Sic. p. 1 e 2, Tav. I, fig. 4), sembra invece appartenere al Ch. luevis di Pennant, poscia enumerato da Philippi. In tal modo noi spieghiamo che il suo falso CA. cinereus segnato al n.° 3 appartenga al Ch. Poli e l’altro segnato al n.° 5 sì riferisca al CA. lgevis. È probabile inoltre che l’altra specie da lui nomata Ch. Eupleae sia il gio- vane del Ch. Poli, argomentandone in qualche modo dalla in- sufficiente descrizione e figura dello stesso autore (Cat. cit. p. 4. Tav. I, fig. 3); ma ciò non può avere alcun grado di certezza, sopratutto perchè di detta forma non esiste alcun tipo nelle col- lezioni napolitane. Molto meno poi potrebbe accertarsi se il CA. Caprearum di Scacchi sia identico al Ch. Poli, come afferma il sig. Allery da un tipo osservato nella collezione Petit a Pa- rigi, quale preteso tipo non potrebbe vantare alcun titolo di autenticità, essendo detta nominazione cotanto incerta che lo stesso Philippi amicissimo di Scacchi non ne fece alcuna men- zione. Ad evitare infine l'equivoco procedente dal nome Ch. Poliî, adottato in egual tempo da Philippi e Deshayes per due forme diverse, converrebbe designare la presente specie con quello di Ch. decipiens. 8. Chiton ruber, “ L.” Lowe. Jeffreys Brit. Conch. V, PI. LVI, fig. 4. Viene affermato che una varietà di questa specie viva nel mare di Palermo in Sicilia; la quale esistenza non essendo sin’ oggi consentita da altri scrittori, vuolsi almeno nel momento mettere in mora. — 122 — 9. Chiton RFissoi, Payraudeau. Payraudeau, Cat. Moll. de Corse, PI. III, fig. 4, 5. Chiton Meneghinii, Capellini. Vive nel golfo della Spezia (Capellini), nel golfo di Napoli e mare di Sardegna (Tiberi) e nel mare di Sicilia (Philippi). Si estende al mar di Corsica (Payraudeau) ed alle coste di Francia (Petit). Nora. Egli è vero che l’illustre Jeffreys credette sulle pri- me che il CA. Rissoi fosse varietà del cinereus ; ma di poi can- giò di opinione, scrivendo: « Ch. Rissoi is a different species ». 10. Chiton Cajetanus, Poli. Poli Test. utr. Sic. I, Tab. IV, fig. 1, 2. Lepidopleurus Cajetanus, Risso. Chiton Algesirensis, Capellini ('). Vive nel. mare di Gaeta (Poli (*) ), su le coste del Piemonte (Jeffreys), nel mar Toscano (Uzielli e Caifassi secondo Appe- lius), nel golfo di Napoli (Costa seniore e Scacchi), nel mare di Sardegna (Tiberi) ed in quello di Sicilia (Philippi). Si estende al golfo di Nizza (Risso), al mar di Corsica (Payraudeau), alle coste di: Francia (Petit), al mare Egéo (For- bes) e alle coste di Dalmazia (Danilo e Sandri). Subfossile nel quaternario di Melazzo in Sicilia (Allery da esempl. a noi dato). (1) Si comprende agevolmente il Ch. Algerisensis essere identico al Ch. Ca- jetanus, se non che il primo: presenta una scultura meno impressa dell’altro ; il che non può autorizzare a crearne una specie distinta. (2) Versa nell’errore Weinkauff intorno all’Rabitat dato da Poli al Ch. Caje- tanus, scrivendo Neapol-Gaeta (Poli). Leggendo questo nostro scrittore si trova, non altro che « e freto Cajetano ». Test. utr. Sic. I. p. 10 (bis). «— 143 — Ti hi . . . . . . Nora. } del tutto inamissibile l’idea del fu Costa seniore, che questa specie sia da ritenersi come una varietà del Ch. ci- nereus, Poli non L. = Ch. Polti, Phil. Clathropleura. 11. Chiton laevis, Pennant. Jeffreys Brit. Conch. V, PI. LVI, fig. 6. Chiton cinereus, N.° 5, Costa sen. non L. Chiton Doriae, Capellini. Lepidopleurus punctulatus, Leach. Vive nel golfo di Genova e Nizza (Verapy), nel mar To- scano (Caifassi secondo Appelius), nel golfo di Napoli su l’Asci- dia rustica (Costa seniore) e nel mare di Sicilia (Philippi). Si estende al mar di Corsica (Requien), alle coste di Francia (Petit), a quelle di Algeria (Mac Andrew), al mare Egéo (Forbes) e alle coste di Dalmazia (Danilo e Sandri). Fossile nel terziario di Pisa (Manzoni). Nora. Qualcuno crede convenevole associare alla presente specie l'ignoto Chiton Seytodesma, Scacchi; il che non sembra ragionevole, poichè la frase dell’autore « clypeis per longum obsolete striatis » non si adatta alla stessa, che è del tutto le- vigata. Si cita è vero come tipo uno specimen che con detto nome si conserva nel Museo Zoologico di Napoli; ma sul me- desimo per più ragioni non si può gran fatto fidare. Si è pure portato sinonimo del Ch. Zaevis una indescirnibile parvità con- chiliologica figurata dal vecchio Costa col nome di Ch. stygma, giusto perchè non più grande di un punto: non si è però ac- corto il preopinante trattarsi appena di un pul/us impossibile a riconoscere. 12. Chiton corallinus (Lepidopleurus), Risso. Costa Cat. Test. delle due Sic. Tav. I, fig. 1. (Ch. rubicundus). — 144 — Chiton rubicundus, Costa sen. Chiton pulchellus, Philippi. Chiton Phulippii, Issel. Vive nel golfo di Napoli parimenti sull’Ascidia rustica (Co- sta sen. prima di Philippi), nel golfo di Salerno (Tiberi) e nel mare di Sicilia (Allery ed altri). Si estende al golfo di Nizza (Risso), alle isole Baleari (Hi- dalgo) ed alle coste di Dalmazia (Kleciack da esemplari a noi donati). Fossile nel tufo calcare di Montepellegrino presso Palermo in Sicilia (Allery) e nel Modanese (Coppi da es. comunicato). Nora. Philippi nello stabilire il CA. pulchellus opinò di trat- tarsi realmente di una specie inedita. Egli si ingannò nel credere che il Ch. corallinus di Risso dovesse riferirsi al Ch. laevis di Pennant, ed il peggio è stato che simile errore sia stato copiato da tutti gli scrittori susseguenti. La frase di Risso del Ch. co- rallinus, dorso longitudinaliter costato paragonato a quello del Ch. laevis, valvulis laevigatis, politis (Philippi) chiaro dimostrano la distinzione delle due specie: e confrontando dall’altro canto la frase del Ch. pulchellus, areis mediis longitudinaliter gros- sis exculptis (Philippi) con la sopra citata del C%. corallinus, Risso, egualmente con chiarezza si scorge che queste ultime nominazioni denotino entrambe la presente specie, onde è ragio- nevole denominarlo col primitivo nome di Risso. Di accordo poi col sig. Allery riconosciamo che qui appartenga ancora il Ch. rubicundus del vecchio Costa, la cui anteriore figura è al- trettanto buona che quella di Philippi. Ci congratuliamo intanto col medesimo di essersi persuaso infine che la presente specie appartenga immancabilmente al Ch. corallinus, Risso (Journ. de Conchyl. 1878, p. 146). Egli però ha mancato confessare una sua precedente contradizione, quando, seguendo Philippi, pareggiò indebitamente per due volte il Ch. laevis di Pennant al detto Ch. corallinus, (Not. Conch. medit. p. 29, 1872. — e Nuo - Riv. di Conch. medit. p. 21, 1875). 146 — 13. Chiton sulcatus (Lepidopleurus), Risso 1826. Poll West. utr. Sic. I, Tab. III, fig. 21, 22 (Ch. squamosus non L.) Chiton squamosus, Poli aliique non L. 1791. Chiton siculus, Gray 1831. Chiton. Polii, Deshayes nec Philippi 1835-1845. Chiton Zibinicus, Doderlein 1842. È la più grande delle specie del Genere ed è sparsa in tutto il Mediterraneo. L'errore di Poli in equipararla al Ch. squa- mosus avrebbe potuto evitarsi, riflettendo all’ habitat in Indiis di Linneo; ma a’ tempi di Poli si credeva troppo alla promi- scuità della patria. Fossile in Taranto, nella estrema Calabria e in Sicilia (Phi- lippi), e nel Modanese (Doderlein col nome di Ch. Zibinicus, da esemplari del Museo di Modena da noi osservati). Nora. Si dico che Mérch riconosca il primitivo nome di questa specie nel CA. olivaceus, Spengler 1779; ma trattandosi di autore antico, in cui le diagnosi sogliono per l’ ordinario essere insufficienti ed incerte, l’ adozione ha bisogno di assenso ulteriore. Bull. della Soc. Mal. It. Vol. III, 10 \ Appendice a’ Chitonidi italiani” PIL Nel redigere questo nostro articolo, il sig. Ab. G. Brugnone di Palermo ci ha avvertito che avevamo tralasciato, per qualche: specie fossile, talune località siciliane da lui ricordate nelle « Osservazioni critiche al Catalogo de’ fossili di Palermo del March. Allery di Monterosato » e pubblicate nel Bull. della Soc. Malac. Ital. 1877 p. 18. Noi credevamo che l’ultimo « Ca- talogo dei fossili di Palermo del March. Allery 1877, » cui ci siamo attenuti, fosse meno incompleto di quello che è, e quindi non avevamo fatto attenzione alle Osservazioni dell’Ab. Bru- gnone. Ora, conosciuta la nostra trascuranza, vi ripariamo colla presente Appendice. Bisogna convenire d'altronde che il lodato sig. Abate sia quello che abbia più lungamente lavorato su? fos- sili di Palermo, di cui trovasi possedere la più ricca collezione che esista, e che sia l’unico che possa darne, come promette, la più ampia numerazione. | 2. Chiton discrepans, Brown. i Fossile nell’argilla di Ficarazzi presso Palermo (Ab. Bru- gnone). f 3. Chiton Hanleyi, Bean. Fossile nella stessa argilla di Ficarazzi, se pure la specie. non è erronea (Ab. Brugnone). 1. Chiton Poli, Philippi. Qui deve riportarsi il Chiton cinereus di Allery, che non esiste nel Mediterraneo, e da questi trovato fossile nell’ argilla — 147 — di Ficarazzi. Trovasi del pari nel calcare di M. Pellegrino presso Palermo (Ab. Brugnone anche col nome di Ch. cinereus). 8. Chiton ruber, “ L.” Lowe. È dubbiosa l’esistenza di questa specie fossile nell’ argilla di Ficarazzi presso Palermo (Ab. Brugnone). 10. Chiton Cajetanus, Poli. Fossile nell’ argilla di Ficarazzi presso Palermo (Ab. Bru- gnone). 11. Chiton laevis, Pennant. p Fossile al M. Pellegrino e a’ Ficarazzi presso Palermo (Ab. Brugnone come varietà). 12. Chiton corallinus, Risso. Fossile nell’ argilla di Ficarazzi presso Palermo (Ab. Bru- gnone col nome di Ch. rudicundus). 13. Chiton sulcatus, Risso. Abbiamo notato che Philippi accennò di Sicilia in generale questa specie fossile. Ora aggiungiamo trovarsi particolarmente a M. Pellegrino e Ficarazzi presso Palermo (Ab. Brugnone col nome di Ch. olivaceus). DEI N. TiBERI. APPENDICE SECONDA A” COITONIOI ILALLANI Al momento in che si stampava la nostra prima Appendice, abbiamo ricevuto dalla gentilezza del Sig. March. Allery di Palermo una Memoria col titolo « Enumerazione e Sinonimia delle Conchiglie mediterranee ». È questa la terza delle pub- blicazioni cui egli fece vedere la luce sopra somigliante argo- mento da sci anni a questa parte, cioè dal 1872 al 1878. (!) In una nota alle specie dei Chitonidi di detta Memoria, l’ono- revole Sig. Marchese si dimostra dapprima benevolo verso la nostra precedente pubblicazione e ricevuta dalle nostre mani, che si compiace appellare estesa ed istruttiva monografia: noi di ricambio affermiamo appartenere egli alla classe degli ope- rosi nostri conchiologi e reputiamo la sua cooperazione assai utile allo incremento della conchiologia mediterranea. Soltanto non approviamo che voglia insistere sopra taluni sinonimi di difficile o anche di impossibile interpetrazione, e che era me- glio obliare, secondo la nostra passata condotta. La qual cosa è tanto vera che nelle sue diverse edizioni intorno alla nume- razione delle conchiglie mediterranee egli stesso è spesse fiate costretto a disdirsi di ciò che aveva antecedentemente asserito. (1) Il March. Allery ha ventilato per le stampe tre edizioni su le conchiglie mediterranee, che sono le seguenti: 1.° Notizie intorno alle conchiglie mediterranee. Palermo 1872, pag. 61 in 8.° 2.° Nuova rivista delle conchiglie mediterranee. Palermo 1875, pag. 50 in 4.° 5.° Enumerazione e sinonimia delle conchiglie mediterranee. Palermo 1878, pag. 55 in 4.° È Noi per amore di brevità le citeremo come prima, seconda e terza edizione. — 149 — Di questi male avvisati sinonimi precisamente è che noi inten- diamo parlare in questa seconda Appendice, come pure di altre novità relative ai Chitonidi o pertinenti ad altri autori, espo- nendo infine la diagnosi dell’ abate Brugnone di una specie fos- sile di Sicilia, che comunque esistente nelle collezioni del mez- zogiorno d’Italia, era ben poco conosciuta, ed a cui ha imposto il nome di Chiton pliocaenicus. Opina inoltre il prelodato scrittore che presso di noi esista mancanza di opportuno materiale di confronto, che noi, con di- zione meno vieta e più italiana, diremmo numero di specie pertinenti alla Fam. dei Chitonidi, e che per tal motivo siamo indecisi e ricalcitranti ad ammettere come mediterranee talune specie da lui precedentemente numerate. Quanto alla prefata mancanza non abbiam torto di dire essere tale opinione perso- nale o gratuita, ove si saprà che noi siamo forniti di tutte le specie conosciute di questa Famiglia, sieno abitanti soltanto nel Mediterraneo o nell’ Atlantico, sieno comuni ad entrambi i mari, come potrà rilevarsi dalla sottostante nota, e donde abbiamo dedotta la numerazione e paragone delle medesime. (*) Riguar- do poi al ricalcitrare intorno all’ ammissione di talune specie mediterranee, se si tratta del Ch. Manleyi, che noi, senza ne- garla, abbiam detto incerta, è conosciuto che non è comune nel Mediterraneo: se si tratta del Ch. ruder, questa è esclusiva- (4) Esistono nella nostra collezione i seguenti Chitonidi, di cui quelli che appartengono al solo Mediterraneo li indicheremo con la iniziale M.: quelli che sono esclusivi all’ Atlantico con la iniziale A.: e quelli che sono comuni all’ uno e all’ altro mare con la iniziale C. M. Ch. Poli, Phil. nec Desh. — CA. Rissoi, Payr. — Ch. Cajetanus, Poli — Ch. corallinus, Risso — Ch. sulcatus, Risso. A. Ch. albus, L. — Ch. ruber, “ L. ’ Lowe — Ch. marmoreus, Fabr. C. Ch. fascicularis, L. — et var. gracilis, Jeffe. — Ch. discrepans, Brown — Ch. Hanleyi, Bean — Ch. cancellatus, G. B. Sow. — Ch. cinereus, L. — Ch. marginatus, Pennant — CA. lacvis, Pennant. Queste 15 specie del Gen. Chifon rappresentano tutte quelle che sinora si conoscono nel Mediterraneo ed Atlantico, e con questo ben di Dio pare che non si abbia alcun dritto a supporre la mancanza del così detto materiale. SN mente atlantica e non mediterranea: se si tratta infine del Ch. gracilis, Jeffr., questa è, come diremo, una varietà del Ch. fa- scicularis, e come tale perde la sua importanza di specie. Enumera d’ altronde lo stesso scrittore in questa sua ultima edizione 16 specie di Chiton. Di queste il Ch. Algesirensis, Cap. noi lo trasformeremo in Ch. cinereus, L. per averlo trovato iden- tico all’altro, quantunque avessimo nella nostra Memoria eliminato quest’ultimo dal Mediterraneo, attenendoci all'autorità di Jeffreys. Vi hanno poi tre specie nuove da lui nominate, Ch. phaseolinus, Ch. furtivus e Ch. minimus, come ancora il Ch. Pachylasmae di Seguenza, che essendo ancora ignote perchè non descritte, non hanno sinora conseguito il dritto di ammissione nel Medi- terraneo; sicchè detrattene queste ultime quattro specie, quelle che abitano con certezza il Mediterraneo si riducono a 12 sol- tanto, quante noi ne abbiamo numerate. (') Ed anche per que- sta seconda considerazione non è giusto il dire che siamo ri- calcitranti. L’illustre Giu. Sav. Poli in parlando del lembo del Ch. sul- catus da lui stesso attribuito falsamente al Ch. squamosus, lasciò scritto. « Squamae.... cunctae regulari ordine, opus reticulatum imitante, musculi praedicti (sive orbicularis) faciem extimam, cui valide adhaerent, ecornant. » (Test. utr. Sic. I, Multivalvia p- 9). Dalla circostanza dell’ opus reticulatum primitivamente avvertita da detto scrittore noi siamo stati indotti a creare il nuovo Sottogenere Clathropleura e che è stato molto più tardi pel solo Ch. laevis confermato da Jeffreys. Ora a tal riguardo il Sig. Allery dice, che Clathropleura è una eccellente sezione (per noi è un Sottogenere), ma cede in favore del suo sinonimo Callochiton di Gray. Cade qui in acconcio sapere che noi non potevamo seguire il Gray, che usa non solo Callochiton, ma ancora Ischnochiton (= Lepidopleura, Leach), Leptochiton, Orni- (‘) Noi in verità ne abbiamo numerate 15; ma da queste se ne deve defal- care il Ch. ruber da noi riportato all’ unico scopo di inficiarne |’ esistenza me- diterranea. — 151 — thochiton, Enoptochiton, Schizochiton e Cryptochiton, ma avendo seguito l’ Acanthopleura e Lepidopleura, era d’ uopo accordarci con questi ultimi nomi. Ed infatti avremmo dovuto adoprare il Sottogenere Zschnochiton invece del sinonimo Lepidopleura, se avessimo seguito il Gray. Il Callochiton inoltre viene diviso dal medesimo Gray in due sezioni, di cui quella con lembo a squame ovali, per gli spazi vuoti intermedi che rimane, non può appartenere alle specie aventi il margine strettamente re- ticolato. Crede ancora il sempre lodato scrittore che il C%. sulcatus e Ch. corallinus sieno ben compresi nel Sottog. Clathropleura: non così il Ch. Zaevis, che, assumendo a suo dire un tessuto a spicoli approssimati, fa comprendere essere disposto ad includerlo piuttosto nel Sottog. Lepidopleura. Crede per soprassello che « Girdly apparently reticulated » di Jeffreys, che noi abbiam tradotto ad verbum, sia un errore interpetrarlo a parola, e che debba intendersi diversamente e secondo un suo particolare mo- do di vedere. Il che in verità rassomiglia a tale sofisticazione che non vale la pena di confutarla. Se Jeffreys avesse inteso di dare altro senso al CW. Zaevis, non l’ avrebbe separato dagli altri Sottogeneri e segnatamente dal Lepidopleura, ove include il Ch. cancellatus, albus, cinereus, marginatus e ruder. Premesse queste considerazioni, passiamo a dilucidare le sin- gole specie. 1. Chiton fascicularis, L. — 2. Chiton discrepans, Brown. È consentito che queste due specie rientrano nel Sottog. Acanthochites, Leach, come dapprima (prima e seconda edizione) il Sig. Allery conveniva. In questa terza edizione si è au- torizzato ad elevare l° Acanthochites ad un Genere distinto: pri- ma di dipartirsi però dall’ uso comune, avrebbe dovuto per lo meno assegnarne la ragione. Bisogna convenire che le due specie di Risso Acanthockhites communis et carinatus sieno incerte, e ciò lo dimostra la di- versa interpetrazione degli autori. Jeffreys crede che possano — 152 — riferirsi entrambe al Ch. discrepans ('). Ciò che Jeffreys avea espresso come una modesta credenza, Weinkauff lo asserisce con tutta certezza (?). Capellini nel Journal de Conchyliologie crede che le tre specie di Risso, (compreso 1’ A. aeneus), che chiama varietà, corrispondano al Ch. fascicularis, e particolarmente VA. aeneus, che chiama var. minor. Noi nella nostra precedente Me- moria abbiamo riferito al Ch. fascicularis le due surriferite specie, e siamo pentiti non avervi fatto precedere 1’ interroga- tivo. Il Sig. Allery che dapprima (prima e seconda edizione) aveva enumerato il Ch. fascicularis e discrepans senza alcun sinonimo, in questa terza edizicne vi aggiunge quelli di Risso, val dire riferisce all’A. carinatus (però con interrogativo) il Ch. fascicularis, discordando da Jeffreys e Weinkauff, e poi defini- tivamente 1° A. communis al Ch. discrepans. Non sappiamo con quale fondamento possano interpetrarsi simili sinonimi dalla lettura delle diagnosi di Risso (Hist. nat. de l’ Eur. mérid. IV. p. 269), che lasciano nell’ animo la più grande incertezza. E tanto è ciò vero che Verany e Jeffreys, che hanno numerato i Chitonidi delle stesse località visitate da Kisso, non riportano che il solo Ch. fascicularis, e non tennero verun conto delle denominazioni dello stesso Risso. | Jeffreys in sulle prime costitui una specie nuova col nome di Ch. gracilis ed appartenente al Sottog. Acanthochites (Ann. nat. Hist. 1859, p. 106); ma dipoi accortosi di non poter so- stenere la differenza tra questa ed il Ch. fascicularis, vi rinun- ziò e sa ridusse ad una varietà di quest’ultima specie, var. gracilis (£), ed associolla ad altra varietà, var. attenuata. Il (') I believe Acanthochites communis and A. carinatus of Risso may be re- ferred to Ch. discrepans. Io credo che |’ A. communis et carinatus di Risso possano essere riferite al Ch. discrepans. Jeffreys, Brit. Conch. II, p. 215. (3) Weinkauff, Conchyl. des Mittelm. II, p. 413. (3) I cannot maintain the distinction wich al first seemed to exist between the typical form and the variety gracilis, and wich induced me to describe the latter as a separate species. Io non posso sostenere la distinzione che dappri- ma sembrava esistere tra la forma tipica (C4. fascicularis) e la varietà gracilis, dui — 153 — Sig. Allery, avendo rinvenuto nel mare di Palermo detta var. gracilis, vuole ora ripristinarla (terza edizione) al rango di specie, quasi dimenticando l’abbandono del proprio autore. Il quale rinvenimento perde di tutta la sua importanza; poichè si tratta di sola varietà e non di specie; anzi come tale deve ra- diarsi dalle mediterranee. È singolare poi che egli voglia rife- rire il così detto Ch. gracilis all’ Acanthochites aencus di Risso, allontanandosi in ciò dall’ opinione di Jeffreys (') e di Wein- kauff (*) che vogliono riferire la specie dello stesso Risso al Ch. fascicularis: quanto al Jeffreys in verità il sinonimo non viene pareggiato con certezza, ma è indicato nella forma di più che modesta opinione. Infatti è poco sostenibile il pareggia- mento dei mentovati scrittori, soprattutto quando si rifletta alla circostanza della diagnosi dell’ Acanthockites aeneus, in cui Risso accenna al margine lato (scritto lata per errore di latino), e che deve riferirsi unicamente, come abbiam detto, al CR. di- screpans, fornito realmente di un margine largo. Onde l° Allery trasforma non solo una varietà in una specie, ma lo pareggia ad un sinonimo del tutto lontano dal vero. Bisogna aggiungere infine che il Ch. discrepans trovasi fos- sile presso Messina (Seguenza, da esemplare a noi donato). 3. Chiton Hanleyi, Bean. Sulla fede di Allery dobbiamo riconoscere che questa specie viva in Sicilia, e, come si è detto, presso Livorno nel Tirreno, comunque molto scarsamente; poichè non si conoscono della medesima altri Rebitat mediterranei. Îl certo però che dessa manchi nel golfo di Napoli, e gli esemplari delle collezioni Acton e De Stefanis citati da Jeffreys, che non ne conosceva la pro- e che mi indusse a descrivere quest’ ultima come una specie distinta. Brit. Conch. III, p. 215. (1) I am also disposed to refer to Ch. fascicularis the Acanthochites aeneus of Risso. Io sono ancora disposto a riferire al CA. fascicularis 1° Acanthochites aeneus di Risso. Jeffreys, Brit. Conch. III, p. 215. (®) Weinkauff Conchyl. des Mittelm. II, p. 414, — 154 — venienza (Brit. Conch. V, p. 198) furono da noi a loro donati ed erano nativi dell’ Atlantico. Non è poi possibile che il gio- vane esemplare pescato alla Spezia da Jeffreys e riportato come Ch. Hanleyi (Brit. Conch. III, p. 216) sia il giovane del Ch. Cajetanus, come Allery afferma nella terza edizione. Lo scrittore inglese conosceva bene questa specie di Poli, nè poteva ingan- narsi, avendola già rinvenuta su le coste del Piemonte e con- venientemente numerata. Piuttosto trattandosi di specie piccola per sè stessa e più piccola nel giovane, è miglior consiglio ri- mandarla, come abbiamo dapprima presentito, tra le incerte. Il fossile di Ficarazzi in Sicilia è il vero Ch. Hanleyi e non è erroneamente definito come avevamo dubitato nella prima Ap- pendice, perchè il Sig. Ab. Brugnone si è compiaciuto inviar- celo in comunicazione. 4. Chiton cancellatus, G. B. Sowerby. La specie che il Sig. Allery nella prima e seconda edizione chia- ma Ch. cancellatus, dipoi nella terza denomina con nome di proprio conio Ch. minimus= Ch. cancellatus, auctorum non G. B. Sowerby. Prescindendo dal suo diverso precedente apprezzamento, faccia- mo considerare che tra gli autori da lui smentiti figura in pri- ma linea l’egregio Jeffreys, che osservò questa specie delle coste di Dalmazia nella collezione di Brusina (Brit. Conch. V, p. 198), nè poteva ingannarsi, essendo questa una specie in- glese da lui numerata e descritta nella stessa British Concho- logy. Ove poi avesse rinvenuto nel mare di Palermo una specie veramente diversa dal Ch. cancellatus, invece di smentire Jeffreys, avrebbe dovuto confessare la sua precedente erronea determi- nazione, ciò che mai si avvera quando si trova in contradizione con le antecedenti edizioni. Tanto questa specie che il Ch. Fissoî sono le sole di cui non sonosi sinora rinvenuti i riscontri fossili in tutta l’ Italia. D. Chiton marginatus, Pennant. Il Sig. Capellini enumera questa specie (Catal. des Oscabr. — 155 — in Journ. de Conchyl. 1858, p. 320-328) non col suo nomo primitivo di Pennant, ma col posteriore di Ch. variegatus di Philippi. Al tempo della sua pubblicazione però non aveva an- cora veduta la luce la British Conchology, dove le due specie vengono convenevolmente equiparate. Lo stesso scrittore inoltre porta al numero di 16 i Chitonidi del Mediterraneo, che è certamente eccedente. Esse sono: 1. Ch. siculus, Gray, che per anteriorità di tempo deve dirsi C%. sulcatus, Risso -- 2. Ch. Poli, Phil. — 3. Ch. cinercus, L. — 4. Ch. pul- chellus, Phil, che deve dirsi Ch. corallinus, Risso — 5. Ch. lacvis, Penn. al quale pareggia erroneamente il detto Ch. co- rallinus — 6. Ch. variegatus, Phil. invece di Ch. marginatus, Penn. — 7. Ch. Rissoi, Payr. — 8. Ch. Caiettanus, Poli — 9. Ch. Eupleae, Costa sen., che è specie incerta — 10. Ch. stygma, Costa, del pari specie incerta — 11. Ch. rubicundus, Costa sen. che equivale al Ch. corallinus, Risso, ed è quindi ripetuto due volte — 12. CA. fascicularis, L. — 13. Ch. Meneghinii, Capell., che equivalendo al CR. Rissoi, è del pari ripetuto due volte — 14. Ch. Doriae, Capell., che equivalendo al. CR. Zaevis, è pure ripetuto — 15. CA. Algesirensis, Capell., cho secondo la nostra maniera di vedere essendo identico al Ch. cinereus, sarebbe eziandio una ripetizione di specie — 16. Abbiamo finalmente il Ch. Hanleyi, Bean. Da queste 16 specie, toltene due incerte appartenenti al vec- chio Costa, non che quattro altre, due volte ripetute, di cui tre sono state dallo stesso Capellini nominate, le medesime si ridu- cono al semplice numero di 10: mancano di esse, secondo il nostro calcolo, il CR. discrepans e cancellatus, 1 ultimo dei quali però fu pubblicato molto più tardi da Jeffreys. 6. Chiton cinereus, L. ‘Intorno a questa specie è nostro dovere abiurare un nostro antecedente errore, quando nella nostra Memoria, guidati dal- l'autorità di Jeffreys, abbiamo negata insieme a lui la di lei esisten- za nel Mediterraneo, ed intendiamo parlare del vero Ch. cine- — 156 — reus di Linneo, e non del falso descritto e figurato da Poli, che dipoi Philippi ha denominato Ch. Poli. Eppure Deshayes l’ave- va rinvenuta su le coste di Morèa, Capellini la varietà verdic- cia alla Spezia, e forse esiste ancora nel golfo di Napoli, se- condo le indicazioni di Costa seniore e di Scacchi: quivi però noi non l’abbiamo sinora trovata. Studiando la descrizione e figura del Ch. Algesirensis di Ca- pellini (loc. cit. p. 327, PI. XII, fig. 3 a”, b”, e?) e compa- randola con gli esemplari atlantici della nostra collezione, tro- viamo che lo stesso corrisponde esattamente al Ch. cinereus; onde le località indicate da Allery per l° Algesirensis debbono rife- rirsi al cinereus, e sono: Algesiras (Capellini), coste di Provenza (H. Martin), Civitavecchia (Donati) e Sicilia (Calcara, Aradas ed Allery). Siamo non contenti intanto, come quest’ ultimo scrit- tore, avendo dapprima bene assegnato a questa specie il nome di Ch. cinereus (prima e seconda edizione), l’ abbia in seguito cangiato (terza edizione) .in quello di Ch. Algesirensis, quando è certissimo che le due specie sono identiche tra loro. Egli è vero che noi nella detta nostra Memoria abbiamo erroneamente equiparata la specie di Algesiras al Ch. Caietanus di Poli; ma allora eravamo sotto l'impressione di ciò che avea dichiarato lo stesso Capellini, che lo avea di tanto avvicinata a quest’ul- tima da farla reputare dalla medesima dipendente. Abbiamo detto nella precedente Appendice che il fossile di Sicilia Ch. cinereus di Allery e Brugnone doveva riferirsi al Ch. Politi. Ora che conosciamo de visu il detto Ch. cinereus, essendoci stato amabilmente donato dall’Ab. Brugnone di Pa- lermo, possiamo assicurare che appartenga realmente a detta specie. Dal che deriva che è facile ingannarsi nella definizione dei Chitonidi e che noi relativamente al Ch. cinereus ci siamo pur troppo ingannati: questa nostra confessione valga di esem- pio per coloro che si credono infallibili. Questa specie adunque trovasi fossile in Sicilia presso Paler- mo nell’argilla di Ficarazzi (Allery e Brugnone), a M. Pelle- grino (Brugnone) e presso Messina (Seguenza). : — 1597 — ©. Chiton Politi, Phil. nec Desh. Ripete il lodato Marchese in questa terza edizione, come aveva fatto nelle precedenti, che il C%. Caprearum, Scac. sia identico alla presente specie. Ciò che dimostra tale identifica- zione essere onninamente erronea è non solo che Philippi amico dello Scacchi non ne fece veruna menzione, ma che lo Scacchi stesso enumerando tra i Chitoni napoletani il Cl. cinereus, Poli non L. = Ch. Poli, Phil. (Catal. Conchyl. Re. Neap. p. 9), non poteva ripetere certamente due volte la medesima specie. 8. Ch. ruber, “L.” Lowe. Questa specie, atlantica senza dubbio e non ‘mediterranea, viene riportata dal Sig. Allery nella primaedizione, così: Var. = Ch. furtivus, mihi, ossia che vien ricordata per una varietà da lui trovata nel mare di Palermo. Indi nella seconda edizio- ne enumera definitivamente il suo Ch. furtivus come specie nuova, equiparandola con dubbio alla varietà del CR. ruder. Fi- nalmente nella terza edizione, stabilito il Ch. furtivus, lo dice prossimo ma distinto dal Ch. ruder. Ed ecco una specie nuova che sorge per gradi da una varietà di altra specie e che nasce quasi per incanto. Ma chi mai potrà questa ed altre confermare o trovare ammissibili senza descrizione e figura? 9. Chiton Rissoi, Payr. Di questa manca in Italia, come si è annunziato, il suo fos- sile corrispondente. 10. Chiton Caietanus, Poli. Bisogna aggiungere che rinviensi fossile presso Messina (5e- guenza, da esemplare a noi donato). 11. Chiton laevis, Pennant. Abbiamo già notato e ragionato l’ errore del Sig. Allery, che nella prima e seconda edizione eguagliò il Ch. sceytodesma, Scac. al Ch. laevis. In questa terza edizione egli si è comportato di- 2 158 — versamente, annunziando un errore novello, come andiamo a dimostrare nell’ articolo seguente. Nella stessa prima e seconda edizione ha aggiunto come sinonimo della presente specie il Ch. stygma, Costa sen.; ma nella terza edizione pubblicata dopo la nostra Memoria sui Chitonidi, il sinonimo diventa dubitativo. Noi possiamo confermare, siccome abbiamo già mentovato, che la specie del vecchio Costa, grande quanto un punto, sia asso- lutamente indefinibile. Bisogna aggiungere che il CR. laevis trovasi fossile presso Messina (Seguenza, da esemplare a noi donato). 12. Chiton corallinus, Risso. Il Ch. scytodesma di Scacchi che dapprima il Sig. Allery aveva falsamente proclamato sinonimo del C®. laevis, in questa terza edizione lo riferisce al Ch. corallinus. Questa nuova interpe- trazione è altrettanto falsa che la prima; poichè la frase di Scacchi pel suo Ch. scytodesma, clypeis per longum obsolete striatis in nulla si accorda con quella del Ch. corallinus, dorso longitudi- naliter costato (Risso), nè dell’identico Ch. pulchellus, areis me- diis longitudinaliter grossis exculptis (Philippi). Sembra che in- terceda una sensibile differenza tra le aje lievemente per lungo striate con quelle che sono longitudinalmente o costate o gros- samente scolpite. Quante volte poi volesse darsi una più pro- babile interpetrazione al Ch. scytodesma di Scacchi, dovrebbe pareggiarsi piuttosto al Ch. Fissoi, Payr., che manca tra’ Chi- toni napolitani numerati nel Catalogo dello stesso Scacchi, e che era stato molto prima trovato nel golfo di Napoli da Costa seniore ed indi da Philippi. Si aggiunga che il CA. corallinus si rinviene del pari fossile presso Messina in Sicilia (Seguenza, da esemplare a noi donato). Trovasi egualmente fossile nella collina di Torino nel Pie- monte (Michelotti col nome di Ck. miocenicus) (!). (') Michelotti, Descr. des foss. des terr. mioc. p, 4132, PI, VII, fig. 7. — 159 — 13. Chiton sulcatus, Risso. A questa specie nulla dobbiamo aggiungere oltre di quello che abbiamo detto precedentemente. Premessi gli allegati chiarimenti intorno ai Chitonidi medi- terranei e fossili italiani, diamo termine al presente lavoro tra- scrivendo la diagnosi di una nuova specie fossile di Sicilia, in- viataci dal Sig. Ab. Brugnone di Palermo. Chiton (Acanthochites?) pliocaenicus, Brugnone. Chiton squamosus, Libassi non L. Testa incrassata, subcarinata, extus valide granulata; carina sublaevis lincis transversis subundulatis obsolete ornata; in valvula antica dentes marginales sex, magni, rectaffgulares, per longum extus praecipue sulcati, plicaeque quinque radiantes esternae; in valvula postica dentes numerosi (10-14), quorum intermedi parvi, crassi, extus escavato-rugosi, intus subbifidi, extremi caeteris longe majores, dilatati, subrotundi, plicaeque ‘tantum duae late- rales una cum ‘initio carinae; in valvulis intermediis dentes bini, inaequales (anteriore nimis posteriorem excedente), subrotundati, plicaque unica lateralis. — In valvulis extremis et intermediis latit. maj. 20 mill. Invenitur Altavillae prope Panormum in Sicilia, ubi valvulae extremae ct praesertim antica sunt ‘intermediis frequentiores (Brugnone). DE N. TigerI. QUALCHE NOZIONE ISTORICA intorno all? ARGO NAWU'TA pel Dott. N. TIBERI OO ODA > La prima conoscenza dell’ Argonauta rimonta al grande Ari- stotile, che lo denominò Nautilus primus dell’ ordine Dibran- chiata per distinguerlo dal Nautilus pompilio, L. da. lui detto Nautilus secundus appartenente all’ialtro ordine Tetrabranchiata. Da lui medesimo ebbe origine la strana favola che questo Ce- falopodo nel bel tempo spiegasse al vento le sue braccia palmi- fere in forma di vele per solcare le onde del mare. Eliano, Oppiano, Plinio ed altri decantarono le meraviglie navigatorie dello stesso. Fu persino creduto che. Giasone e gli Argonauti lo prendessero a modello per costruire la primitiva nave che servir dovea alla famosa conquista del vello di oro. Comunque da ventidue secoli il medesimo Aristotile avesse insegnato che il polipo dell’ Argonauta fosse l’unico costruttore della sua chiocciola, ed il Rumphio nel passato secolo dalle proprie osservazioni fatte nelle Indie avesse confermato tale in- segnamento, ciò non di meno in epoca a noi non lontana te- nendosi maggior conto della circostanza che la detta chiocciola sia modellata in forma del tutto diversa di quella del suo abi- tatore, e più ancora perchè questo vi sia incluso in modo che non vi aderisca per via di quegli attacchi muscolari soliti a verificarsi in ogni altro mollusco testaceo, ciò fece nascere l’er- roneo concepimento che tale polipo, simile al granchio paguro, altro non fosse che un parasita in cerca di qualsiasi abitazione, ovvero che la chiocciola, conosciuta col nome di Argonauta, non appartenesse tutta al detto suo polipo, nè fosse nata sin- — 161 — cronamente ad esso, ma questo nato nudo, come gli altri po- lipi congeneri, gisse indi a collocarsi in siffatta chiocciola, che in questo caso potrebbe dirsi aliena. Il quale concetto, profes- sato per altro da eminenti naturalisti, per quanto è inverosi- mile, altrettanto è inconcepibile ed assurdo, avuto sopratutto riguardo al non essersi potuto nè potersi rinvenire verun’ altra specie tra le conosciute cui dovesse appartenere la chiocciola dell’ Argonauta. Il che fu egregiamente e con enfatica espres- sione rilevato dal dottissimo Gius. Sav. Poli, che sul proposito lasciò scritto: Qui contrarium sentiunt dicant, quaeso, cuinam mollusco testa haec adiudicari debeat: quod certe praestare non poterunt, nisi credere velint cam e Coelo demissam ut Venerem e spuma mariîs obortam, veluti MythologiWabulantur, in suo sinu reciperet. Et revera in tot tantisque conchis hujus generis unquam alium animantem, quam Sepiam Argonautae inibi de- gentem inspicere occurrit. Perperam igitur cam adscititiam esse contenditur. (Test. utr. Sic. To. III, p. 15, 1826). Nata adunque la questione del parasitismo, trattavasi ve- rificare nella formazione embriogenica dell’ Argonauta se la chiocciolina si sviluppasse nell’ uovo nel contempo delle altre parti del piccolo animale. Fu lo stesso nostro Poli, l’ autore dell’opera immortale su’ Testacei delle due Sicilie, che nel principio del presente secolo, favorito dalla munificenza del Re Ferdinando I Borbone, imprese le osservazioni sulle uova di Argonauti viventi fatti a bella posta pescare per ordine reale e conservati in apposito vivario comunicante col mare. Il ri- sultato di tali pazienti ricerche fu quello di constatare come ad un’ epoca avauzata della primitiva formazione del polipetto cominciava a manifestarsi nell’uovo la chiocciolina già bella e formata, siccome vedesi delineata per la prima volta nella parte postuma della menzionata opera (To. III, Tab. XII, fig. 10). Per la quale discoverta fu indotto a dedurne la seguente con- clusione: Ideoque non est dubitandi locus quod*concha Argonauta una cum mollusco, quod ipsam incolere cernimus, in ovo gene- retur; et erinde manifeste patet illam non esse adscititiam, ve- Bull. della Soc. Mal. It. Vol, HI. Ii — 162 — — lut plerique contendunt. (loc. cit. p. 10). Queste osservazioni in- tanto per le vicende politiche di quel tempo, che obbligarono il Poli a seguire i Borboni in Sicilia, non furono pubblicate che soltanto verso il 1826. Una signora inglese, Mistress Jannette Power, curiosa delle cose naturali, trovandosi nel 1835 in Messina, applicò l’ animo con sedule cure a reiterare sull’ Argonauta le investigazioni già espletate da Poli. Coadiuvata ed incoraggiata da alcuni scien- ziati siciliani condusse molto ingegnosamente i suoi esperimenti, pe’ quali fu in grado di confermare la mancanza di attacchi di questo polipo alla propria abitazione, non che la futilità dell’im- maginato parasitismo, dimostrando luminosamente essere il polipo dell’ Argonauta 1’ unico fabbro della sua chiocciola. Cadde ciò non di meno in errore asserendo avere osservato, contraria- mente al prelodato Poli, che la chiocciolina non poteva formarsi nell’ uovo; poichè avea veduto sbucciare i polipetti sempre nudi e mancanti di questa, ciò che ammesso per vero, deve ben com- prendersi che essendo dessa inconscia della differenza de’ sessi in questo genere e specie, ed essendosi in pari tempo mostrata credula dell’ ermafroditismo nell’ Argonauta contro ogni verità, si fosse incontrata in uova di individui soltanto maschili, ai quali veramente difetta la detta chiocciolina. Fu inoltre di av- viso che questa stessa veniva a svilupparsi sempre dopo che il polipetto sbucciasse dall’ uovo, il che non è ammissibile; perchè in opposizione a quanto suole di ordinario avvenire nella for- mazione embriogenica di ciascun mollusco testaceo. Sostenne ancora che tale polipetto al momento di sortire dall’ uovo pre- sentava la forma di un vermicello, che avea veduto trovarsi attaccato nel fondo della chiocciola. In ciò si vede bene che la solerte dama scambiava l’ettocotilo col neonato polipetto dell’ Argonauta: eppure l’ettocotilo era già conosciuto al tempo in cui la medesima intendeva a simili esplorazioni. Prescinden- do da queste imperfezioni, è indubitato che devesi alla di lei sagacia l’ osservazione del modo come questo polipo ripara al- le lesioni della sua chiocciola, e più ancora per avere la prima — 163 -- volta bene indicata la funzione della membrana delle due brac- cia palmifere nel segregare e disporre la sostanza conchigliare calcarea inserviente alla costruzione, aumento e riparazione della medesima. Pubblicò sull’ argomento altri particolari anche degni di lode; ma non andò esente di abbracciare la favola antiquata che le braccia or mentovate servissero alla velificazione dell’Ar- gonauta, favola espressa in disegno dallo stesso nostro Poli (To. III, Tab. XL, fig. 1), il quale per altro ebbe la grande accortezza di lasciare scritto: Hanc valificandi rationem numquam nos conspexrisse fatemur, sed a piscatoribus dumtarat audivimus, exe quorum narratione, vivum animal sua concha ‘inclusum ante oculos habentes, delineari curavimus (loc. cit. p. 8). Le osservazioni della signora Power furòno presentate e di- scusse davanti l’ Accademia delle scienze di Parigi, ove il rela- tore M.° de Blainville, antico partigiano del parasitismo sem- bra che avesse voluto inficiarne le deduzioni; onde la stessa Accademia per farne ripetere gli sperimenti delegò M. Rang, in allora residente nel porto di Algeri. Questo valentuomo dai pochi fatti che sul proposito fu in grado di raccogliere, comun- que fosse menato ad escludere il parasitismo, pure o guidato da precedente convinzione o a non volere contradire le opinioni dello stesso Blainville, dichiarò che rimaneva nella completa incertezza intorno alla prefata controversia. Qualche anno dopo la detta signora, venuta in cognizione dell’ettocotilo, per la cui inscienza era stata precedentemente indotta in errore, sì applicò a reiterare le sue osservazioni, e dopo fatta cattiva prova con l'Accademia di Parigi, le presentò accompagnate dai pezzi di- mostrativi alla società zoologica di Londra per mezzo dell’ illu- stre Owen, che alla sua volta vi aggiunse i suoi savissimi com- menti. Questo dotto naturalista riconobbe e lodò l'accuratezza delle osservazioni della dama sua connazionale, si associò alle di lei vedute sulla inesistenza del parasitismo, dottrina per altro a sufficienza dimostrata erronea da Poli, e quanto alla forma- zione della chiocciolina sostenuta dalla signora soltanto dopo che il polipetto sbucciasse dall’ uovo, con favorevole opinione — 164 — fu di credere che la secrezione della sostanza calcarea essendo devoluta alle braccia palmifere, queste sviluppandosi non prima dello sbucciamento del detto polipetto, era naturale lo ammet- tere che la chiocciolina si formasse in seguito dello schiudi- mento embrionale. La quale ultima argomentazione dell’ emi- nente naturalista inglese, anche se voglia considerarsi scevra di deferenza, non avrà gran valore per coloro che osservano la costante primitiva formazione della piccola conchiglia nell’uovo de’ molluschi testacei e che in pari tempo intendono l’ animo all’ arcano procedimento impiegato dalla natura in tale atto. Nel frattempo il beato nostro Delle Chiaie ritornò alle osser- vazioni embriogeniche dell’ Argonauta e confermò la esistenza della chiocciolina prima dello schiudimento delle uova, siccome era stato sanzionato dal Poli e come potrà vedersi alla Tav. 14 della sua « Descrizione e notomia degli animali invertebrati della Sicilia Citeriore, ed. II. » Egli divise l’ evoluzione embrio- genica dell’ Argonauta in dieci periodi, due de’ quali in seno della madre, sette dentro la chiocciola materna e 1’ ultimo nel fondo del mare, ed osservò non prima del settimo periodo embrionale « la presenza d'informe abbozzo della conchiglietta, assai differente da quello che in seguito diverrà, ossia scorgesi a quisa di biancastro strato granoso dorsale emulante fievolissi- ma membrana. » Le quali osservazioni dimostrando l'esattezza delle precedenti promulgate da Poli, danno a divedere quanto la mentovata dama inglese si fosse ingannata nel contrastarle. Kélliker infine nel suo egregio libro « Entwichelungsgeschi- chte der Cephalopoden, Zurich 1844 » espose più completa- mente l’ embriogenia de’ Cefalopodi, estendendola a parecchi generi e singolarmente all’ Argonauta e alla Seppia. Il nizzardo Giov. Battista Verany dipoi è quello che nell’insigne ‘opera « Mollusques Céphalopodes de la Méditerranée » abbia illu- strato nel modo più esteso e con stupende figure da lui stesso disegnate, tutti i Cefalopodi del Mediterraneo. FAUNA ITALIANA COMUNICAZIONI MALACOLOGICHE ARTICOLO I. Sotto questa rubrica ho intenzione di pubblicare, mano a mano che se ne presenterà l'occasione, degli articoli contenenti osservazioni ulteriori, rettifiche ed aggiunte he possano far se- guito al mio recente prodromo sulla Fauna italiana, edito in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi. Diverse già sono le note appartenenti ad alcune di queste cate- gorie sulle quali avrei da trattare; oggi però mi limito ad una sola comunicazione che ha rapporto all’ habitat di una specie di cui non sì conosceva sin qui l’ esatto luogo di origine, perchè gli esemplari che erano stati rinvenuti erano stati trovati sul lido, rigettati dalle onde del mare, sia sulla spiaggia del Gombo, sia a Bocca d'Arno presso Pisa. Voglio con ciò parlare della Hya- lina Uziellii. Issel (Append. al Catal. dei Moll. della Prov. di Pisa, estratto pag. 5) che un caso fortuito mi ha fatta scoprire viva fuori delle mura di S. Gemignano, in Val d’ Elsa, in un luogo denominato « Le Fonti » ove esistono realmente delle fonti, fra lo scolaticcio d’acqua delle quali, vive realmente questa graziosa conchiglia. Vedo che il signor De Stefani nel suo articolo « sui Mol- luschi viventi nella Valle del Serchio superiore, (Bullett. della Soc. Mal. Italiana 1875 Vol. I. pag. 42) parla di questa specie che avrebbe raccolta a Barga ed alla Pieve a Fosciana. Mi permetto però di osservare, in primo luogo, che l’autore sembra non fosse perfettamente sicuro della sua esatta determinazione, ciò che mi pare tanto più probabile ed ammissibile che egli — 166 — dubita del valore specifico di questa Hyalna, lo che non sareb- be accaduto, io credo, se realmente si fosse imbattuto nella H. Uziellit che ha tali caratteri suoi proprii che non sarebbe possibile poterla identificare colla H. lucida Draparnaud, che nel sunnominato catalogo la precede. In secondo luogo io ho alquanto esplorato nell’autunno 1877 la Valle del Serchio superiore ed inferiore senza raccogliere nessuna specie che a questa potesse essere approssimativamente riferita. Convengo bensì che questo fatto non potrebbe riguar- darsi come una prova definitiva, ma semplicemente come una 08- servazione di cui è però utile tener conto. D’ altronde il signor De Stefani ha adottato un sistema di sinonimia, per ciò che si riferisce alla Hyalina (Zonites) lucida Draparnaud, alla quale riunisce la H. obscurata, Porro e Ville, Mortillet, troppo diverso dal mio modo di vedere, perchè non mi creda autorizzata a supporre che anche riguardo alla H. Uziellit non si abbia ad essere assolutamente concordi. È ben vero però che è così difficile di esattamente determi- nare le specie del genere Hyalina, se non si può disporre di tipi sicuri per confronto, che il signor De Stefani mancando appunto del tipo della H. Uziellii, poteva molto facilmente ca- dere in un errore di determinazione. Io devo questo tipo ad una gentil comunicazione del sig. V. Uzielli di Livorno che primo . raccolse la specie. ho dunque potuto farne il paragone prima, con individui da me raccolti al Gombo e a Bocca d'Arno quindi, con quelli provenienti da S. Gemignano; talchè fino a conferma che la H. Uzielli viva nella Valle superiore del Serchio, sono disposta ad accettare quest’ultimo habitat con ogri riserva, mentre è invece positivo che è stata raccolta in diversi individui nel- l'ottobre decorso alle Fonti presso S. Gemignano. Novoli 6 Dicembre 1878. M. PavLuccti, | ] IMRMOOREZCE — ecersmait Foresti L. — Specie nuove. Cardium Verri Foresti . PauLucci M. — Nuova Stazione della Clausilia Lucensis, Gent. OO « — Di una specie di Helia | [muova per n fauna d’Italia) raccolta nella provincia di Lucca ADANI G. B. — Reclamo di priorità 3 ; BruaNnonE AB. G. — Osservazioni critiche sul catalogo dana con- chiglie fossili di Monte Pellegrino e Fi- carazzi del march. di Mdfiterosato (CORCPMER — Bibliografia Pois Je 3 + PauLucci M. — Ancora del genere Struthiolaria ava Secondo articolo . SALE At Granata GrILLO G.— Sul Cirropteron semilunare Sars. e del nuo- vo sottogenere Monophorus . A BenoIT L. e Granata GrILLO G. — Sulla Vezus Joezia, n. sp. . ADAMI G. B. -— Una nuova forma di Clausilia PauLucci M. — Lettera diretta al Segretario della Società malacologica italiana DE STEFANI C. — Descrizione di nuove specie di Si pliocenici italiani I CRAS A PRRONIO STROBEL P. — Intorno alla distribuzione oro-geografica dei molluschi viventi nel versante set- tentrionale dell’ appennino dal Tidone alla Secchia TIBERI N. — Fam. Chitonidi; specie viventi mediterra- nee e fossili terziarie italiane « — Appendice a’ C'hitonidi italiani « — Appendice seconda a’ Chiforidi italiani « — Qualche nozione istorica intorno all’ Ar- gonauta : st ISIS PauLucci M. — Fauna italiana. Comunicazioni alenit che. Articolo I. . « « « « « « « « « « « « « <« < <« < . pag. 5 9 13 136 146 160 165 i dre led IRRADIO \ pPù i È iù PINE Lal TE CA Hi pio FACCIATE SETTE Bull. d.Soc Malac.tt- Vol III Tav] Cristofani lit. Lit: Gozani Pisa. 12. Aaraliion ferri Birest 0 /Purnra Arcana ber 353, Dresgre "g $ Alkcnuia Cennuiz Ii Ct. » var SubrotunaQz. lextrkra oSesssereta, Fragre 4 (ersthealsem retituta tum, Da Costa, n var. ruais der deliver Age rail, L96972, ca < SIenlalium farezcn ses, Frugn, Bulld SocMalacK.Voli. GRANATA GRILLO Tav Il 2 ge € A] "4 < > I re) 3 # 3 Cristofani lit. i Lit Gozani Pisa Bulld Soc. Malaci-Vol.HI.- BENOITEGRANATA GRILLO Tav Gristofani lit. Lat iozani Pisa 1 Bnusfenia Fencil'et CFranala Q. Fix ustlasina Livineo FTTAVOLA. IV. Loripes Saviù De Stefani Circe Amidei Meneghini Ervilia italica De Stefani Ervilia minutissima De Stefani . Mactra donaciformis De Stefani Trochus Achiardii De Stefani Scalaria comitalis De Stefani Adeorbis Pecchiolianus De Stefani ‘ Cerithium nepos De Stefani Buccinum Pieragnolii De Stefani Bull d Soc Malac DE STEFANI TavJV 1- n -D Lit_Gozani Fisa } n si Urristotani dis.elil LULINFRMAGNENI 3 2 221 880 044 106 III E, i —ISGR ì rene Per CCG $i MAI, «Mi